È stata denominata: “Giambattista Piranesi, passato senza fine”: bellissimo titolo!
Ed è stata organizzata nel centro d’arte e cultura Brolo, con il pieno sostegno dell’Amministrazione Comunale di Mogliano, dal Centro culturale Piranesi, fondato nel 1961 da Giancarlo Zaramella e attualmente presieduto dall’artista Angelo Zennaro.
Si tratta della mostra dedicata a Giambattista Piranesi nel tricentenario della sua nascita, magistralmente curata da Angelo Zennaro e dai consiglieri del Centro Wally Pavan, Gelsomina Vecchiato, Gianni Favaro, Lorenza Agosto Pisana, Alberto Cipolla e Tazio Miele, che si è avvalsa di un Comitato scientifico di prim’ordine: Giandomenico Romanelli, Manlio Brusatin, Enzo di Martino, Flavio Stocco e Angelo Zennaro.
L’esposizione, che in sequenza presenta i “Capricci o Grotteschi” e le sedici tavole delle “Carceri d’invenzione” dell’artista “moglianese-veneziano”, è arricchita da un catalogo di pregio (con i testi di Giandomenico Romanelli, Enzo di Martino e le schede tecniche di Piervaleriano Angelini) e dalle incisioni “Ground Zero” di Angelo Zennaro.
Un vero peccato, perché riaperta da poco ha dovuto nuovamente chiudere i battenti, a causa della terza ondata del Corona Virus! Ed è proprio un peccato perché si tratta di una mostra di assoluto valore, forse la più significativa di quelle attualmente in circolazione in Europa, come ha sottolineato lo storico dell’architettura Giandomenico Romanelli nel corso della presentazione. Gli organizzatori sperano comunque che l’esposizione possa essere nuovamente riaperta al pubblico a primavera inoltrata, se i provvedimenti adottati, in particolare con l’intensificazione del piano delle vaccinazioni, riusciranno a neutralizzare gli effetti rovinosi della pandemia.
Per sottolineare il valore universale di Piranesi, basti il paragrafo introduttivo di Romanelli nel saggio pubblicato sul catalogo: “Non c’è chi non veda in Piranesi, oltre che uno dei sommi dell’incisione di tutti i tempi, uno dei più singolari intelletti maturati in quell’età di rivolgimenti epocali e di acquisizioni fulminanti e luminose che ha spalancato il mondo alla modernità nel momento stesso in cui disseppelliva i ruderi, le rovine”.
E per rammentare la dimensione europea della mostra, scrive Enzo De Martino: “Concepite e realizzate quando Piranesi era poco più che ventenne, le Carceri costituiscono l’opera maggiore di Piranesi, la più complessa ed affascinante e, per gli apporti e i ritocchi successivi quasi fondamentali, quella che ha accompagnato e segnato tutta l’attività incisoria dell’artista e la sua stessa personalità”.
Dell’esposizione collaterale di Angelo Zennaro, “Incisioni Ground Zero”, annota sempre Romanelli: “Angelo Zennaro traduce in segni, colori e forme la sua orazione civile: a fianco di un oratore antico per grandezze e virtù come Giambattista Piranesi, anche la parola artistica di Zennaro acquista un peso e una dimensione del tutto particolari, e di questo gli siamo grati”. Forse, sotto questo profilo, come ha ricordato l’architetto e studioso Manlio Brusatin. è “il più piranesiano dei nostri artisti”.
Una mostra-gioiello, dunque, imperdibile. La speranza è che si possa riaprire a breve per la gioia di tutti.
N.B: va ricordato che, accanto a questa mostra, è stata da poco inaugurata un’esposizione collaterale nel segno di Piranesi intitolata “Malinconie e speranze” (anche questa temporaneamente chiusa) che ospita i lavori degli artisti del Centro Piranesi. Ma di questa altra bella e significativa impresa. Ne parleremo diffusamente in un prossimo articolo.