Mogliano ha una fortuna abbastanza unica ed incredibilmente ancora poco utilizzata. Gli argini sul fiume Zero rappresentano una risorsa verde per passeggiare, godersi il paesaggio, respirare ed è accanto e dentro al centro urbano, a pochi passi da casa.
Il fiume Zero attraversa tutto il territorio comunale intersecando le due linee, Terraglio e ferrovia che invece tagliano Mogliano da nord a sud. Una geografia semplice a cui aggiungere come una stella irregolare le cinque punte delle frazioni.
Se clicchiamo su Google maps la cittadina appare immersa nel verde ma tutti sanno per esperienza come una salutare camminata ecologica non sia per nulla facile. Divieti, motorini, cani abbaianti scoraggiano o addirittura intimoriscono. Le rive assicurano ancora una fortuna su cui ragionare un po’.
Si comincia dal ponte Tasca in quell’angolo tra Scorzè e Zero Branco e si finisce dopo via Cortellazzo sul confine di Marcon, neanche 10 km ma ricchi ed interessanti.
Il paesaggio verso nord è ancora quello della campagna veneta e in certi punti sullo sfondo delle montagne si vedono i campanili lontani, le grandi case coloniche, e macchie di boschetti densi. È un romanticismo residuo purtroppo, anche l’agricoltura variegata e tenace dei nostri padri in molti punti è stata sostituita da distese intensive di campi senza alberi, oppure, proprio nell’ultimo tratto, da serre per le verdure confezionate dei nostri supermercati. Il cambiamento è anche a sud, se volgiamo lo sguardo verso il centro urbano vediamo sempre più lottizzazioni arrivare in prossimità del fiume. Ma concludiamo queste considerazioni preoccupanti con i tre ostacoli insormontabili della nostra ideale passeggiata: le barriere insuperabili, per ora, della ferrovia e del Terraglio e, ben ultima, del tratto autostradale. Insuperabili nel senso che bisogna fare un giro tortuoso e stradale per ricongiungersi alla riva dello Zero. Ci sono due trucchetti ma ne riparleremo.
In questo percorso moglianese attraversiamo tre paesaggi diversi più o meno definiti. Il primo che va da Campocroce fino alla ferrovia, forse il più bello, conserva scorci intatti del fiume descritto da Comisso. Il secondo, quello urbano per intenderci, con alcune migliorie si presta ancora a diventare un bel lungo fiume cittadino ma non troppo. Il terzo si snoda da via Zermanesa e il fiume sembra già cambiare carattere, meno addomesticato, pronto già a diventare parte integrante del paesaggio lagunare.
Lo Zero alterna anse antiche e lente a rettifiche moderne, dritte e funzionali. Questa contraddizione ha sminuito un po’ le atmosfere morbide e tranquille in cui generazioni di ragazzi moglianesi hanno fatto i primi bagni delle vacanze estive. Nomi come “sabbie, gorghee, pontesel “ sono evocativi chissà per quante persone e chissà quanto dureranno ancora. Anche i mulini hanno rappresentato una voce importante dell’economia paesana sullo Zero ce n’erano otto pare, due si trovano nel moglianese, uno a Campocroce trasformato in ristorante e l’altro, a ridosso del Terraglio diventato un condominio. Un altro importante elemento del fiume era rappresentato dai ponti o dalle passerelle. Queste ultime, sottili e provvisorie, sono state sostituite da robuste strutture. Sulla più famosa, quella che sbuca in via Motta a Campocroce, si favoleggia anche di un passaggio del terribile Casanova fuggitivo da qualche tramaccio. Questi percorsi sono arterie verdi, da rivalutare, da migliorare ma soprattutto da provare subito.
Ne riparleremo nella prossima puntata e li esamineremo bene, passo dopo passo, ansa dopo ansa, alternando argini e sguardi curiosi.