Questa rubrica, un po’ divertita e un po’ varia ed eventuale, in questa settimana ha poco senso. Di solito infilziamo una decina di articoli sulle nostrane baruffe chiozzotte vagamente politiche o qualche efferato furto di bici. Questa settimana cambia tutto. Mogliano passa alla ribalta nazionale con una tragedia sconvolgente: un tentativo di assassinio, nel modo più crudele possibile, di una ragazza che stava correndo in pieno giorno in una strada di campagna. Ma l’orrore non è finito: l’autore di questa bestialità è un ragazzino di 15 anni. Ecco. Questi due elementi sono stati miscelati per giorni dai media nazionali, sono calate le troupe televisive più importanti, i nostri quotidiani hanno dedicato paginoni all’avvenimento. Oggi, domenica, le notizie sono confortanti per lei, uscirà dalla rianimazione. Sconcertanti per lui: era solo un tentativo di furto, 23 coltellate per pochi spiccioli.
Beh, allora voglio invitarvi ad un paio di riflessioni e non intasare la già inflazionata informazione. La prima: la famiglia di lei è stata impeccabile, un dolore immenso senza travasi di rabbia o vendetta. La stampa è stata abbastanza corretta: i fatti sono stati ricostruiti e non c’è stato pressoché nessuno spazio a politici sciacalli e forcaioli. La terza riflessione è triste: anche stavolta i cosiddetti social hanno ospitato commenti, invettive e volgarità che non hanno niente a che fare con una giusta rabbia verso quanto è successo. Quarta. Questo ragazzino non è un alieno, viveva nel suo quartiere, lo conoscevano, aveva amici. Com’è possibile questa trasformazione così assurda? La frequentazione di una gang giovanile? L’assunzione passiva di una cultura che sdogana la violenza, la droga, l’aggressione alle donne, il valore assoluto del denaro? Non lo so.
So solo che dopo una settimana come questa non vedo l’ora di ritornare alle care vecchie questioni su Mogliano trevigiana o veneziana, alle multe in tangenziale, alle rette dell’asilo…