Il 17 maggio si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, per festeggiare e ricordare la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (1990) di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Secondo l’Eurobarometro pubblicato lo scorso settembre, solo il 68% degli italiani è per i pari diritti delle persone LGBTQI+,* dato al di sotto della media europea. Percentuale che scende al 43% in riferimento al riconoscimento legale dell’identità di genere per le persone trans e al 37% se si tratta di indicare un “terzo genere” sui documenti pubblici. In ambito sportivo invece, il sondaggio sulla discriminazione di genere realizzato da Outsport evidenzia che il livello di omofobia e transfobia in Italia è al di sopra della media europea. Il dato ancora più inquietante riguarda le aggressioni: 138 nell’ultimo anno, secondo Arcigay, 74 delle quali in nord Italia. Un’aggressione ogni tre giorni.
Il rapporto di ILGEA EUROPE (l’associazione per persone gay, lesbiche, bisessuali, intersessuali e transessuali in Europa ed Asia centrale) mostra che circa la metà dei 49 paesi dell’area non ha avuto cambiamenti positivi nell’ultimo anno, mentre per il secondo anno di seguito alcuni paesi stanno smantellando le tutele esistenti. Nei cinque ambiti d’indagine (uguaglianza e non discriminazione, famiglia, incitamento all’odio, riconoscimenti legali, libertà di aggregazione, diritti di asilo) l’Italia è ferma al 23%. Un punteggio paragonabile a quello dei paesi più autoritari e discriminatori (l’Ungheria è al 33%). Secondo Fabrizio Marrazzo, responsabile GAY HELP LINE e portavoce Gay Center, nell’ultimo anno il dato sulle violenze e gli abusi è aumentato del 9%. “Il dato durante l’emergenza Covid-19 è cresciuto sino al 40% per gli adolescenti. Di questi casi meno di 1 adolescente su 60 pensa di denunciare”, afferma.
Esiste una associazione “Re.a.dy”, la Rete nazionale delle Regioni e degli Enti Locali impegnati per superare l’omotransfobia. Nasce a Torino il 15 giugno 2006, nell’ambito del Pride nazionale, quando la Città di Torino, in collaborazione con il Comune di Roma, riunisce rappresentanti istituzionali di dodici Pubbliche Amministrazioni, tra Regioni ed Enti Locali da tutta Italia, con l’obiettivo di metterli in rete attraverso la condivisione di una Carta di Intenti, il documento costitutivo che ne definisce finalità, compiti, organizzazione e impegni.
- l’omofobia, la bifobia e la transfobia violano la dignità umana, ledono il principio di eguaglianza e comprimono la libertà e gli affetti delle persone;
- la paura irragionevole e immotivata nei confronti delle differenze per orientamento sessuale o identità di genere è frutto di pregiudizi e di stereotipi;
- la denuncia ed il contrasto all’omofobia, bifobia e transfobia devono costituire un impegno fermo e costante per le Istituzioni e per la società tutta;
- il miglior contrasto all’omo-bi-transfobia è la conoscenza e l’incontro con la differenza che si realizza in una società più coesa e aperta.
Nel Veneto hanno aderito: Consigliera di parità della Provincia di Belluno, Bassano del Grappa (VI), Schio (VI), Chioggia (VE), Venezia, Feltre (BL) Vicenza, Padova
*LGBTQ+ è un acronimo per lesbiche, gay, bisessuali, intersex, trans*, queer
LGBT+ (o “arcobaleno”) sono quelle famiglie in cui almeno un genitore si identifica come tale. Il termine queer viene usato indistintamente per ogni genere ed indipendentemente dall’orientamento sessuale sia da chi non si riconosce nella distinzione maschio/femmina sia da chi non vuole essere limitato da una definizione legata alle preferenze sessuali.