Televisione e giornali hanno dato spazio solo agli scontri violenti e a chi li ha fatti, ma la mobilitazione verso il G20 è stata ben altro. Vi va di sentire un racconto?
Mi chiamo Cesare, ho partecipato alla mobilitazione che chiedeva ai “grandi della Terra” (i rappresentanti delle 20 nazioni più ricche del mondo, riunitisi nel G20 all’Arsenale di Venezia) una maggiore serietà nell’affrontare le crisi ambientali e sociali che mettono a rischio il nostro futuro.
Mi ha pianto il cuore notare che i mezzi d’informazione hanno dipinto l’iniziativa verso il G20 come un pericolo creato da violenti facinorosi in cerca di guai, mettendo poi infatti in mostra solo il classico scontro estremisti-polizia e ignorando le tante iniziative pacifiche e creative della massa di brave persone di ogni età che vogliono un mondo migliore.
E’ mio timore che, non avendo la possibilità di informarsi, molti miei concittadini siano caduti vittima di questa narrazione (involontariamente?) parziale e distorta: cerco per quanto possibile di rimediare con il mio racconto di ciò che davvero è stata questa ultima settimana.
La storia si articola intorno a “We are the Tide”, un grande gruppo di associazioni e movimenti chiamati a raccolta per quest’occasione e che appunto hanno scelto di collaborare e darsi questo nome, “Noi siamo l’onda”. Nei mesi precedenti al G20, una serie di incontri di discussione hanno posto le basi per un evento comune per tutti, e dato idee per le iniziative dei singoli gruppi.
Ogni realtà ha fatto la sua parte: chi ad esempio ha organizzato l’evento comune (la Società della Cura, i membri del Rivolta, i Coordinamenti studenteschi etc), chi ha pianificato iniziative a margine per far passare il messaggio a turisti e veneziani (XR Venezia, XR Italia, Animal Rebellion etc.), chi ha reso possibile ospitare chi veniva da lontano (gli Oratori di Santa Maria Assunta e di Cita etc.).
Ben prima che il G20 cominciasse, sabato 3 luglio al Parco Piraghetto di Mestre si è tenuto il GVenturo: un evento di XR Venezia e Viva Piraghetto che ha coinvolto molte famiglie della zona offrendo attività di disegno e sensibilizzazione, incontri informali con scienziati e persino la proiezione di cartoni e documentari.
Il giorno dopo, il lancio del guanto: XR Italia (Extinction Rebellion Italia) trasforma Piazza Ferretto di Mestre in una spiaggia, invadendola di bagnanti in costume, gommoni, ombrelloni e schiamazzi da bagnasciuga. Nei volantini distribuiti agli incuriositi passanti si parla di innalzamento del livello del mare e di come i cittadini possono ancora cambiare le sorti di Venezia, di Mestre e del mondo intero. A mandare il monito decisivo è il clima stesso: alle cinque del pomeriggio il cielo investe la città di acqua torrenziale e raffiche di vento gelido, costringendo cittadini e attivisti ad una rapida ritirata nei rispettivi rifugi.
Passano giorni di fervide preparazioni, intanto l’Arsenale di Venezia diventa zona rossa; finalmente il 7 luglio arrivano i “grandi della Terra” per il G20.
Già il giorno dopo, alle porte dell’Arsenale, XR Italia inizia la fase di pressione: 20 persone vestite in modo colorato si incollano all’entrata secondaria della zona rossa, attirando pacificamente l’attenzione della stampa e dei cittadini; altre ballano, cantano e srotolano verso il pubblico incuriosito striscioni con la scritta: “I Governi stanno fallendo [ad affrontare la crisi climatica, ndr]”.
La sensibilizzazione del gruppo continua il 9 con decine di persone di tutte le età (pure una donna con figli) che, sparse per le strade più trafficate di Venezia, siedono a terra reggendo volantini e dei grandi cartelli che recano scritte in Italiano e Inglese: “Sono preoccupato che le decisioni di pochi compromettano la vita e le risorse della Terra”, “La crisi climatica ci terrorizza”, etc.
Arriva finalmente sabato 10 luglio, annunciato da un’azione mattiniera di AR (Animal Rebellion): uomini e donne con un lungo vestito blu sfilano per la città, e nei volantini raccolti dai passanti si sensibilizza sulla necessità di proteggere dalla crisi climatica ed ecologica l’ecosistema marino, da cui dipende non solo Venezia ma gran parte della popolazione mondiale.
Nel primo pomeriggio, la grande manifestazione alle Zattere organizzata dall’intera rete di “We are the Tide” sfida il caldo torrido e raccoglie centinaia di partecipanti, trasformandosi in un momento di comunità colossale, che vede combinarsi simboli e opinioni provenienti da mondi diversi ma accomunati dalle richieste di responsabilità ai “grandi della Terra” fortificati ormai da giorni all’Arsenale.
Da lì, dopo qualche ora, partono a piccoli gruppi tutti i membri di XR e AR, diretti al Ponte di Calatrava. Alla sommità della costruzione alcuni di loro versano del sangue finto giù dagli scalini, altri srotolano un grande striscione provocatorio (scritta bianca su rosso “G20: i loro soldi, il nostro sangue”); tutti gli altri suonano, cantano, formano un corridoio umano e dei ponticelli in cartone per permettere il passaggio di turisti e veneziani senza che troppe persone scivolino sul liquido rosso. Finita l’azione proseguono canti e musica, ma come concordato, sotto gli occhi di alcuni agenti si provvede a ripulire il ponte dal sangue ormai asciutto.
Nel frattempo, da alcuni dei rimasti alle Zattere parte un corteo intenzionato a entrare nell’Arsenale, subito fermato dalla scontata reazione della polizia. Inizia uno scontro-clichè, presentato dai mass media poche ore dopo come unico avvenimento degno di nota della mobilitazione. Passiamo oltre.
Segue la sera, organizzata da XR Italia, un’assemblea aperta in Campo Santa Margherita: suddivisi in gruppi da 7, le decine di partecipanti si confrontano sul tema “come è fatto il mondo che voglio creare”.
L’undici luglio è domenica, ed è anche il giorno in cui i membri del G20 fanno qualche vaga promessa sul clima prima di prendere il jet privato per tornare a casa: la mattina XR Italia colonizza il Ponte degli Scalzi e la piazza davanti la stazione dei treni, rispettivamente con scarpette da bambino e performances di canti, discorsi, e marce di donne vestite con un velo rosso sangue. Striscioni appoggiati sugli scalini o tenuti in mano, insieme ai volantini distribuiti, passano il messaggio che gli uomini riuniti al G20 non stanno facendo altro che promesse vuote.
L’azione mattutina non è abbastanza per alcuni attivisti del movimento, che il pomeriggio si suddividono in due gruppi: alcune si vestono da sirene e giacciono esanimi mezze immerse in un canale nei pressi del Ponte dei Santi Apostoli (con striscione: “[Rubandoci il futuro] ci stanno rubando i nostri sogni”); altri inscenano una chiusura di massa dei conti corrente dalle sedi locali di Unicredit e Intesa SanPaolo, le due banche italiane che più finanziano i combustibili fossili.
Come avete visto, la mobilitazione verso il G20 non è stata solo la zuffa vista in tv: è stata festa e comunità, è stata azione creativa e coraggiosa, è stata sensibilizzazione e verità.
È stata l’occasione per molte persone di venire da altre parti d’Italia e mettersi in gioco, per molte associazioni e movimenti di riscoprire vecchi legami e misurare le proprie forze, per molti turisti e veneziani di essere informati del problema e delle sue sfaccettature; ma soprattutto è stato un susseguirsi di ritrovi, feste e momenti insieme (di cui per sintesi non ho raccontato), di cui ognuno di noi sente un grande bisogno dopo questi venti mesi di altalenante isolamento.
La mia speranza personale è che tutto questo, tolti alcuni spiacevoli eventi e dettagli, possa accadere di nuovo, con maggiore forza ed effetto, nei prossimi mesi: chissà, in un’altra tappa del G20 quest’estate, alla Pre-COP di Milano ad ottobre, o alla COP26 di Glasgow a novembre.
Come ci ha dimostrato il G20 a Venezia, i cosiddetti “grandi della Terra” non sono in grado di affrontare i problemi planetari e sociali con la serietà che meritano: ma solo di partorire piccole promesse lontane (come la piccola tassa sulle multinazionali che forse verrà concretizzata tra due anni) e spacciarle per grandi cambiamenti.
Tocca a noi gente comune, “abitanti della Terra”, riscoprire la conoscenza e il coraggio, studiare come diffondere questi poteri e insieme, con rabbia e con amore, agire per salvare il mondo.
Ci vediamo nelle strade.