Per tutta la vita ho cercato di spiegare, a chi me lo chiedeva, il mio concetto di artista, a volte facendo animate discussioni con chi percepivo non capisse il mio sentire, altre restando in doloroso silenzio, sicuro di non essere compreso o addirittura frainteso.
Artista è colui che più somiglia a se stesso, in questa affermazione di Thelonious Monk, c’è tutto e anche di più di quello che non ho mai saputo dire. Thelonious Monk è considerato uno dei più grandi pianisti jazz del nostro tempo, proprio per il suo modo personale di suonare, ma ancor più nel concepire la sua musica attraverso il pianoforte.
Personaggio controverso che nell’ultima parte della sua vita, dopo aver prodotto una considerevole mole discografica (sua la famosa round Midnight) e di avere influenzato il modo di suonare il jazz, si ritira nel New Jersey, ospite della Baronessa Nica de Koenigswarter (Pannonica), senza mai suonare il pianoforte, nonostante ce ne fosse uno nella sua stanza.
Colui che ricerca se stesso ha bisogno di isolarsi per non essere contaminato da luoghi comuni, da facili e comodi conformismi; ha atteggiamenti e comportamenti che possono risultare strani, estranei, (a noi lontani); non risulta simpatico, accomodante, anzi e discordante, perché deve percorrere sentieri diversi. Così facendo si mette contro tutti, viene giudicato snob, diverso e, a volte, deriso e emarginato da una società omologata. Quando si verificano questi casi e non siamo in grado di riconoscere nella diversità la ricchezza, l’arte e il genio, la società si impoverisce.
Certo Per l’artista è molto pesante, doloroso e frustrante il non essere riconosciuto, ma a pensarci bene è la società, siamo noi a perdere la possibilità di beneficiare di una ricchezza che non ha prezzo, a disposizione di tutti coloro che sanno “con – prendere” (prendere con sé).
Le industrie discografiche si sono trasformate in organizzazioni complesse che svolgono più ruoli: produzione artistica, promozione marketing, management, focalizzando le proprie energie su pochi artisti di spicco, tralasciando una serie importante di artisti minori, non certamente per il loro valore, ma perché poco conosciuti al grande pubblico. Si creano format televisivi che, con modalità diverse, hanno un unico comune denominatore: influenzare la scelta degli artisti, i quali, vengono “imposti” con una imponente e massiccia presenza nelle radio, nelle TV, nei giornali, “venduti” esattamente come un qualsiasi prodotto commerciale e scelti per mezzo di vere e proprie indagini di mercato. Il risultato di questo fenomeno è l’appiattimento: tutto si assomiglia e si ripete. La conseguenza di questa politica di mercato è il crollo delle vendite: il contenitore cd, vinile o altro, non è più interessante perché non soddisfa la curiosità alimentata dallo scoprire qualcosa di nuovo, un nuovo mondo, un nuovo racconto, un nuovo sapore.
Un’importante caratteristica dell’intelligenza umana è la capacità di comprendere e confrontare la diversità, ma questa è direttamente proporzionale alla nostra conoscenza: più conosciamo, più informazioni abbiamo a disposizione e più sono autorevoli le argomentazioni che ci portano a scegliere, formando e arricchendo i nostri gusti. Imperativo dunque è conoscere, promuovendo un pensiero libero da motivazioni esclusivamente economiche. Soltanto così possiamo sperare di arrivare a comprendere il linguaggio dell’Anima, presupposto imprescindibile per creare l’Arte.