In questa settimana sospesa tra Olimpiadi e Ferragosto riesumo (che brutto) una impresa divertente scritta con animo leggero sul turismo. Niente di serio, un viaggio ai bordi del materassino o guardando le vibrazioni del rinfrescatore in penombra.
La parte introduttiva (storia del)la salto, era quella sui greci alle Olimpiadi (che noia) o nei vari templi sparpagliati…insomma era più devozione che turismo, più sacrificio che piacere.
Esattamente come nei pellegrinaggi del medioevo, che non erano romantici ed enogastronomici come quelli di adesso. Anzi all’inizio andare a fare i pellegrini da qualche parte era una condanna da parte della tua città che di fatto ti cacciava lontano per anni e con buone probabilità di non tornare proprio. E lasciamo perdere le sorprese riservate ai pellegrini da lupi, briganti, locandieri, questi ultimi i più pericolosi.
Ah dimenticavo Roma. Grandi discorsi sulle ville a Capri, sulla costa campana, sull’imperatore che da là governava lo “Straimpero”. Però là ci rimaneva, con tutta la servitù e i suoi senatori codini, non andava su e giù a Torvajanica ogni sabato e domenica. Non vorrei infierire su quelli che acquistarono una seconda casa a Pompei o in zona.
La faccio breve saltando a piè pari fino al Trecento perché c’è una grossa novità che cambia tutto. Un Papa molto sveglio, lo stesso che voleva il potere temporale, quello che conta insomma, certo Bonifacio VIII, per rifarsi degli smacchi, cosa fa? Promuove nell’anno 1300 una festa che adesso ce la sogniamo, specialmente i romani, sempre loro. Un festival religioso che avrebbe definitivamente affossato i viaggetti a Gerusalemme piena di quelli là, arabi ed ebrei, poco affidabili. Duecentomila persone in giro per l’Urbe che bevono, mangiano e spendono. Il Giubileo!
Bisognava fare il giro delle basiliche una decina di volte, comprare grazie e indulgenze varie. Gli osti romani, famosi per la loro raffinatezza, apprezzano e il Giubileo che si doveva fare prima ogni cento anni, poi ogni cinquanta, viene infine ravvicinato e indetto ogni 25. Anche adesso.
In mezzo alla folla anche un frate tedesco, sustoso e ombroso, si chiama Lutero, non gli piace la festa e non gli piacciono le indulgenze a pagamento. Saranno problemi per tutti.
Domani arriva il signor Goethe e comincia il vero turismo.