Pino Calautti

Pur dando per buona la lolliana  licenza poetica in base alla quale, in certi momenti tutte le lingue del mondo non riescono da esprimere davvero quello che si vorrebbe,  sicuramente parlare  con Pino Calautti, fondatore e Presidente dell’ Associazione: “ Aspettando Godot” di Sanremo e curatore  delle “Rassegna d’Autore e d’Amore” che si tiene in agosto a Bordighera e la “Rassegna Storica e nuova Canzone d’Autore” che si tiene in novembre a Ferrara ( attualmente ferme causa Covid-19) può risultare più che  prezioso,  per comprendere meglio, in occasione di questo terzo anniversario della morte di Claudio Lolli, alcuni aspetti noti e   meno noti di una personalità caratterizzata, se volessimo usare le parole di una celebre poesia di Umberto Saba:  da  “una grazia scontrosa”.

Pino come hai conosciuto Claudio Lolli?

Mi sono avvicinato alla sua musica a sedici anni, avevo l’abitudine di andare sempre nel reparto Dischi nei magazzini Standa di Sanremo e ascoltavo tutto quello che potevo. Vidi l’album di Lolli (quello con la copertina delle 5000 lire) esposto in bella mostra. Ne avevano un solo esemplare sigillato, quindi la commessa si rifiutò di farmelo ascoltare. Tornai nei giorni successivi trovando il solito rifiuto. A forza di insistere, la commessa, presa per sfinimento, aprì il disco e me lo fece ascoltare. Capii in un istante che Claudio Lolli sarebbe diventato il Cantautore più importante e significativo per la mia vita. Le sue canzoni erano per me uno specchio davanti al quale passare almeno una volta al giorno.

Tu hai conosciuto molti cantautori, dei quali hai detto in un’intervista dietro ogni artista c’è un essere umano che spesso si rivela ben al di sotto della sua sublime arte. Cosa c era di sublime e meno sublime nella personalità di Lolli.

Chiacchierando con Claudio, una volta gli comunicai questa mia affermazione, sorrise e mi disse “Certo, è così come dici”. Di sublime nella sua poesia trovavo soprattutto il fatto di essere riuscito, più di chiunque altro, a rappresentare in Musica e Parole le energie, i sogni, le ribellioni e le utopie di tutta una generazione. Di meno sublime, almeno a parer mio, c’era solo il suo carattere a tratti spigoloso e insofferente, che a volte emergeva, anche inaspettatamente, nei contatti privati. Ma è un dettaglio insignificante al cospetto di altri grandi artisti che ho conosciuto, alcuni talmente deludenti sotto l’aspetto umano, tanto da farti venire la voglia di evitarli.

La tua associazione, “Aspetando Godot”, nasce tra il 2010 e il 2011 come radicalmente lolliana, al grido rivogliamo Claudio Lolli al premio Tenco, ma chi è che aveva “cacciato” Lolli dal Tenco o come mai lui aveva smesso di andarci?

È vero, la nostra associazione ‘Aspettando Godot’ cominciò con una protesta diffusa nei Social “Rivogliamo Claudio Lolli al Club Tenco”, che smosse non poco le acque di una situazione stagnante da tantissimi anni. Qui andiamo però a toccare un argomento dolente e alquanto delicato.  Dopo molte insistenze da parte mia, fu proprio Claudio a concedermi nel 2010, con una certa titubanza, un’intervista in cui spiegava per filo e per segno le motivazioni nascoste dietro la sua reiterata e lunghissima esclusione dalla Rassegna del “Tenco”. Quando ebbi tra le mani l’intervista completa, ricordo di essere impallidito di fronte alle sue affermazioni. Tant’ è che gli telefonai immediatamente e gli dissi testualmente: “Io queste tue dichiarazioni non le pubblico assolutamente, se lo faccio finisci direttamente in tribunale sotto una pioggia di denunce e querele.” Lui ci pensò un attimino, poi mi rispose: “Hai ragione, forse è meglio non pubblicarla”.

Erano davvero dichiarazioni pesanti?

Per farla breve, in questa intervista mai pubblicata e che mai pubblicherò, c’è tutta la sua personale verità e interpretazione sui diversi perché che determinarono la sua reiterata e scellerata esclusione dal Premio “Tenco” per anni interi. Credo di essere l’unico in Italia ad avere tra le mani un documento “rivelatore” del genere. Naturalmente, anche in questa occasione non citerò alcun passaggio di quell’intervista che davvero mi lasciò senza fiato. Mi limito a dire solo che il tutto nasce da una serie di rancori personali tra Claudio Lolli e il direttore artistico del Tenco di allora. Posso anche aggiungere che, quando Claudio Lolli parlava del Club Tenco, lo definiva una “Lobby”. Una definizione più che calzante, almeno a mio parere.  Anni e anni di esclusione dalla Rassegna Tenco danneggiarono non poco la carriera di Claudio Lolli, uno tra i più grandi Cantautori italiani di sempre.

Cosa pensi della Targa “Tenco” conferita a Lolli nel 2017, poco più di un anno prima della sua morte con l’Album: “Il grande freddo” ?

Non ho certo esultato in quell’occasione, che apparve ai miei occhi (e non solo ai miei) una sorta di premio di consolazione, dopo tanti anni di totale avversione e indifferenza nei confronti di Claudio Lolli.  Lunghissimi anni in cui sul palco del Tenco sfilavano un mare di artisti, alcuni dei quali non sarebbero stati degni neppure di lustrare le scarpe a quell’immenso poeta che era (e rimane) Claudio Lolli.

Rileggiamo la motivazione del conferimento del Premio:

“Si tratta di un disco assolutamente ispirato e poetico. Canzoni intelligenti, profonde e intellettualmente oneste, in bilico fra speranza e malinconia. Canzoni lontanissime dalla musica di sottofondo che, purtroppo, ci gira intorno. Senza togliere nulla agli altri candidati crediamo che questo sia un disco che resterà nella storia della canzone d’autore…”

Hai qualcosa da aggiungere?

Poco o nulla da aggiungere. Opinione personale: la motivazione è solo una serie di affermazioni e frasi ampiamente scontate. Claudio e i suoi musicisti crearono questo disco di addio con grande impegno e maestria. Purtroppo si avvicinava pure il momento in cui Lolli avrebbe dovuto dire addio anche alla vita. Il disco è davvero bello, ma ritengo che siano ben altri i lavori di Lolli che resteranno per sempre nella storia della Canzone d’Autore Italiana.

Oggi ci sono le Autoproduzioni, Lolli a suo tempo ha fatto delle scelte coraggiose finalizzate all’ emancipazione del caro-dischi e del mercato, che non gli hanno certo portato fortuna. Cosa pensi di questo. Possiamo considerarlo una specie precursore delle Autoproduzioni? 

Non parlerei proprio di “precursore”, ma di scelte fortemente coraggiose da parte sua nell’abbandonare le linee melodiche e gli arrangiamenti dei sui primi dischi, immensamente amati da tutto l’universo lolliano, optando per nuove sperimentazioni musicali e poetiche.  Furono in molti a rimanere spiazzati (anche il sottoscritto) da quella sua scelta, che innegabilmente gli procurò un certo calo di popolarità, ma nel contempo gli consentì di creare autentici capolavori, apprezzati maggiormente in seguito più che sul momento.

Molti cantautori vengono definiti, a ragione, colti, letterati, grandi scrittori ecc.… anche in questo caso Lolli è un grande assente, nonostante abbia anche un curricolo letterario di tutto rispetto cosa pensi in merito?

Poco da aggiungere. Claudio Lolli non ha mai avuto nulla da invidiare a nessuno in ambito culturale, letterario e poetico, questo anche a detta di molti suoi famosi colleghi.

Quale Album di Lolli ti sembra oggi assolutamente attuale quale più o meno datato.

Per me non esiste un album di Lolli più o meno attuale o più o meno datato. Ritengo bellissimi tutti i suoi dischi e non c’è niente di lui che appartenga al passato o ad una presunta attualità. Questa affermazione nasce dal fatto che Claudio Lolli fa parte del mio “presente” da quando avevo 16 anni. Per me non c‘è nulla delle sue canzoni che trascorre, sfuma o scolora. Ancora oggi lo ascolto senza pensare mai che un suo disco provenga dal passato. Claudio Lolli è sempre nel mio “presente”, come un grande amore che non smarrisce mai il suo senso.

Cosa consiglieresti per prima cosa di ascoltare ad un giovane dell’era di Chiara Ferragni, che vuole avvicinarsi al Lolli cantautore…

Non sono pochi i giovani che, dopo aver scoperto l’esistenza di Claudio Lolli, si sono innamorati delle sue canzoni. Dubito però fortemente che facciano parte della razza ruspante ipnotizzata dalla Ferragni e dai vari “Grande Fratello”, “Isole dei famosi”, “X-factor” e bande collaterali No, questi giovani sono diversi e ne ho incontrati molti nel corso dei concerti di Claudio Lolli organizzati dalla nostra associazione ‘Aspettando Godot’. Non ti innamori di Claudio Lolli per caso. Questi ragazzi hanno negli occhi una luce inconfondibile, la stessa che brillava in tanti (ex) ragazzi degli anni ’70.

Cerchiamo di riderci su: gli Squallor, noto gruppo goliardico dissacratorio degli anni ’70, non ha mancato di prendere in giro cantanti e musicisti di tutti i tipi, e nella canzone: “Sfogo” nominano in ordine sparso: “De Gregori, Guccini e Branduardi// Eugenio Finardi, Endrigo e De Andrè”, tesserandoli  all’ A.C.A.I  ( Associazione Cantautori Allegri d’ Italia), ma non nominano Lolli che a opinione di molti era tutt’ altro che un allegrone,  come mai secondo te?

Non saprei risponderti. Mi piace pensare che forse avevano capito che nelle canzoni di Lolli c’era un anelito all’amore, all’amicizia, alla comunanza e alla condivisione delle esperienze di vita che altri non esprimevano, e questo rendeva le sue canzoni meno tristi di quanto venissero etichettate.

In effetti ha scritto anche una canzone, “Angolo B”, con Freak Antoni a Dandy Bestia degli Skiantos, gruppo Rock ad alto tasso ironico e demenzial-goliardico, una cosa insolita e completamente insolita per la sua personalità? 

Claudio Lolli non aveva solo una personalità introversa in Musica e Parole, anzi, al contrario, nella vita di tutti i giorni manifestava spesso allegria, rideva e scherzava, era pure in possesso di un forte senso dell’ironia. Quindi, non ritengo per nulla anomala o insolita la canzone scritta con Freak Antoni.

Possiamo definirlo, per concludere, come il “Keaton” della sua omonima canzone, “un grande acrobata della malinconia”.

E qui mi ripeto in qualcosa che affermai  diversi anni fa: “Claudio Lolli ha scritto e cantato d’amore, di amicizia e di libertà,  come pochi altri hanno saputo fare, e lo sfondo di tristezza che al primo impatto  pervade le sue canzoni, altro non è che lo stupore, la malinconia dell’uomo,  che vede queste intime ambizioni troppo spesso vanificate dalla realtà di tutti i giorni; si tratta proprio di “Quella vita che gli altri ci respingono indietro come un insulto, come un ragno nella stanza… ”

 

 

Stefano Stringini
Docente di Lettere presso il Liceo G. Berto di Mogliano. Ha pubblicato alcuni libri di Poesie: “Emermesi” (Pescara, Tracce, 1986), “Breviari, Taccuini e Baedekers” ( Bologna, Andomeda, 1992), “Rimario d’ Oltremura” (Chieti, Noubs, 1997) e vinto qualche Premio, l’ ultimo è stato quello conferitogli dall’ “Istituto Italiano di Cultura di Napoli.” (2019) Ricercatore sonoro (rumori, parole e musica) è istruttore di Hata Yoga e tiene Workshop di scrittura creativa con i Tarocchi.

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