Ammiro il lago, avvolta nei miei pensieri. Una visione sconvolgente. Lo sguardo perso in lontananza…

«Bello, vero?» sento una voce inattesa alle mie spalle.

Mi giro. Lo osservo. È un ragazzo più o meno della mia età: moretto, occhi grigi.

Sorrido. Rispondo come se stessi parlando a me stessa: «Sì, specialmente oggi, sotto questa pioggia leggera. È come se il cielo volesse abbracciare il lago. Non c’è confine tra i due, solo un grigiore un po’ triste, ma quando uscirà il sole tutto cambierà. Sorrideranno felici di essere così vicini. Starei qui ore e ore a guardarli mentre si abbracciano…”

«E anche a parlarne…» dici, incuriosito e divertito allo stesso tempo.

Sorrido.

«Già» sussurro. «Scusa la mia debolezza. È così particolare qui!»

«Non devi scusarti. È attraente anche per me. E poi… sentirti parlare in questo modo. Sembra che tu sia innamorata… del lago, intendo…»

Annuisco in silenzio, mentre ti osservo indecisa. Vorrei capire da quei tuoi occhi grigi, se mi stai prendendo in giro.

D’un tratto chiedi: «Posso guardarlo insieme a te?»

Faccio segno di sì con la testa, senza staccare i miei occhi dai tuoi. Ti siedi accanto. Con la mano giochi nell’acqua, facendo splash-splash.

Mi diverte questo gioco da bambino. Mi metto anch’io a fare come te.

Ridi. Rido. È contagiosa la tua risata! O magari è speciale la magia del lago.

Forse intuisci la sensazione che provo, eppure, dispettoso, cominci a spruzzarmi dappertutto.

«Smettila!» ti rimprovero «Non basta la pioggia? Ti ci metti anche tu?»

Non ti fermi, anzi, continui a bagnarmi con più forza. Fingo di non accettare lo scherzo.

Allora tu: «Ti lamenti per un po’ di schizzi d’acqua?»

«E certo!» «Non mi sembravi così disturbata, prima, sotto la pioggia.»

«Perché la pioggia è delicata!» Ribatto, Adesso sono davvero quasi infastidita.

«Allora… allora…»

Ti slacci le scarpe, le sfili. All’improvviso ti getti nell’acqua.

«Ma che fai?!» ti urlo, sorpresa e divertita.

È pazzo!

«Mi tuffo dentro al tuo amore, così forse riesco a non farti arrabbiare. Vorrei farmi guardare come guardi lui.»

Scuoto la testa compiaciuta. Ora sei tu a ridere.

«Soddisfatta?» mi domandi col tono di un bimbo che ha fatto il bravo. «Posso uscire ora?»

Faccio segno sì con la testa.

«Aiutami, dammi la mano!» implori.

Allungo le dita verso te. Le afferri, mi tiri giù. Finiamo tutti e due nell’acqua. La situazione è così paradossale. Finisco per esplodere: «Tu sei tutto matto!» dico stralunata, bagnata fino al midollo.

«Senti chi parla. Una visionaria che immagina il lago e il cielo come se fossero due persone reali.» Sghignazzi soddisfatto.

«Fammi uscire di qui!» ordino con voce fintamente risentita. Sono entrata anch’io nel mondo della follia: dovrei temerla e invece scopro che mi piace.

Ti avvicini fissandomi con quei tuoi occhi grigi. Sento il tuo respiro. Il mio invece si ferma. Mi prendi in braccio, mi porti fuori dall’acqua. Guardi in giro. È tutto deserto. Avvicini le labbra alle mie. La pioggia continua a farci da sfondo con la sua melodia dolce. Nessun essere umano potrà mai comporne una così vera. Gocce d’acqua scendono lungo i miei capelli per soffermarsi sul mento. Vorrebbero scendere più giù, ma tu non glielo permetti. Le catturi con le tue labbra. Le bevi.

Le tue mani mi stringono a te, i miei occhi sono chiusi. Li riapro in cerca delle tue iridi. Esisti davvero? Mi stai osservando. Pretendo i tuoi baci, mi divori…

Ci siamo amati così, quel giorno.

Anni dopo…

È notte.

La luna è una chiazza argentea che brilla liquida nel cielo.

Lo stesso lago.

Gente che cammina in tutt’e due le direzioni.

Un uomo, una donna, un bambino. Estranei alla folla, procedono guardando in lontananza, ognuno perso nei propri pensieri, magari in qualche sogno.

Tra le ciglia dell’uomo due minuscoli dischi come perle grigio scuro. Il bambino ha gli stessi occhi.

C’è un silenzio fatato fra loro tre.

Nessuno parla.

O meglio nessuno li può ascoltare, perché comunicano tra loro nella lingua stupenda del silenzio.

Silenzio che viene interrotto dalla vocina del bambino: «Mamma, mamma!»

«Dimmi, tesoro…» risponde la donna, dolcemente. «Guarda la luna. Si è tuffata nel lago, vuole giocare coi pesci!»

I due adulti sono affascinati dall’esclamazione del piccolo.

Lei si avvicina al marito e sussurra: «È il regalo che il cielo fa ogni sera al lago. Il loro modo di amarsi.»

L’uomo la stringe a sé, la bacia. Indica il bimbo e le dice: «Si vede che è figlio tuo.»

«È anche tuo,» controbatte lei «ha preso gli occhi dal lago,

proprio come te, in modo che io possa amarvi a vita.»

Erida Petriti
Erida Petriti è nata in Albania, dove ha vissuto fino al compimento dei 22 anni. Vive in Italia dal 1997. Amante della lettura e della scrittura, entrambe terapeutiche per rompere la monotonia di tutti i giorni, gli schemi e i tabù che portiamo dentro. Lettrice ad alta voce del gruppo “Quante Storie!”. Scrittrice di diversi racconti, alcuni dei quali sono stati premiati in vari concorsi e pubblicati nelle relative antologie. Nel 2022 sono usciti i suoi primi libri “Nel muro. La leggenda della sorgente lattea di Rozafa” edito dalla casa editrice Balena Gobba e “Riflessa in uno specchio rotto” edito dalla casa editrice PAV Edizioni.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here