D’accordo, dice il giovane consigliere comunale Nilandi, (da qualche mese eletto segretario del PD moglianese), i Piani di Intervento predisposti dall’Amministrazione comunale sono stati fatti con gli strumenti urbanistici in vigore (anche se, come da più parti è stato ribadito, si poteva nel merito fare decisamente meglio). Ma proprio qui sta il punto: le attuali regolamentazioni sono ormai obsolete, non tengono conto di quel che sta accadendo, sono state pensate e approvate per creare nei nostri territori un’urbanizzazione senza soluzione di continuità, si riferiscono a quella città immaginata negli anni Sessanta che non c’è più, la cui crescita è bloccata da tempo, come l’andamento demografico ci racconta, la curva è in discesa, non in salita. E in più c’è l’emergenza climatica, che mica può essere ignorata, perché è ingigantita anche degli esiti di una cementificazione senza scrupoli.
In sostanza: è il momento di ripensare la città che verrà, e in questi modesti Piani di Intervento non c’è la minima traccia di una visione ecologica. Continua Nilandi: le modeste alberature ipotizzate (tenendo conto anche di quelle eliminate) non sono certo il frutto di un progetto di mitigazione dell’inquinamento, basato sui dati reali che stiamo vivendo, come pure i parcheggi non rispecchiano certo un disegno urbanistico razionale. Naturalmente, osserva Nilandi, ci sono altri nodi che verranno al pettine, di aree ancor più problematiche, come quella attigua alla stazione ferroviaria o al polmone delle ex cave di Marocco: restiamo in attesa, e vigiliamo, perché non abbiamo ancora capito che cosa l’attuale Amministrazione intende farne, quali progetti abbia in animo.
“Poteva essere l’occasione” si rammarica il neosegretario del PD moglianese, “di fare una seria riflessione sul patrimonio edilizio esistente, delle moltissime case sfitte in città, sul tema del loro recupero, sul fatto che da anni Stato e Amministrazioni sono assenti nel campo dell’edilizia pubblica, anche come leva di calmierazione del mercato. E invece restiamo dentro sempre la vecchia logica: costruire, costruire, costruire… Ma così non va, non solo non ce lo consente più l’emergenza climatica, ma anche lo stesso rispetto che dobbiamo nutrire nei confronti del nostro territorio e della gente che vi abita”.
Conclude Giacomo Nilandi: “un’ultima annotazione: attenzione, qualsiasi idea per il futuro non può evitare di confrontarsi con ciò che crisi e Covid hanno prodotto, impoverendo drasticamente anche la classe media della nostra città. Regione Veneto e Comune sembrano aver dimenticato questa emergenza, abbandonando i servizi sociali, indispensabili per la vita di molte famiglie. Decisamente, questo è un capitolo urgente da riscrivere assieme a un nuovo modello di città”.