Con Giovanni abbiamo parlato degli effetti della crisi climatica, ma anche di consumismo e dei valori della società contadina del passato.Lo scorso venerdì 24 settembre, la manifestazione per il clima ha fatto tappa all’Az. Agr. Le Coccinelle, dove abbiamo potuto ascoltare la preziosa testimonianza di uno degli agricoltori, Giovanni.
Giovanni è agricoltore da quasi dieci anni, e in più momenti ha potuto toccare con mano alcuni degli effetti del cambiamento climatico. Una prima cosa che ha constatato e che il terreno è sempre più difficile da lavorare a causa delle precipitazioni più irregolari e più intense. Ci spega: “Dopo un periodo di siccità il terreno fatica ad assorbire l’acqua piovana, specie se questa viene scaricata in acquazzoni o bombe d’acqua. C’è da dire che il terreno è diventato così anche per l’eccessivo sfruttamento cui è sottoposto con l’agricoltura industriale. La Pianura Padana, una volta molto fertile, si è impoverita tanto che oggi è impossibile coltivare senza abbondanti concimazioni. ”
Quest’anno, come ultimamente avviene spesso, il clima estivo fuori dalla norma ha compromesso il raccolto di molti ortaggi: “Il raccolto di fagiolini da giugno in poi è stato insignificante. Le piante di sedano, che normalmente possono essere raccolte dopo 70 giorni, per il caldo sono cresciute pochissimo”.
Poi con Giovanni abbiamo fatto alcune riflessioni sul ruolo di chi coltiva la terra nella società di oggi. Mette subito in chiaro che non gli sembra corretto definirsi “un contadino”: “Sono, piuttosto, un imprenditore agricolo. Di veri contadini ormai non ne esistono quasi più. Il contadino è una persona che ha davvero un sapere enorme: vivendo a contatto con la natura, riesce a comprendere le stagioni e gli equilibri naturali, a prevedere il meteo, a riconoscere piante e animali; il contadino sa come trasformare i prodotti della natura per il proprio utilizzo: sa lavorare il legno per costruire mobili e utensili, recupera i materiali di scarto (ad esempio le foglie delle pannocchie per fare i materassi), sa riparare gli attrezzi… ”
“Una volta, ai tempi del Veneto contadino, c’era più sensibilità, più collaborazione e rispetto per le cose. Forse un giorno ritorneremo ad un simile modello di vita, o forse no. Resta il fatto che io, personalmente, sono contento di vivere lavorando la terra. È un lavoro faticoso, certo, ma non mi rende mai tanto stanco quanto farebbero altri lavori. Non conto le mie ore giornaliere di lavoro, devono essere senz’altro più di otto eppure non mi pesano. Tempo libero e lavoro non hanno per me una separazione così netta “.