Gentile Sindaco, le scrivo queste righe senza alcun intento polemico, mi creda. Le scrivo perché mi sembra utile fare il punto e una seria riflessione su un tema che è stato al centro della sua campagna elettorale due anni e mezzo fa. Il tema in questione è quello della sicurezza. Si ricorda? Settimane e settimane a dipingere Mogliano come una città in preda all’insicurezza e all’instabilità e, soprattutto, settimane e settimane a garantire magiche soluzioni per l’immigrazione, la delinquenza, la gioventù esasperata, il ritornello “sesso droga e rock’n’roll”.
A due anni e mezzo dalla sua elezione, com’è oggi la città di Mogliano? Obiettivamente, come prima, se non peggio. Sì, perché l’esordio non è stato dei più felici, con il suo assessore preposto alla sicurezza della città pizzicato sui social, dopo qualche mese appena e con falso nome, a fare insinuazioni pesanti nei confronti di un consigliere comunale, ex vicesindaco. Non un bell’inizio, vero? al punto tale che questo sceriffo sotto mentite spoglie fu costretto a dimissioni lampo. Per il resto, i consueti scenari: problematiche varie giovanili (e mettiamoci pure le risse programmate nei fine settimana fra gruppuscoli imberbi), furti di prammatica, un po’ di aggressioni, il sottopasso ferroviario ridotto a rampa da skateboard o pista per ciclisti (giovani e adulti) che scendono come razzi, territorio raramente presidiato, con la polizia urbana impegnata soprattutto a compilare carte su carte.
Io lo so che questo accade non per sua colpa. Se mi permette, l’unica sua colpa e della sua vociante compagine, è stata quella di promettere di risolvere con spavalda semplicità un problema parecchio complicato, generato da una società assai complessa, le cui contraddizioni si riflettono anche nella nostra città. Sicché non altro ha potuto fare che lamentarsi dell’inciviltà e portare a conclusione il piano di videosorveglianza predisposto e finanziato dalla Giunta precedente.
Si può fare qualcos’altro, oltre alle esagerazioni e alla retorica del “low and order”? Sì, si può, ma in tutt’altra direzione. Un primo importante obiettivo dovrebbe essere quello di dar vita a una nuova socialità nella nostra città, un vero diffuso e positivo presidio contro l’inciviltà. Come? Costruendo punti di aggregazione (come una nuova importante biblioteca: ci ripensi, signor Sindaco, ci ripensi…), incrementando le manifestazioni culturali, artistiche, sportive, promozionali, riconsegnando gli spazi urbani alla crescita comunitaria; un secondo, altrettanto rilevante, riguarda la rivitalizzazione dei negozi del Centro Storico, perché i negozi non sono solo punti vendita, ma luoghi di relazione e presidio della sicurezza. Si sente, da questo punto di vista, la necessità di fare un piano (si può fare, anche con la legislazione attuale) per supere il lento degrado in cui versa e recuperare il ruolo storico delle nostre botteghe, la funzione sociale di un centro commerciale naturale, a patto di smetterla di consentire la nascita di nuovi centri commerciali e di spropositate superfici distributive, così devastanti per l’equilibrio naturale dei nostri territori.
Insomma: la crescita culturale di una comunità solidale e consapevole per superare gli odi dell’ignoranza e i disagi dell’inciviltà.