“Ci sono in Italia donne che per titoli, meriti, esperienza ed equilibrio possono benissimo salire al Quirinale”, scrivono in un appello Dacia Maraini ed altre intellettuali ed artiste.
“No, grazie”, risponde su Repubblica Natalia Aspesi. È chiaro, anche questa volta ci si rivolge alle donne perché sbroglino loro la matassa”.
Ben altri sono i giochi e se ci si rifà al dibattito riportato dai quotidiani in merito alla prossima elezione di una/un presidente della Repubblica, la questione dell’eventuale elezione di una donna al Quirinale appare un diversivo. E nemmeno sembra uno “Sbrogliate voi la matassa”, sappiamo bene che mollare il potere non è una caratteristica della mentalità e pratica maschile.
Vengono intervistati più e più volte deputati e ministri, delle parlamentari e delle ministre non si conosce opinione. Né sappiamo cosa abbiano risposto le nostre rappresentanti all’appello di cui sopra.
Secondo i dati del Viminale nelle ultime elezioni amministrative, alla carica di sindaco in tutti i comuni delle Regioni a statuto ordinario solo il 18,60% erano donne. Nei 17 comuni capoluogo delle Regioni a statuto ordinario alla carica di sindaco 120 erano candidati uomini (82,76%) mentre le candidate erano 25 (17,24%). Di queste, nessuna è stata eletta e nemmeno mandata al ballottaggio.
Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021 sono 118 le donne uccise, di cui 102 in ambito familiare/affettivo; di queste, 70 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner.
Dati che testimoniano che alle donne gli spazi della politica e della rappresentatività sono negati, inoltre l’altissimo numero di vittime di femminicidio dimostra quanto la cultura e la mentalità ancora connotate da sessismo siano profondamente radicate ad ogni livello e producano esclusione e violenza.
Chiedere che sia candidata una donna non basta, è necessario indicare quale profilo dovrebbe avere la presidente della Repubblica.
Essere antifascista ed avere il senso della laicità dello Stato
A tale proposito vale la pena di ricordare che il primo atto del neoeletto presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prima ancora di pronunciare il giuramento, fu l’omaggio alla Fosse Ardeatine
Promuovere la piena attuazione della Costituzione ed esserne garante.
In particolare, avere come punto di riferimento gli articoli 1 e 3: pari opportunità di lavoro, educazione alla parità di genere e al rispetto delle differenze
Servire con onore. Articolo 54 della Costituzione
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
Questi principi a fondamento della Costituzione fanno sì alcune persone non siano candidabili.
In un paese con un’evasione fiscale altissima (stimata in circa 103 miliardi di euro annui) non si capisce come si possa proporre Silvio Berlusconi, condannato a 4 anni per frode fiscale in riferimento al processo sui diritti televisivi Mediaset, e, sulla base della legge Severino, decaduto da senatore. Un presidente del consiglio più volte, sia nelle affermazioni sia nel comportamento, megafono di una cultura misogina, omofoba e sessista.
Tutt’ora sotto processo per vari reati. Vedi articolo 54 della Costituzione!
Oppure, se pensiamo ad una candidatura femminile, designare Maria Elisabetta Casellati, prima donna a ricoprire, nella storia d’Italia, la seconda carica dello stato, sarebbe altrettanto poco opportuno. La senatrice si è distinta per essersi sempre battuta perché i diritti delle donne e i diritti civili non fossero riconosciuti: contraria alla fecondazione eterologa, ha firmato una proposta di legge per abolire la legge 194, si è detta favorevole alla riapertura dei bordelli, si è opposta alla legge che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Ha concesso, in qualità di presidente del Senato, la cosiddetta “tagliola”, stratagemma che ha di fatto permesso l’affossamento del DDL Zan impedendo il dibattito articolo per articolo al Senato.
Quali candidate? Alcune proposte….
All’Istat è stata direttrice centrale delle indagini su condizioni e qualità della vita, direttrice del dipartimento delle statistiche sociali e ambientali e di nuovo direttrice centrale dal dicembre 2019.
Ha contribuito allo studio ISTAT, pubblicato nel 1985, pioniere nel mondo, che ha messo in evidenza il valore del lavoro delle donne all’interno della famiglia.
Ha guidato il processo di rinnovamento delle statistiche sociali e di genere, dando visibilità agli invisibili: donne, giovani, bambini, disabili, migranti, poveri, senzatetto, anziani, omosessuali.
Si è battuta contro la violenza sulle donne, le discriminazioni per orientamento sessuale, la povertà, il bullismo, il mobbing e la corruzione. Ha diretto il processo di costruzione degli indicatori del benessere equo e sostenibile oltre il PIL a livello nazionale, contribuendo anche al dibattito a livello internazionale
Ha partecipato alla Commissione Nazionale Parità in qualità di esperta ed è stata componente della Commissione povertà (CIES). È componente del Comitato scientifico dell’UPB Ufficio parlamentare del bilancio.
Ministra della sanità e ministra per le politiche per la famiglia. Ha varato nel 1999 la riforma del Servizio Sanitario Nazionale, è stata vicepresidente della Camera dei deputati dal 2008 al 2013, presidente del Partito Democratico dal 2009 al 2013 e presidente della Commissione parlamentare antimafia dal 2013 al 2018. Nel corso del suo mandato sono stati definitivamente chiusi i manicomi ed è stato abolito l’elettroshock. Ha affrontato i volgari attacchi di Berlusconi e del centro-destra con ironica intelligenza e ha lottato e lotta contro la criminalità organizzata. Nel febbraio 2021 ha rilasciato un’intervista in cui ha dichiarato di non riconoscersi più nel Pd, partito che lei stessa ha contribuito a fondare, sostenendo che non è più il partito che lei sperava, e non ha più rinnovato la tessera. Attualmente non appartiene ad alcun partito.