Ormai lo sappiamo tutti: stiamo respirando aria velenosa.
I dati lo dimostrano: chi vive in Pianura Padana si ammala di più, non solo ai polmoni, ci vanno di mezzo anche cuore, cervello e tutto il resto. Si ammalano di più anche i bambini. Il Covid in Pianura Padana ha colpito più duro che altrove. Le polveri ultrasottili invadono le nostre zone molto più che nel resto d’Europa, sono a livelli altissimi per gran parte dell’anno. Attraverso i polmoni entrano nel sangue, così raggiungono tutti gli organi, perfino i bambini dentro all’utero materno, portando sostanze cancerogene e veleni di tutti i tipi.
Le autorità politiche e sanitarie sono ben consapevoli di tutto questo. Lo sono anche perché la Comunità Europea ha più volte sanzionato l’Italia per i ripetuti sforamenti dei livelli di polveri sottili in Pianura Padana. Però queste autorità mostrano una desolante impotenza, che cercano invano di mascherare con ridicoli proclami e provvedimenti di facciata, del tutto inutili, a carico dei singoli cittadini, e intanto rilasciano autorizzazioni che vanno nel senso di aggravare la situazione.
Questo è tanto più vero per quanto riguarda gli inceneritori di rifiuti. Si sono moltiplicati negli ultimi tempi gli studi scientifici, che provano come dai loro camini vengano emesse le polveri ultrasottili più pericolose per la salute. Gli impianti cosiddetti “termovalorizzatori di nuova generazione” non hanno risolto la situazione, tanto è vero che i Paesi nordici, che avevano investito molto su questa tecnologia, e dove la situazione dell’aria è molto migliore della nostra, stanno facendo marcia indietro. Da noi invece vengono autorizzati nuovi mega-inceneritori, quasi a dire: vabbè, l’aria è già talmente inquinata dallo smog che anche se ne aggiungiamo un po’ di più… Viene propagandato, perciò, che costruire nuovi inceneritori è assolutamente indispensabile. Invece è chiaro che il motivo vero è legato a una speculazione economica: l’attuale inceneritore di Fusina è più che sufficiente per i livelli locali dei rifiuti residui dalla raccolta differenziata, che potrebbero essere ulteriormente ridotti. Volerne costruire uno nuovo, articolato su tre mega-impianti, ha unicamente lo scopo di realizzare profitti per pochi, a discapito della salute di tutti.
GIUDICI E GIUDIZI
Il movimento NO INCENERITORE FUSINA, unione di Comitati, Associazioni, gruppi di medici e singoli cittadini, ha avviato da subito un’azione estesa e articolata contro questo progetto, fatta di manifestazioni, iniziative per l’autofinanziamento e appelli (inascoltati) alle autorità decisorie regionali e locali, sorde e cieche di fronte alle evidenti e documentate inadempienze di Veritas-Ecoprogetto nella presentazione, e dell’Agenzia regionale per l’ambiente nell’accettazione, del progetto di eco-mostro. Ha deciso perciò di ricorrere all’autorità giudiziaria, presentando una denuncia al Tar del Veneto, firmata da Associazioni storiche che operano contro i danni alla salute nell’ambito del disastro ambientale della zona intorno a Porto Marghera (basti nominare Medicina Democratica) e da singoli cittadini che abitano nelle zone limitrofe direttamente investite dai fumi dell’inceneritore. Il Tar ha respinto il ricorso, non entrando nel merito delle contestazioni, precise e circostanziate, ma sollevando un cosiddetto “vizio di forma”, sostenendo che i firmatari del ricorso non sarebbero stati legittimati a farlo. Gli stessi soggetti hanno perciò deciso di ricorrere al Consiglio di Stato.
Vale qui la pena di riportare parte del comunicato stampa del Coordinamento, 4 febbraio 2022:
Ricorso al Consiglio di Stato: la partita è ancora aperta!
Dopo la bocciatura del primo ricorso da parte del TAR Veneto, è arrivata in questi giorni la decisione del Consiglio di Stato sulla richiesta di sospensiva depositata in appello dai comitati, a seguito della discussione avvenuta lo scorso 27 gennaio a Roma. Si tratta di una decisione molto positiva per i comitati del Coordinamento No Inceneritore Fusina, che dichiarano: “La partita legale è ancora aperta! Il Consiglio di Stato ha di fatto accolto la nostra richiesta di sospensiva fissando a breve l’udienza per la discussione sul merito del ricorso, precisamente il 21 aprile. Un esito non scontato, perché se il collegio giudicante avesse riconosciuto come valide le eccezioni sollevate dal TAR Veneto sulla nostra legittimazione a presentare ricorso, allora ci sarebbe stato un inevitabile secondo respingimento, e a quel punto l’unica strada percorribile sarebbe stato un ulteriore ricorso a livello europeo. Ma così non è stato, grazie soprattutto al grande lavoro svolto delle nostre legali per dimostrare la piena sussistenza dei requisiti delle associazioni e delle persone fisiche ad agire in sede legale per opporsi al provvedimento autorizzativo emesso dalla Regione Veneto, e per dimostrare una volta di più la fondatezza delle numerose e importanti contestazioni che abbiamo posto. È un primo risultato, ora ci auguriamo che il Consiglio di Stato si avvii ad esprimere un giudizio precisamente su queste contestazioni”.