Non sapremo mai se la guerra sarebbe scoppiata se al posto di Putin ci fosse stata una donna. La guerra, che colpisce tutte tutti, è cosa da uomini. C’è bisogno di esempi? Hitler e Mussolini, modelli di maschia virilità del secolo scorso, provocarono, nel corso della Seconda guerra mondiale, più di 60 milioni di morti e lo sterminio di 6 milioni di ebrei.
L’Europa ne uscì distrutta. Sul piano economico politico, culturale, delle relazioni. Anche militare, paradossalmente.
E ancora l’orrore ci avvolge, arriva nelle nostre case attraverso le immagini dei volti sfigurati delle donne colpite dalle bombe, di quelli dei bambini in fuga. Ancora la follia omicida colpisce la popolazione inerme, come accadde in Italia durante l’ultimo conflitto, in cui le vittime civili dei bombardamenti alleati furono 25.000. E delle donne bottino e preda degli eserciti non si è mai fatta una stima attendibile, né fino a tempi recenti si è considerato lo stupro una forma di genocidio.
L’ otto marzo 2022 mi lascia sgomenta, non riesco a pensare alle mimose, ai momenti in cui questo giorno era dedicato a ribadire la nostra forza ed il nostro coraggio, alle lotte che, insieme, abbiamo condotto. Mi sento sopraffatta da questi miserabili maschi che seminano morte, mi sento estranea a questa cultura che provoca violenza e divora sé stessa.
Secondo l’ultimo rapporto del World Economic Forum ci vorranno 136 anni prima che le donne raggiungano la reale “uguaglianza” (virgolette mie), vale a dire nel 2158. Sempre che prima della fatidica data qualche Putin di turno non abbia sbriciolato la terra a suon di bombe.
Dunque, per 136 anni ancora saremo preda di questa visione e di questa pratica del mondo secondo la quale per risolvere un problema si cerca il conflitto e la distruzione dell’altro anziché la mediazione? La devastazione invece che la cura? Se sarà questa logica a prevalere non ci sarà spazio per le donne che sono state e sono portatrici di modalità diverse di comporre contrapposizioni e contrasti. Nonostante il bonario e futuribile auspicio del Forum che indica come sia l’uguaglianza l’obiettivo da raggiungere.
E dovremmo, noi donne, essere uguali? A chi? Nella diversità, si suggerisce paternalisticamente e ipocritamente nella campagna RAI. Insieme, agli uomini, evidentemente, si auspica, anche se non sembra che gli appartenenti all’altro sesso siano disponibili a questo, immersi come sono in una cultura che li vede dominanti su tutti i livelli, nonostante le innumerevoli prove di intelligenza e capacità che le donne hanno dato. Facciamo invece in modo che siano rese possibili identiche risorse per il genere femminile e maschile, ad essere uguali a chi, ci penseremo noi.
Ma sarà difficile, per esempio in Italia. Dall’inizio dell’anno sono 6 le donne uccise. Dal primo gennaio al 21 novembre 2021 sono stati commessi 109 femminicidi, 93 in ambito familiare o affettivo, 63 dal marito o dal partner. L’8% è il terrificante incremento dei femminicidi rispetto al 2020. In Italia viene uccisa una donna ogni 72 ore. Quattro su 10 hanno lasciato figli piccoli. Anche questa è guerra, che si aggiunge a quella meno evidente ma altrettanto generatrice di annientamento, della discriminazione.
E penso a Lisistrata, protagonista dell’omonima commedia di Aristofane, 411 a.C. Gli uomini sono continuamente impegnati nella guerra e lei, Lisistrata, propone un patto alle altre donne: finchè gli uomini non firmeranno la pace tutte loro si rifiuteranno di avere rapporti sessuali.
«Io non sarei mai stanca di ballare, / e nemmeno uno sforzo faticoso / mi farebbe piegare le ginocchia. / Voglio affrontare ogni difficoltà / insieme a queste donne valorose: / dentro di loro / c’è forza di carattere, c’è fascino, / c’è una coraggiosa improntitudine, / c’è la sapienza, c’è la saggia virtù / che prova amore per la sua città»
Finisce bene, la pace ritorna attraverso un compromesso sessuale affettivo che, sembra, lasci soddisfatte le parti. Potesse essere questa una eventualità oggi, ma le armi in possesso delle parti in gioco inducono a temere che chi ha scatenato il conflitto preferisca mantenersi in uno sterile suicida mortifero autoerotismo.
Eppure, esistono uomini portatori di pace e vita come Gino Strada. Che siano numerosi che siano una comunità attiva e generatrice di speranza.
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