In qualsiasi casa gli ingressi sono curati. Avere una porta sbrecciata e in rovina non sarebbe nelle corde di nessuno, almeno il portoncino vicino al campanello, insomma su questo non si transige, la moglianesità un po’ per benino e svizzera su questo è compatta. Invece no.

Proprio le due porte principali per entrare a Mogliano dalla strada maestra sono in rovina e sono un brutto manifesto per la cittadina. Parliamo del Terraglio e dei due monumenti pericolanti che siglano l’ingresso al territorio comunale: a nord la ex Nigi e a sud il Postiglione.

Per chi arriva da Treviso sulla destra appare l’enorme struttura del Maglificio Nigi ormai abbandonata da anni. In sovrappiù adesso qualche buontempone l’ha trasformata in una discarica a cielo aperto.

Che destino beffardo.

È stata negli anni 70 il simbolo industriale di Mogliano, le migliori mutande della nostra vita, così anatomiche, così antiestetiche che hanno contribuito al calo demografico della nostra generazione. Ci hanno lavorato stuoli di ragazze moglianesi, finalmente un’industria sotto casa senza raggiungere Marghera. Invece non ha funzionato, dissapori tra i proprietari, errori di gestione e le mutande con il risvolto intrecciato sono sparite dal mercato. Dopo l’abbandono dell’enorme edificio c’è stato un fenomeno strano, specie se riletto in questi giorni. Gli stanzoni enormi e il giardino incolto hanno ospitato per parecchio tempo gli amanti della “Soft Air”, signori che giocano alla guerra, rigorosamente vestiti ed attrezzati che avevano trovato l’ambiente ideale, uno scenario appunto di devastazione e distruzione urbana dove praticare questa passione per la guerra. Lo so fa una certa impressione dirlo adesso in tempi ucraini. Ora sembra arrivato il tempo dei buoni propositi, ma sull’aggettivo “buoni” facciamo attenzione. L’idea strisciante è sempre quella, realizzare un bel supermercato, l’ennesimo, tanto ormai abbiamo già doppiato la media nazionale. Uno l’hanno già fatto sul Terraglio poco prima di Treviso, tanto per intasare un po’ il traffico e rallegrare la Via Regia intristita da ville venete e dai centenari platani.

Forse però a salvarci arriverà, e sarà benedetta, un’operazione pubblica che preveda lì la stazione intercomunale dei vigili e magari anche la Protezione Civile. Che arrivi anche un po’ di verde respiratorio lo vedo molto, molto improbabile.

Lasciamo il confine nord e andiamo a Marocco sul confine sud, prima del cartello “Mogliano V.” (un po’ russo forse) dove troviamo il Dese e sulle sue sponde il bell’edificio storico del Postiglione in rovina. È proprio il primo edificio per chi arriva da Mestre. Si vedono ancora le vetrine dell’ultimo ristorante e si riconosce nell’eleganza della costruzione la vecchia stazione di posta. E si immaginano mille storie dell’antica locanda. Romanticherie? Mica tanto, l’archivio comunale conserva dei documenti in cui l’oste di turno si lamentava, ad inizio dell’Ottocento, di come francesi ed austriaci consumassero abbondantemente nei loro ripetuti passaggi… ma poi non pagassero. Forse ci ha anche dormito Napoleone (che in realtà dormiva pochissimo), di sicuro il 2 agosto del 1866 gli ufficiali italiani ed austriaci festeggiarono insieme la fine dell’ennesima guerra. Cosa che speriamo tanto di fare anche noi quanto prima. Non divaghiamo. Adesso tutta la struttura è malandata e cadente e non si vede l’ombra di restauro, peccato.

Quindi? Nigi e il Postiglione sarebbero luoghi prediletti dello studioso Gilles Clement che ha coniato il fortunato termine di “terzo paesaggio” dove la natura si riappropria di quanto la civiltà le aveva sottratto. Un buon libro interessante ma a noi moglianesi servirebbero e basterebbero solo due buoni interventi riparatori e l’ingresso a Mogliano sarebbe più gradevole per gli occhi e la mente.

Di questi tempi non è poco.

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

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