L’esclusivo Wine Creative Lab 47Anno Domini ospita la prima retrospettiva dell’artista trevigiano Tiziano Marchioni (1957-2021).
La sua produzione affonda le radici nello studio e nell’osservazione della realtà per elaborare una singolare ricerca formale.
Fin dagli anni Settanta, l’artista dimostra un particolare interesse verso la resa naturalistica dei soggetti in continuità con la più ampia tradizione pittorica veneta incentrata sugli aspetti luministico-formali. Si ricordano le vedute della campagna trevigiana e del porto di Caorle in cui l’artista avvicina il punto di vista per soffermarsi sull’analisi dei dettagli formali, sulle strutture compositive, sui contrasti cromatici e chiaroscurali. Tale “messa a fuoco” prevede l’impiego della fotografia che permette di stabilire un rapporto diretto con il reale e contemporaneamente costringe a frammentare la totalità della visione attraverso la pluralità dei punti di vista.
Il “taglio fotografico” infatti spinge l’artista a selezionare i singoli particolari, a liberarsi dalle abitudini percettive consolidate e a impiegare prospettive insolite.
Tiziano Marchioni elabora una “metamorfosi degli oggetti” in grado di dare una personale soluzione alla netta contrapposizione tra figurativo e non figurativo.
In tale contesto è significativa la produzione recente incentrata sulle serie delle Reti, delle Tele e infine delle Cassette.
Lo studio della struttura compositiva, caratterizzata dal punto di vista fortemente ravvicinato, esalta le qualità formali e cromatiche dell’immagine. Le reti dei pescatori o le ampie tele con motivi a righe divengono stimoli per sviluppare una nuova ricerca plastica e chiaroscurale, in cui le forme morbide sono amplificate creando un movimento esuberante. I grovigli delle corde generano un linearismo inestricabile, mentre le tele pesanti si distendono o cadono formando ondeggianti masse di pieghe.
In particolare nelle Cassette, l’interazione e l’incastro degli elementi contribuiscono a determinare la metamorfosi dell’oggetto stesso che perde qualsiasi riferimento alla sua originaria funzione. Attraverso una tecnica pittorica quasi “iperrealista”, l’unità della forma si scompone nell’articolazione ritmica delle sue geometrie, nelle sottili variazioni tonali e nelle contrapposizioni di chiari e di scuri.
Gli elementi emergono per la loro essenziale modularità generando uno spazio che si protrae ad infinitum oltre i limiti dimensionali della tela. Le molteplici angolazioni prospettiche rompono il principio di unità della visione, spingendo lo sguardo dell’osservatore a perdersi nei meandri dell’articolazione delle forme.
Così partendo dall’unità dell’oggetto nasce una nuova visione capace di superare la semplice ripresa del dato reale per generare infinite soluzioni percettive.