La notizia è questa. È bene darla, perché mentre noi siamo dentro un’infinita crisi di governo dove si ragiona in politichese, ad altre latitudini si fa politica. In Germania il governo ha deciso di abbattere il costo dei biglietti per il trasporto pubblico. Con una misura introdotta a partire dal 1° giugno, e che durerà fino al 31 agosto, i tedeschi pagheranno 9 euro al mese un abbonamento per utilizzare tutti i treni regionali e il trasporto pubblico in città. Il biglietto non riguarda i trasporti a lunga percorrenza, ma include autobus, tram, metropolitana, treni S-Bahn e treni regionali. Risultato? Sono aumentati gli abbonamenti – 21 milioni solo nel mese di giugno – e il numero dei passeggeri dei mezzi pubblici. Questo intervento per offrire a tutti i pendolari un abbonamento a un costo quasi simbolico costa 2,5 miliardi di euro. Tanto? Sì, tanto. Ma quanto costa l’inquinamento in termini, ambientali, sociali, sanitari? Certamente di più. L’aumento di passeggeri sulle tratte a breve raggio c’è dunque stato, anche se la rete di trasporti tedesca, che è di competenza regionale, non è ancora pronta per questo tipo di politiche. E si sono verificati disagi a causa di mezzi sovraffollati. Ma la rotta, anche se si tratta di una misura temporanea, è tracciata. Qui la transizione ecologica è nei fatti.
Nella stessa direzione sta andando la Spagna: per contrastare l’aumento dell’energia e incentivare la mobilità sostenibile, da settembre a dicembre abbonamenti e biglietti per le tratte locali saranno interamente rimborsati. Sono interventi sperimentali, ma potenzialmente di sistema. Paesi più piccoli come il Lussemburgo e Malta hanno reso il trasporto pubblico interamente gratuito e lo stesso hanno fatto diverse città europee di piccole dimensioni. È sostenibile dal punto di vista dei costi? Il dibattito tra chi si occupa di economia dei trasporti è aperto (I mezzi pubblici possono essere gratuiti)
E in Italia come stiamo messi? Eh, in Italia viviamo come se non ci fosse un domani per noi e soprattutto per i nostri figli. Nel decreto “Aiuti” approvato la scorsa settimana è stata inserita la possibilità di uno sconto massimo di 60 euro l’anno per l’abbonamento al trasporto locale, ma solo per coloro che nel 2021 hanno avuto un reddito complessivo inferiore ai 35 mila euro. Si tratta di un bonus utilizzabile per l’acquisto di un solo abbonamento. E il beneficio sarà erogabile fino ad esaurimento delle risorse disponibili, pari a 79 milioni di euro per il 2022. Una miseria. Siamo su altro pianeta rispetto alla Germania e alla Spagna.
Per fortuna a livello locale ci sono degli esempi virtuosi. Segnalo, ad esempio, che nei giorni scorsi la Regione Emilia-Romagna ha confermato anche per l’anno scolastico 2022/2023 due importanti iniziative per il trasporto pubblico gratuito agli studenti. Si tratta di “Grande”, l’abbonamento gratuito per gli studenti under 14 senza alcun limite di reddito, e di “Salta su”, l’abbonamento gratuito per gli studenti under 19 con un Isee familiare annuo fino a 30mila euro. Due opportunità che durante l’anno scolastico appena concluso sono state sfruttate da più di 200.000 giovani, per un risparmio complessivo per le famiglie che supera i 47 milioni di euro, in media 300 euro a figlio. E alla Regione costa 20 milioni.
Qualcuno si chiederà: ma qui in Veneto? Nessuna misura in questo senso. Anzi, non solo non si interviene sul costo del trasporto locale, ma si cerca in tutti i modi di disincentivarlo, togliendo delle corse o spezzando delle tratte, come nel caso della linea Mestre-Preganziol lungo l’asse del Terraglio. Ci vorrebbero, appunto, la politica e l’attenzione ai bisogni dei cittadini che, dai nostri amministratori sono considerati utenti o, peggio, clienti. Ma bisogna partire dal principio che la mobilità delle persone è un diritto di civiltà. E dal fatto che la catastrofe climatica nella quale siamo immersi dovrebbe imporre scelte radicali.