Segnalo un nuovo libro interessante di Claudio Simionato “Le nuove chiese di monsignor Fedalto” dedicato alle tre chiese costruite negli anni ‘60 a Mogliano. Luigi Fedalto, storico e longevo parroco (1934-1968) intuendo lo sviluppo della nostra cittadina si dedicò alla edificazione delle chiese a Mazzocco , a Marocco e nel quartiere ovest. Una decisione importante per chi come lui aveva diretto la parrocchia centrale di Santa Maria Assunta e per certi versi anche triste “non vide però il compimento del suo sogno, perché il 10 agosto 1968 morì rimpianto da quanti ne avevano conosciuto ed apprezzato le doti di sapienza e bontà. Aveva 76 anni, 34 dei quali trascorsi come arciprete di Mogliano”. Così si scrive nel libro ed è un’occasione per visitare questi edifici religiosi resi quasi invisibili dall’abitudine ma è anche uno stimolo per fare un paio di riflessioni su quello che sta accadendo nel mondo della Chiesa.
Come sono state progettate queste tre chiese? La prima impressione è che siano il frutto di una mentalità architettonica solida, una ingegneristica operaia, pochi fronzoli, poche audacie, adatte insomma ad accogliere i fedeli della periferia che volevano una chiesa grande e comoda vicino a casa.
Una fase espansiva quindi, un cattolicesimo che si aggiornava con nuovi sacerdoti in grado di parlare alla gente o addirittura di anticipare le nuove istanze teologiche come fu il caso del primo parroco nel quartiere ovest Don Gianni Gottardi.
All’inizio erano costruzioni quasi spoglie con mobili provvisori e ci vorranno molti anni, una trentina, prima di raggiungere quel livello estetico che adesso troviamo sia all’esterno che negli addobbi degli interni. Se ad un primo sguardo superficiale ci possono sembrare imponenti ma fredde basta avere la cura di entrare per trovare opere notevoli. Cito per tutte le vetrate di Ugo Signorini a Marocco o quelle del nostro concittadino Angelo Zennaro a Mazzocco. Lavori che meriterebbero un maggiore risalto. E Toni Benetton? Lui che abitava vicino, in via Marignana, diede il suo contributo con dei bei portali in ferro battuto a Marocco. Una curiosità: ad arricchire il patrimonio artistico si è cimentato anche il parroco attuale del Sacro Cuore, quartiere ovest, don Vanio Garbujo con un mosaico raffigurante La Deposizione (2018).
Il libro di Simionato potrà servirvi come guida in una esplorazione originale, un po’ snob, magari armati di bicicletta e di fotocamera.
Volevo portarvi però verso un’altra riflessione magari un po’ spiazzante.
Lasciate la bicicletta, prendete l’auto e andate a Zelarino. Resterete a bocca aperta. Un incredibile paesaggio slavo vi apparirà davanti: la chiesa ortodossa rumena con il suo bel campanile svetta all’orizzonte. Immersa nel verde fa una certa impressione e se volete una gentile signora, badante a Mestre, vi farà entrare. Assaporate il buon odore persistente dell’incenso.
Non è finita, barcamenatevi con la periferia mestrina e prendete la strada per l’aeroporto e qua lo stupore lascia il posto allo sconcerto.
Cupole, oriente e misticismo. Non è una moschea anche se avvertite una certa parentela. È la chiesa dei copti, quei cristiani distribuiti lungo il Nilo, di cui ogni tanto sentiamo parlare in Egitto, in Etiopia. Ci hanno messo parecchi anni, non c’erano soldi, ma adesso la chiesa è pronta ed affascinante.
Tutto è cambiato, sono queste le nuove chiese. Immagino come nei film (ma è una testimonianza vera) che don Fedalto di domenica pomeriggio poserebbe per un istante le carte da gioco sul tavolo e si accenderebbe un sigaro Avana. Perplesso.