“Quello che sarebbe interessante scoprire è il lato femminile della faccenda. Come mai possano esistere donne che si prestino a questa baggianata. O come mai una folta schiera di donne, con un deciso senso di dignità di sé e del loro corpo, non abbia invaso la sede della festa degli uomini e abbia proposto un uso alternativo della banana.” Si chiede e chiede Fulvio Ervas nel suo articolo “Per un uso intelligente della banana”.
Il lato maschile della faccenda appare evidente. Nulla da scoprire, nulla viene lasciato all’immaginazione, nessun dubbio. In rete si possono ammirare numerose foto e filmati che illustrano i momenti salienti della festa. Degli uomini. O forse sarebbe meglio dire di una parte del corpo degli uomini, il fallo, ad affermare che solo quella parte conta. Del resto, illustri leader politici ci hanno abituato da anni a riferimenti ben chiari a quali siano i presupposti ideologici dei loro programmi. Come dimenticare “La Lega ce l’ha duro” di Umberto Bossi o il “Vaffa day” di Beppe Grillo?
Gli allegri organizzatori della festa a Nimis hanno usato una elegante e raffinata metafora invitando le signore a cibarsi delle loro banane, decorando però il paese con enormi cazzi, perché fosse chiaro a cosa ci si riferisse. Appunto: un uso intelligente della banana. A loro avviso. Insomma, una fellatio collettiva, condivisa, soggetta a premiazione. Dal vocabolario Treccani: “Fellazióne s. f. [der. del lat. fellare «succhiare» (propr. il latte, ma anche in senso erotico)]. – Latinismo usato nel linguaggio medico e forense (anche nella forma pseudo-lat. fellatio) per indicare la stimolazione orale dell’organo sessuale maschile”.
A questo punto è lecito chiedersi:
Come mai possano esistere uomini che si prestino a questa baggianata? O come mai una folta schiera di uomini, con un deciso senso di dignità di sé e del loro corpo, non abbia invaso la sede della festa degli uomini e abbia proposto un uso alternativo della banana.?
Come mai possano esistere uomini che non invadano le piazze di fronte al fatto che da gennaio 2022 sono 67 le donne uccise da mariti, fidanzati, ex compagni? Come mai possano esistere uomini che non invadano le piazze di fronte al fatto che quasi ogni giorno avvengono stupri o tentate violenze nei confronti delle donne?. Vedi alla pagina “Guerra alle donne” su “ilDiarioonline“.
La domanda riferita alle donne che si sono prestate alla cosiddetta baggianata, potrebbe essere accostata alla logica che ha portato a questa sentenza. Luglio 2022. Condannato in primo grado per violenza sessuale, assolto dalla Corte d’Appello perché la vittima, con il suo comportamento, avrebbe indotto l’imputato a “osare”. La sentenza di un giudice torinese che ha ribaltato il verdetto del primo grado – condanna a 2 anni 2 mesi e 20 giorni. Secondo i giudici della Corte d’Appello, la ragazza “alterata per un uso smodato di alcol (…) provocò l’avvicinamento del giovane che la stava attendendo dietro la porta”.
Non solo, aggiungono i giudici: “Si trattenne in bagno, senza chiudere la porta, così da fare insorgere nell’uomo l’idea che questa fosse l’occasione propizia che la giovane gli stesse offrendo. Occasione che non si fece sfuggire». Si sa, l’uomo è cacciatore. Quindi se ti violentano è tua la colpa e allora adesso che vuoi?. Direbbe Bennato. Nota redazionale.
Insomma, è sempre responsabilità delle donne?
Vero, le donne si sono prestate a mangiare le banane, ma l’originale idea della performance di Nimis è opera di uomini. E non risulta che ci sia stata opposizione maschile alla trovata.
Vero, le donne accettano soprusi di ogni genere ed assumono il punto di vista dell’oppressore. In tutti i campi a tutti i livelli: accettano di rimanere accanto a uomini dispotici, ritirano le denunce contro mariti e compagni aggressivi e violenti. Questo a livello macroscopico. Ma c’è una ancora più subdola e incisiva discriminazione operata da donne su altre donne. Parlamentari donne che si battono per abolire la legge 194, favorevoli alla riapertura dei bordelli, ancelle di politici che considerano le donne come oggetti sessuali, che si appellano a “Dio, Patria e famiglia non è uno slogan politico ma il più bel manifesto d’amore che attraversa i secoli.”, (affermazione di Giorgia Meloni). Slogan del ventennio fascista che assegna alla donna un ruolo di sudditanza all’interno della famiglia “naturale” la cui unica mansione sarebbe quella di prendersi cura della famiglia e di garantire figli per la patria.
Imprenditrici che assumono solo donne che hanno più di 40 anni. “Se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa e lavorano h 24, questo è importante”.
Vero, il problema esiste, ne siamo consapevoli, difficile scalfire secoli di subordinazione, ma……Probabilmente la questione riguarda più gli uomini che le donne che in questi anni, con fatica e gioia, hanno prodotto una cultura diversa offrendo anche ai maschi la possibilità, non sempre capita, di interrogarsi e di mettere in discussione la propria visione di sé e del mondo.