Fabio Franzin (Milano 1963) vive a Motta di Livenza. È redattore della rivista di civiltà poetiche “Smerilliana”
È la voce, in Italia, tra le più importanti della poesia in dialetto (il veneto-mottense): dal formidabile Fabrica (2009) allo straordinario Corpo dea realtà (2019) Fabio Franzin ha dato testimonianza, da operaio e dalla periferia, della violenza e della devastazione di un decennio segnato da una profonda crisi economica, sociale, morale finanche antropologica.
Nelle sue opere l’idioma veneto diventa luogo della trasfigurazione della realtà anche linguistica, accoglie dialettalizzandoli lemmi del mondo della tecnologia e delle merci, del lavoro e degli affetti, delle mutazioni sociali e del paesaggio. Non solo egli dà la sofferta descrizione del tramonto degli ultimi lacerti del Veneto contadino, ma soprattutto delle lacerazioni presenti: il corpo della crisi è sezionato adottando le crude parole della crisi.
E non è da confondere con un politico o sociologo, poiché Fabio Franzin «è essenzialmente e sempre un poeta, colto, raffinato dalla lingua sempre coerente e congrua con quanto scritto ed enunciato. È il poeta per eccellenza dell’universo sensibile, della percezione acuminata dei sentimenti, delle cose e degli uomini» (Manuel Cohen).