In Iran le donne manifestano togliendosi il velo al grido “Donne, vita, libertà”. In Italia?
In Italia non sta succedendo niente. Al governo c’è un partito di destra, i cui esponenti, nelle regioni in cui amministrano, hanno promulgato leggi che ledono il diritto delle donne a decidere.
In Piemonte la Regione pagherà le bollette, le rate del mutuo, l’affitto alle donne che sceglieranno di non interrompere la gravidanza. Il finanziamento riguarda anche abbigliamento, farmaci, pappe e latte in polvere, pannolini, passeggini, culle. La legge è firmata da Fratelli d’Italia, sostenuta anche degli altri partiti del centrodestra, Lega e Forza Italia.
Il governo regionale ha deciso di autorizzare l’ingresso delle associazioni Pro Vita nei consultori e negli ospedali. Non sarà applicata la circolare del ministero della Salute per la distribuzione della pillola Ru486* negli ambulatori e nei consultori.
Sono stati stanziati 460mila euro di soldi pubblici, assegnati ogni anno alle associazioni Pro Vita. Dovranno intercettare le donne in difficoltà, anche in consultori e strutture sanitarie, offrire loro un aiuto economico che le convinca a rinunciare all’aborto e portare avanti la gravidanza.
In Umbria, giunta regionale di centro-destra, molti i medici obiettori, un po’ più della media. A Gubbio sono il 100% dei ginecologi (dati raccolti tra agosto 2021 e aprile 2022 dal sito maidati.it), così come a Castiglione del Lago. A Città di Castello 6 su 8 sono obiettori, all’ospedale di Perugia stessa percentuale (75%), poi Foligno sfiora il 90% (88,9%) e Spoleto è all’80%.
In Veneto e nelle Marche, la legge impone la sepoltura di ogni feto abortito, indipendentemente dalla settimana di gestazione e dalla volontà della donna. Nel 2017 l’assessora Elena Donazzan, allora di Forza Italia e ora passata a Fratelli d’Italia, all’interno della legge di bilancio inserì questa norma modificando la legislazione veneta e imponendo l’obbligo di sepoltura anche ad un aborto sotto la ventesima settimana.
Nelle Marche governate da FdI è praticamente impossibile ottenere la Ru486 nei consultori. In Liguria lo stesso partito ha presentato una proposta di legge per aprire sportelli Pro Vita nei consultori e nei reparti di maternità.
Se ne parla sui social, si dibatte, ma evidentemente in questo paese ci si è dimenticati di come ci si arrabbia.
Mentre in Iran le donne manifestano rischiando la vita, noi non abbiamo il coraggio di “andarci a prendere i nostri diritti”. Sentirsi dire, a 21 anni, che chiunque può decidere sul mio corpo, ma non io, è inaccettabile.
Secondo te c’è una colpevolizzazione nei confronti delle donne che decidono di non portare avanti la gravidanza? Cosa pensi dei cosiddetti “cimiteri degli angeli”?
Il fatto che si sia stabilito di seppellire un feto è una violenza psicologica inaudita. La scelta di abortire è una decisione gravosa, che si assume con grande cautela, che non taglia a metà la vita di una donna. Secondo me si dovrebbe uscire dalla retorica dell’esperienza traumatizzante. Non per tutte è così: può capitare che si scelga di non portare avanti una gravidanza, a prescindere dalle possibilità che possa avvenire senza problemi per la madre e per il feto e dalle disponibilità economiche che si hanno. In ogni caso è un fatto che riguarda intimamente ogni donna. Non è limitando le possibilità di abortire in maniera sicura nelle strutture pubbliche, come prevede la legge, che le donne smetteranno di abortire e si potrà verificare il ricorso a soluzioni non protette e pericolose.
Ci viene passato il concetto che è un’esperienza sbagliata a prescindere. Il lavoro che devi fare su te stessa, se decidi di abortire, è quello di rifiutare di essere considerata un’assassina, una che non ha voluto concedersi “la gioia di essere madre”. C’è da chiedersi il diritto di chi si stia difendendo seppellendo i feti.
D’altra parte non ci si indigna per i femminicidi, gli stupri, le sentenze che riducono le pene agli assassini, continuando ad alimentare la mentalità per cui in fondo sono le donne che se la cercano. E’ sempre un raptus che porta un uomo ad uccidere una donna, un inguaribile romantico che non è riuscito a superare il trauma dell’abbandono. Avviene una narrazione falsata dei femminicidi. Anziché usare una terminologia appropriata, si parla di mariti innamorati (e non possessivi), di attacchi di gelosia e non di azioni spesso premeditate e si ripete “Non ce lo saremmo mai aspettati, era una persona così pacata era una coppia perfetta…” dipingendo il responsabile come un buon padre e un bravo marito, invece di mettere in evidenza che si tratta di un assassino.
Da gennaio 2022 sono state uccise 71 donne.
Di fronte a questo massacro perché le donne non scendono in piazza? Perché durante la marcia in rosa che promuove la campagna per la prevenzione del tumore al seno sono migliaia a manifestare, mentre in occasione della Staffetta sul Terraglio contro la violenza sulle donne, ideata ed organizzata dal comune di Mogliano Veneto che coinvolge i comuni limitrofi, la presenza femminile si riduce notevolmente?
Prendere consapevolezza fa paura, perché la consapevolezza ha come conseguenza il bisogno e la volontà di partecipare in modo attivo a risolvere il problema. Si pensa (e anche si spera) che non capiterà proprio a te, che il problema non ti riguarda. Molto dipende dall’educazione che si riceve, anche a scuola. Come si fa a dire a una dodicenne che potrà incontrare situazioni spiacevoli? Si fa presto esperienza delle pesanti allusioni al corpo e alla sessualità quando si cresce e il corpo si trasforma, ma nessuno ti insegna a reagire. E si ha paura, ci si sente in colpa. Questo si ripete a lungo, in molte forme. Così, arrivate all’età adulta, anche di fronte a soprusi e violenze si resta passive.
Perché alcune si ribellano, anche se non hanno subito violenza? Tu perché rifiuti questo stato di cose e altre giovani donne no? Ha a che fare con le lotte femministe?
Fin da piccola ho avuto un forte senso di autoprotezione. Mio padre (con il quale ho passato molto tempo per motivi di organizzazione familiare) mi ha sempre insegnato che nessuno avrebbe potuto decidere per me, soprattutto se quanto mi si proponeva avrebbe potuto farmi star male o danneggiarmi. Mi ha insegnato a reagire di fronte alla prepotenza, anche se non riguardava me direttamente. Le giovani donne in generale, penso, non si informano oppure ritengono che non abbia senso ribellarsi. Da un lato perché ritengono che la situazione sia relativamente problematica, dall’altro, anche se si rendono conto che qualcosa non va, si defilano con la motivazione che tanto non si può cambiare…Inoltre siamo abituate ed educate alla sopportazione. In effetti non ci ascolta nessuno e forse è anche questo che ha indotto molte persone a non andare a votare.
Nell’ambiente in cui sono cresciuta (a parte la mia famiglia) non c’è traccia dell’analisi della società e della cultura che il femminismo ha prodotto. C’è reticenza e rifiuto a definirsi tali. Magari ci sono donne che non si fanno sottomettere, ma questo non significa rivendicare spazi e diritti per tutte. Sono andata io in cerca di individuare donne che avessero la mia stessa urgenza di cambiare lo stato delle cose. Io vivo una condizione privilegiata perché donna bianca cisgender*. Non accade che a livello culturale e politico si difendano i diritti delle donne nere o musulmane, né tantomeno i diritti delle donne transgender (che spesso sono pure discriminate da altre donne).
Ora una donna a capo di uno schieramento di destra diventerà presidente del consiglio. Le cose cambieranno?
Non perché donna saprà difendere i miei diritti. Non condivido con lei né gli ideali né i principi. Si sentiranno discorsi del tipo “Ma le femministe hanno sempre rivendicato posti di potere per le donne…” Ma noi femministe non abbiamo mai affermato che bastasse una donna. Molte delle donne che ora sono al potere hanno opinioni patriarcali, e se anche affermano che non limiteranno i nostri diritti introducono restrizioni che limitano le possibilità di scelta. Se la maggioranza dei medici che lavorano negli ospedali è anti abortista, dove andrò?… Non servirà promulgare leggi nazionali, basterà agire a livello locale non sanzionando l’obiezione di coscienza, limitando le attività dei consultori, diffondendo una cultura di colpevolizzazione di chi non si adegua al modello diopatrifamiglia.
A sinistra manca spazio per le donne?
Ma…forse non c’è più una sinistra in Italia, né c’è chi tuteli i valori che tradizionalmente le appartengono. La difesa del lavoro e dei lavoratori, dei diritti (e qui l’elenco sarebbe lungo), la laicità. Che significa prendere decisioni politiche a prescindere dal proprio credo religioso. Il cattolicesimo pervade il clima culturale in generale qui da noi.
Che prospettive avremo come donne?
Non c’è spazio per le donne né per i giovani. E il clima politico, le figure istituzionali che dovrebbero rappresentare le donne e gli uomini della nazione non ci devono rendere tranquille. Temo che si verificherà un clima di sospetto e paura in cui i diritti delle donne e quelli civili così come l’immigrazione saranno additati come problemi. Ora il presidente della camera è un uomo contrario all’aborto, alle unioni civili, che ha partecipato alle manifestazioni antiabortiste e antiLGBT+. Uno degli organizzatori del Congresso Mondiale delle Famiglie, che nel 2019 riunì a Verona i movimenti globali antiabortisti, antifemministi e anti-LGBT+. È iscritto al “Comitato No194” che chiede l’abrogazione della legge che in Italia consente alle donne di avere la libertà di interrompere una gravidanza. Nel suo libro “La culla vuota”, con prefazione di Salvini, definisce le migrazioni invasioni. Nel volume collega l’indebolimento della famiglia tradizionale all’immigrazione di massa.
Nel 2018 in una intervista al Corriere della Sera, dopo essere stato nominato ministro della famiglia affermò: «Le famiglie gay non esistono». In queste ore è stato ripubblicato sui social un suo video del 2016 in cui saluta gli “amici” di Alba Dorata. Movimento di estrema destra greco, di ispirazione fascista, che nel 2020 è stato dichiarato dal Tribunale di Atene una «organizzazione criminale».
Ora più che mai sarà necessario continuare a lottare perché crediamo in noi stesse e perché convinte che quanto facciamo ora servirà anche per le generazioni future.
*La RU486è un farmaco che induce l’interruzione della gravidanza farmacologica. E’ stato introdotto in Italia, dopo una lunga campagna di sensibilizzazione, condotta in particolare dai Radicali, solo nel 2009. Nel nostro paese, dopo la battaglia per la sua sperimentazione iniziata nel 2005, viene ufficialmente commercializzato dal 10 dicembre 2009, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’autorizzazione all’immissione in commercio.
*Cisgender: chi percepisce in modo positivo la corrispondenza fra la propria identità di genere e il proprio sesso biologico. Dal vocabolario Treccani. Anche: qualcuno a proprio agio con il proprio genere biologico
Treviso 21 ottobre 2022 – Grazie per questo contributo. Forse nella scuola e nelle famiglie bisognerebbe fare di più. Gianni Milanese