“Prima di colonizzare altri pianeti, possiamo smettere di ammazzarci su questo?”[1]. È senz’altro questa frase del fondatore di Emergency, Gino Strada, che meglio sintetizza il penultimo incontro promosso dall’ Associazione “Omega aps” tenutosi presso il Centro Sociale di Mogliano Veneto il 22 novembre scorso.
Ospite della serata lo scrittore Marco Vassalotti, che coautore del libro: “La cosa migliore che possiamo fare” (Milano, Edizioni People, 2022), ha dialogato con Maurizio Grazio, già dirigente scolastico del locale liceo “G. Berto”, sui momenti più significativi dell’operato di Gino Strada come medico e come uomo impegnato a combattere, dentro e fuori “Emergency” a favore dei diritti umani e degli “effetti collaterali” e sempre inevitabilmente e cinicamente pianificati da chi causa la guerra e la povertà nel mondo.
Il punto di partenza di Vassalotti e Grazio è stato, non senza riferimenti alla drammatica vicenda della guerra in Ucraina e su altri fronti mondiali, una riflessione di Cecilia Strada sull’ operato di suo padre e, di riflesso di “Emergency” in base alla quale egli si è sempre esposto in prima persona sul fronte della solidarietà e delle battaglie umanitarie ed in modo assolutamente antideologico.
Spesso seguendo la logica dei combattenti volutamente inermi, propria della filosofia Zen senza però trascurare che per questa filosofia l’inerme, laddove non è imbattibile, può avere più di un punto di forza, rispetto alle logiche di chi segue come valori incondizionati la violenza, la guerra e i principi dell’industria del massacro più o meno insonorizzato, e spesso, purtroppo ben dissimulato, ma sempre finalizzato al controllo e alla selezione dei ceti più deboli.
Per questo Strada, come ha puntualizzato Vassalotti, ha sempre considerato la cura come un atto politico, sicuramente prezioso, ma spostando il tiro, non esauriente rispetto all’ importanza di occuparsi della salute e della prevenzione, perché curare è un atto fondamentale, ma è pur sempre un rimedio, funzionale sì alla possibile guarigione del paziente, ma anche ad una sperimentazione terapeutica che non sempre riesce (la colpa ovviamente non è di nessuno) a riparare il danno. Dei presupposti per i quali Strada è stato subito “attenzionato” in termini non sempre edificanti dai mass media, che come hanno sottolineato Vassalotti e Grazio era considerato “un brigatista” morale, o, nella migliore delle ipotesi come un “demagogo”, senza considerare la sua indole incline a scrivere poco, e a dialogare molto, senza il timore di assumere posizioni controcorrente (figlie anche della controcultura sessantottina da cui proveniva), ma non di meno di una personalità improntata ad una carica umana, la cui espressione, quando è autentica come la sua, non ha colore politico e nello stesso tempo non teme nessuna più o meno temporanea strategia del compromesso.
Ed è stato così, da subito ha aggiunto ancora Vassalotti, e, ancor più precisamente nel’94, quando Maurizio Costanzo dopo averlo invitato per la prima volta al suo “Show”, in qualità di chirurgo operante come volontario della “Croce Rossa”, apprezzò la sua capacità di parlare senza reticenze dei propri obiettivi riguardo al progetto di “Emergency”.
E non di meno il coraggio che questo chirurgo all’epoca semisconosciuto aveva nel condannare l’impego delle mine antiuomo. Al punto che lo stesso Costanzo promosse all’epoca in diretta una prima sottoscrizione di fondi, corrispondenti all’ epoca a circa sei milioni di vecchie lire, per aiutarlo a fondare “Emergency”. Dunque, un buon inizio, finalizzato a promuovere, umanità e “bellezza”, perché per Strada anche questa era ed è funzionale al benessere del paziente e alla prevenzione della malattia in toto.
Una cosa che non ha riguardato nell’arco del suo operato solo gli ospedali, progettati, con il contributo dell’Architetto Renzo Piano e altri esperti di fama mondiale, ma da una intensa azione umanitaria, tanto in Sudan, quanto in Afghanistan e in molti altri paesi.
Azioni dunque concrete e benefiche, che però, come ha puntualizzato ancora Vassalotti, sono andate avanti solo sino al 2004 circa, quando a “Carta bianca”, il programma di Rai 3 di Bianca Berlinguer, l’attacco subito da Strada, da parte di Mario Giordano, ha cominciato a fare intravvedere un cambiamento di atteggiamento ed una maggiore chiusura da parte della società verso le azioni umanitarie e solidali, in senso lato.
In modo da portare ad un progressivo e tuttora evidente ridimensionamento della diffusione della cultura del pacifismo e della solidarietà. Ovvero di quel piacere di camminare l’uno a fianco dell’altro e fare la propria piccola parte, cercando di superare una sempre più diffusa cultura della suddivisione, quella stessa che porta al dramma della guerra, e a quello di una non meno diffusa anestetizzazione massmediatica.
Quella stessa che negli anni ’90 Claudio Fracassi denunciava come un fenomeno distopico che, anche se riferito all’epoca alla guerra nella ex Jugoslavia, crea tuttora con la diffusione delle notizie belliche (ma non solo) una sorta di ottundimento sensoriale.
Al punto che non si riescono mai ad avere le giuste proporzioni del dramma e della sua collocazione spazio-temporale[2]. Un effetto anche questo “collaterale”, al quale Strada si opponeva facendo riflettere su come la guerra sia qualcosa in base alla quale, chi è povero è sempre dalla parte sbagliata, rispetto a chi è ricco, potente e (se vogliamo fare riferimento a Darwin e alla sua analisi sulle logiche della prevaricazione intrinseche all’uomo) provvisto di ordigni, di ogni genere (dalle scuciture legali alle armi chimiche[3]). Il tutto, a discapito, ha concluso Vassalotti, prima ancora che della figura di Gino Strada e dell’operato di “Emergency” dei pacifisti e del loro operato, preso di mira da molte forze politico- economiche, anche nel corso di questo conflitto tra la Russia e l’Ucraina.
E a questo punto può essere utile un’altra citazione di Gino Strada: “Sembra una notizia dell’almanacco della fantascienza, eppure alcuni degli uomini più ricchi del pianeta stanno investendo miliardi di dollari, per studiare la possibilità di insediarsi su altri pianeti, se questo dovesse andare a rotoli…”[4]
[1]Gino Strada: “Una persona alla volta”, Milano, Feltrinelli, 2022.p. 79.
[2]C. Fracassi: “Sotto la notizia niente”, Avvenimenti, Roma, 1993, passim.
[3] C. Darwin: “L’ Origine della specie”, Roma Newton Compton, 1999, passim.
[4]G. Strada: “Una persona alla volta”, cit.p. 79.
grazie mille
Treviso 07 12 2022 – Alla lunga il vero pacifismo vincerà…