Il convegno di lunedì 12 dicembre al Centro Anziani di Mogliano era intitolato “COMUNITà ENERGETICHE – La transizione ecologica può partire dal territorio”.

Il tema era indubbiamente interessante, e ha attirato molte persone.

Va dato atto al Partito Democratico di aver saputo organizzare un incontro con una platea di relatori con competenze ed esperienze varie ed approfondite, a partire dai due sindaci, uno molto vicino a noi, quello di Preganziol, e uno molto lontano, di un paese in provincia di Siracusa, che ha parlato in video via internet: entrambi hanno potuto portare esperienze concrete di realizzazione di comunità energetiche tra i loro cittadini.

In soldoni: si tratta di consorziare un buon numero di persone in ogni città, per farle partecipare comunitariamente all’obiettivo di ridurre il più possibile la produzione e il consumo di energia elettrica da fonti combustibili fossili, e per aumentare progressivamente il passaggio alle fonti rinnovabili. In questo caso la fonte rinnovabile in gioco è l’energia solare, da catturare e rendere disponibile con i pannelli fotovoltaici.

Detta così sembra una cosa semplice. Invece le difficoltà sono notevoli e varie, di ordine tecnico, organizzativo, burocratico, economico e altro ancora. È evidente che occorre affidarsi a gruppi professionali che abbiano maturato competenze estese in materia. Uno di questi è la Società Cooperativa WeForGreen Sharing, che era rappresentata alla serata del Centro Anziani dal suo vicepresidente, anche lui in streaming, che ha fornito un buon esempio di competenza e professionalità.

Uno dei problemi, e forse non tra quelli minori, anzi tra i più controversi, è dove mettere i pannelli. Perché, se è opportuno che tra i partecipanti alla comunità energetica vi siano privati che hanno la possibilità di piazzarli sul loro tetto, è evidente che la grande produzione di energia, quella che effettivamente può portare concretamente a una fuoriuscita dal fossile, è data dai grandi “parchi fotovoltaici”.

Qui nasce la diatriba, e a Mogliano ne sappiamo qualcosa per quanto riguarda i contestatissimi progetti, che dovrebbero portare a grandi estensioni di pannelli su terreni agricoli in prossimità delle abitazioni.

Addirittura, a livello nazionale, assistiamo a due schieramenti fieramente opposti anche tra le associazioni ambientaliste: da una parte quelle assolutamente favorevoli a collocare pannelli solari ovunque e comunque, dall’altra quelle che invece non ne vogliono sapere, in nome di una strenua difesa del paesaggio.

Anche per quanto riguarda questo tema scontiamo un degrado che non nasce certo da ieri, ed è un degrado della politica, che non ha saputo imporre scelte che sapessero tutelare il bene comune. I beni sempre e comunque tenuti in prima considerazione sono stati quelli privati: abbiamo così assistito a una sistematica ed estesa distruzione del territorio e della biodiversità, in nome di un preteso “sviluppo” che ormai tutti vedono che sviluppo non è, anzi è un disastro che pregiudica il futuro, come i più giovani, angosciati, vedono benissimo.

La stessa incoscienza politica impedisce di vedere che è ora di investire, con l’obiettivo di sanare il più possibile il degrado dei capannoni che massacrano le campagne, per sostituirli o ricoprirli con pannelli fotovoltaici, e risparmiare la campagna fertile (risparmiandola anche dalle monoculture intensive). Queste azioni non possono essere lasciate solo sulle spalle di pochi sindaci illuminati, che trovano solo difficoltà invece di agevolazioni.

Siro Valmassoni
Medico ambientalista, per 40 anni anche anestesista rianimatore

1 COMMENT

  1. Non ho potuto partecipare perché ammalato. Tempo fa ho lanciato su “Chance org” la proposta, argomentandola, di montare pannelli fotovoltaici sopra l”autostrada inizialmente denominata “Passante di Mestre”. Ci sono anche pannelli fotovoltaici collocati anche come “barriere acustiche ” in autostrada del Brennero. Del caso 371 1194170

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