In questi giorni l’associazione Omega aps, benemerita, organizza una serie di incontri sugli “Anni di piombo” definizione un po’ filmica del decennio ‘70-80. Ho assistito ai primi due incontri con interesse e spero di partecipare anche ai prossimi. Bene basta salamelecchi, ragioniamo.

Le date. Che sia partita la lotta armata dalla fine degli anni ‘60 e che sia finita all’inizio degli anni ‘80 è consolidato. Propongo provocatoriamente come confine due avvenimenti moglianesi. Nel 1970 ci sono due attentati alle sedi della DC e del PSI, poca roba, era una “notte dei fuochi” una ventina di attentati organizzati dalle prime frange violente. Andiamo alla fine. Nel 1981 vengono arrestati tutti gli esecutori e fiancheggiatori del rapimento Dozier, generale molto americano della Nato. Tra di essi una moglianese.

Il rosso il nero. Il Veneto è quasi il protagonista di quegli anni. Le stragi fasciste partano da pochi chilometri da qui, le più violente sfide al sistema capitalistico infiammano Marghera e le facoltà di Padova. Perché questo? Perché Freda a Padova, Ventura a Treviso, Maggi alla Giudecca? Perché sul fronte opposto Toni Negri a Scienze Politiche di Padova e Potere Operaio fuori dai cancelli al Petrolchimico di Marghera?

Un altro dato. La successiva colonna delle Bierre è in realtà “foresta”. Foresti sono Savasta, Nadia Ponti e infine Moretti. Lui in un appartamentino sul Terraglio prima della caserma Matter. I fascisti no, erano veneti e Franco Freda comprava la valigia, che esploderà a Milano, in Piazza Duomo a Padova. Sono sicuro che avrà anche rognato sul prezzo.

I motivi? E perché proprio nel Veneto?  Panvini, il secondo relatore sostiene che in quegli anni eravamo la prima linea della guerra fredda. Il confine. Bisognava difendersi con tutti i sistemi, leciti o no, dall’ in-

vasione sovietica. Quindi con organizzazioni segrete come la Gladio o con l’eversione criminale nera, pagata foraggiata coperta dai Servizi Segreti. Le bombe, i tentativi di colpo di Stato avevano questo scopo.

Non ne sono tanto convinto, ho l’impressione che invece sia stata una reazione all’idea di una vera e propria insurrezione alle porte. Nelle piazze, nelle fabbriche, nelle scuole si respirava questo.

I fascisti erano terrorizzati dalla rivoluzione imminente, i rossi tosti erano convinti di un colpo di Stato cileno inevitabile. E quindi bisognava…

La meglio gioventù. Leggo le descrizioni delle uccisioni Gori, Taliercio, Albanese a Mestre. Passo davanti alla piccola stele posta in via Garibaldi e capisco solo una cosa. L’ha detta Gotor, il primo conferenziere: non eravamo la meglio gioventù. Ascoltavamo pifferai ottocenteschi mentre tutto cambiava, dalle musicassette al cellulare, dall’ecologia al divorzio, allo statuto dei lavoratori. L’Italia diventava la settima potenza industriale del mondo e Toto Cutugno con “L’italiano” conquistava la Russia.

Sono passati cinquant’anni, mezzo secolo. In coda all’assemblea un signore molto brizzolato chiede se i lavoratori non avessero scelto in quegli anni la democrazia cosa sarebbe successo…

Segue dibattito.

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

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