È stato presentato domenica 21 maggio all’auditorium di Santa Caterina a Treviso il libro “Maria Luisa Carnio – La vita, l’amore, il canto” curato dal marito Gino Torresan, che ripercorre la vita artistica e privata della famosa soprano trevigiana scomparsa nel 2016. La giornalista Cristina Sparvoli, conduttrice dell’evento, ha ricordato che Maria Luisa Carnio si era diplomata in canto lirico alla Fenice di Venezia con maestri del calibro di Bonomi ed Amendola. Proprio nel prestigioso teatro veneziano ha debuttato nel 1963 cantando il “Parsifal” di Wagner, il suocavallo di battaglia.
Il ruolo che amava di più era invece“Butterfly”che le valse la vittoria al concorso lirico internazionale di Tokyo.La presentatrice del libro ha intervallato letture e momenti musicali grazie al coinvolgimento di diversi ospiti, fra cui i soprani Claudia Pavone e Diletta Veronese, il tenore Cristian Ricci e il pianista Federico Brunello, maestro all’Arena di Verona e poi Federica Morello, storica dell’arte, Nicoletta Vilcu che ha letto i brani di Maria Luisa giovane, infine Laura Berton che ha dato la voce alla Carnio adulta.
Nel corso della serata, patrocinata dal Comune di Treviso e dall’Associazione Trevisani nel mondo, si è esibito il quintetto d’archi I solisti della Serenissima con la direzione del maestro Giorgio Sini, complesso che annovera alcuni fra i migliori violinisti e violoncellisti in attività nella Marca trevigiana.
“Ci sono voluti anni di lavoro per recuperare tutto il materiale contenuto nel libro” ha raccontato Gino Torresan, marito della cantante, architetto e regista degli spettacoli lirici che la soprano ha interpretato nella Marca, dopo avere girato i teatri lirici di tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone; aggiungendo “Nello scrivere queste pagine io stesso, che sono stato accanto a lei per oltre quarant’anni, ho conosciuto dei lati inediti di mia moglie che era una diva sul palco, ma molto defilata nel privato”.
Maria Luisa Carnio era una persona sensibile e generosa, faceva beneficienza: si dedicava ai bambini e a persone disabili con molta riservatezza, senza dire niente a nessuno, neanche al marito. Per riservatezza, tutti i suoi ricordi li ha condivisi soltanto sul letto d’ospedale con le persone che le sono state vicino. Quella stessa riservatezza che svaniva sul palco era celata dietro ai suoi look che non passavano inosservati: amava molto il trucco, i colori sgargianti e gli abiti vistosi. Il libro è pieno di storie commoventi, ma anche di episodi divertenti mai narrati prima che ripercorrono la sua vita da quando aveva cinque anni, età in cui maturò la sua passione per l’opera, fino a pochi mesi prima di morire quando, nonostante la malattia, continuò a pianificare eventi e concerti, l’ultimo dei quali a Cison di Valmarino.
Il libro è accompagnato da un Cd a cura di Paolo Trevisi, regista e amico di Maria Luisa, che racconta la storia dei brani più celebri interpretati dalla soprano. è stata una serata di musica lirica e sinfonica inframezzata da letture. I proventi della vendita del volume verranno devoluti all’Advar, l’associazione che gestisce la Casa dei Gelsi, dovela cantante trascorse gli ultimi giorni di vita in serenità, tanto che a volte intonava addirittura qualche brano per il personale della struttura.
Maria Luisa Carnio la si potrebbe definire un’eroina romantica per la curiosità indagatrice delle emozioni e per l’attenzione verso il profondo dell’animo umano che lei sondava con le armi della propria sensibilità artistica. Nondimeno, per la verità emotiva alla quale perveniva anche a costo di lacerazioni e strappi, la si può assimilare alle figure femminili del realismo musicale. La cantante era anche dotata di una certa ironia nel riuscire a prendere le distanze dal ‘mondo’cogliendo il risvolto pittoresco difatti ed individui, come se fosse costantemente calata in un’aura mozartiana.