L’esposizione “Metamorfosi” propone il dialogo tra le geometrie pittoriche di Alessandro Murer e le figure plastiche di Francesco Stefan.
Per Alessandro Murer l’intuizione originaria nasce dalla rielaborazione soggettiva di immagini derivate dalla natura o dal vissuto quotidiano che vengono selezionate e purificate perdendo qualsiasi relazione con la realtà contingente. Tale processo di sintesi è governato da un principio di armonia che nasce nella progettazione iniziale e che vede il suo sviluppo nella completa realizzazione dell’opera. La struttura compositiva si definisce gradatamente secondo un progetto iniziale precedentemente elaborato dall’artista attraverso studi e disegni.
Si delinea uno spazio frammentato e scomposto che sembra estendersi in profondità tramite una successione infinita di forme taglienti che si intersecano e si compenetrano.
L’architettura geometrica emerge solo alla fine con le sue stratificazioni, le spaccature formali, l’alternanza dei pieni e dei vuoti, rompendo illusionisticamente la bidimensionalità della superficie.
Il colore, costretto nei rigidi limiti lineari delle forme, esalta le sue qualità ottico-percettive di trasparenza, opacità, luminosità invitando lo sguardo del fruitore a penetrare lo spazio dell’opera.
Francesco Stefan elabora una ricerca personale in cui gli spunti provenienti dai diversi artisti contemporanei si fondono con gli stimoli formali derivati dalla tradizione plastica trevigiana.
Per l’artista l’elaborazione plastica diviene ricerca dell’origine della forma che sempre più spesso si libera dalla definizione realistica per lasciare spazio all’abbozzo della figura colta nel suo nascere. Il processo del modellare permette quindi di dare forma all’informe e spinge l’artista a osservare la realtà con uno sguardo nuovo, tanto da vedere nascere il movimento di una figura anche dalle irregolarità di un sasso.
Nella produzione recente, l’artista giunge a una particolare sintesi formale, in cui l’articolato dinamismo dei corpi si ricompone e si fonde in una singolare unità plastica. Solo alcuni particolari delle teste, dei capelli e degli accessori esprimono un certo gusto narrativo rivolto alla quotidianità. Le figure divengono monoliti d’argilla che svettano monumentali verso l’alto ed esprimono tutta la loro drammatica teatralità nelle torsioni, nelle flessioni e nelle tensioni lineari del blocco plastico unitario.