Charles Dickens avrebbe forse iniziato così questa storia.
Un viaggiatore, non sappiamo se spinto da un destino beffardo o semplicemente dalle insondabili trame del caso, che si fosse trovato a passare nella piazza del mercato di quella ridente cittadina non avrebbe potuto trattenere un motto d’orrore di fronte allo spettacolo che si presentava davanti ai suoi occhi. Di una fatiscente costruzione crollata non si sa come e non si sa quando erano rimasti cumuli di mattoni, finestre sfondate, spuntoni di legno e metallo protesi verso il cielo e su tutto perfino una vasca da bagno che aveva visto giorni migliori e che troneggiava su quella rovina, simile ad un vascello in balìa del mare in tempesta.
La ridente cittadina in questione é Mogliano Veneto e stiamo parlando, l’avrete capito, dall’ammasso di macerie derivato dal crollo dell’edificio di via XXIV Maggio, un tempo salone automobilistico e per lunghissimi anni ricettacolo di topi ed erbacce. Siamo nel cosiddetto centro storico, cuore civico e commerciale della città e questo è oggi il biglietto da visita che si presenta ai cittadini e a quanti visitano la (ex) “perla del Terraglio”.
Poco lontano, appena dietro la parete meridionale dell’abbazia benedettina, fa bella mostra di sé un anacronistico spazio asfaltato e recintato da altissime reti.
Qualcuno ricorda che molti anni fa veniva usato come campo di pallavolo, ma da decenni è rimasto inaccessibile nella sua assoluta e inutile bruttezza. Eppure, basterebbe poco per eliminarne le tracce e magari ricavare al suo posto un ulteriore spazio verde con panchine e alberi che introducesse da sud all’area dell’abbazia e al Brolo.
Un altro buco nero riguarda le fatiscenti strutture di una officina con annessa casa abbandonata proprio a fianco di Villa Stucky, confinata dietro ad un orribile muretto in cemento. Il contrasto degli ex capannoni ormai ridotti a scheletri con le belle linee liberty della villa e gli alberi secolari del retrostante parco di Villa Longobardi non potrebbe essere più stridente.
Per carità di patria ci fermiamo qui con questo primo elenco di buchi neri moglianesi e affrontiamo subito la domanda che sorge spontanea: ma chi dovrebbe farsi carico dell’eliminazione di tali brutture? Appartengono tutte a privati e quindi a prima vista sembra che non resti che confidare nello spirito civico dei proprietari.
E invece no. Esiste una sorta di etica superiore del decoro urbano che, suffragata da reali poteri attribuiti ai sindaci, può spingere le autorità cittadine a pretendere degli interventi volti a garantire un livello accettabile di estetica cittadina.
A questo proposito citiamo tra tante questa ordinanza del sindaco di Bortigiadas, un paesino del sassarese, che potrebbe essere presa ad esempio dai nostri amministratori. Una piccola ma intrepida luce contro il buio dei buchi neri.