Ricorre quest’anno il sedicesimo dalla scomparsa di Paulo Faggian. Paulo, infatti ci ha lasciato nel luglio 2007, dopo due anni di cure affrontate con la serenità e la tenacia del suo carattere.
Paulo era molto conosciuto a Mogliano e dintorni. Arrivato dall’Argentina con la sua famiglia (il papà Angelo era emigrato nel dopoguerra e, da quel che ricordo, raggiunto in seguito dalla moglie sposata per procura, non senza difficoltà per via della sua appartenenza politica) si integrò subito nella gioventù moglianese, ed in particolare in quella dell’Ovest, grazie alla sua innata socialità e alla vivacità culturale che lo caratterizzavano.
L’ho conosciuto bene Paulo. Siamo stati accumunati per lunghi tratti dalle stesse aspirazioni e visioni e anche da momenti di fraterna amicizia (ricordo i lieti convivi allietati dai suoi “asado” di argentina memoria); in altri invece ci siamo divisi per differenti valutazioni, ma sempre con reciproco rispetto.
Ci ha lasciato una bella eredità Paulo: la costanza del suo impegno sociale nel Consiglio di quartiere Ovest Ghetto, di cui fu presidente per lungo tempo; la sua fruttuosa passione educativa nelle aule della scuola media Toti dal Monte, ora “Margherita Hack”; lo slancio solidale che lo vide fra i protagonisti della rete Radié Resch. Ma di queste sue doti altri hanno già scritto, belle in particolare le testimonianze del figlio Federico.
Quel che mi preme invece sottolineare in questo breve ricordo è che Paulo è stato un pioniere, un uomo che aveva la vista lunga, in anticipo sui tempi. Quel che pensava lo viveva in modo naturale, con un coerente stile di vita. Percepiva già allora i rischi di uno sviluppo improvvido, della cementificazione del territorio, dell’uso corrosivo di pesticidi e dei composti di sintesi, del sistema industriale agroalimentare, dello spreco e dello sfruttamento incondizionato delle risorse naturali. Era un uomo nuovo che s’impegnava per la salvaguardia del patrimonio naturale e, al tempo stesso, per ridare un filo di speranza ai disperati del mondo.
A proposito di cementificazione, ricordo che negli anni Ottanta, quando divenne consigliere comunale, votò contro l’ampliamento della cubatura di una lottizzazione, cosa che allora non fu ben accolta da parte dei partiti, che non capirono o finsero di non capire le sue motivate argomentazioni.
C’ero anch’io fra questi, ma avevi ragione tu, Paulo! E proprio questa, per me, è la tua eredità più grande: la tua ecologia integrale, il tuo umanesimo interiore, la tua ostinata coerenza contro ogni chiacchiera e assenza di direttrici della realpolitik.
Per questo continui a vivere nella mia memoria e in quella di molti amici, perché ancora oggi, in un mondo che sta rapidamente declinando per la superficialità di molti e l’avidità di pochi, occorre ritrovare la tua forza d’animo, la speranza che tratta ma non si piega, il cuore che dà un senso alla vita.
Carissimo Lucio, con poche frasi, hai tratteggiato la figura di una persona che, come hai ben detto, sapeva guardare avanti. Purtroppo la nostra città è diventata un cementificio a cielo aperto, ma personalmente sono fiducioso. Fiducioso che le cose si possano migliorare. L’esempio di Paulo, è ancora qui a indicarci la via.