Pier Paolo Pasolini scrive, “Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero”.
Quando si parla di storia locale, i più sono portati a pensare ad una “storia minore”. Anche le pubblicazioni più impegnative, originate da preziose ricerche d’archivio, hanno una dimensione ridotta, interessano ambiti territoriali e sociali ristretti. Questo approccio valorizza più l’analisi che la sintesi, ma consente di ampliare le conoscenze con risultati che possono aggiornare o rimuovere tesi precedenti. Spesso la storiografia ufficiale è costretta a interpretazioni sintetiche e convenzionali che contribuiscono a considerare il territorio un contesto omogeneo e indifferenziato.
Ma è proprio nelle ricerche a livello locale che si intreccia la storia delle istituzioni, con quella sociale del territorio. Le fonti primarie, come gli archivi e le testimonianze di vita vissuta, costituiscono i mattoni di base sui quali poggia la ricerca storica locale. Concentrarsi su un ambito locale consente di costruire percorsi di partecipazione sociale, tanto maggiori quanto maggiore è la conoscenza diffusa che la storia genera.
Il “territorio” di cui si occupa la storia locale va inteso come la base ambientale su cui si organizza la società che lo abita. Il “territorio” è l’integrazione di aree diverse, rappresentate dal paesaggio, dall’organizzazione della società e dalla conoscenza che gli abitanti hanno del luogo nel quale vivono. In questo modo il “territorio” diventa “componente formativo”. La trasmissione continua di conoscenze è facilitata dalle reti di comunicazione pubbliche, private, associative e familiari, che sono il collante di un “territorio” come sistema e il mezzo attraverso il quale lo stesso tramanda conoscenza di sé, valorizza le proprie caratteristichee diventa agente di coesione. La divulgazione della storia locale unisce ricerca storica, apprendimento e trasmissione delle conoscenze, formazione alla cittadinanza e sviluppo delle identità. Una circolarità in cui ricostruzione della storia e creazione di memoria collettiva si intrecciano in meccanismi formativi, al punto da non poter più prescindere l’una dall’altra.
Storia generale e storia locale dovrebbero rapportarsi in modo collaborativo attraverso forme di reciproco riscontro, tali da rendere funzionale l’una all’altra, tenendo conto che è solo dalla “storia minore” che alcuni temi della “grande storia” possono essere visti con una nuova luce. Occorre però che l’aggiornamento di posizioni acquisite non sia l’effetto dell’appartenenza ad una ideologia o ad una moda, ma siano frutto di una attenta analisi di documenti.
se quanto scrivi è vero sarà un vero piacere – cibo buono x la mia mente- leggere quel che da tempo hai scritto, rilegato e…”messo in cantina”.
Sarà un’altra parte importante di “storia minore” della tua/nostra città&comunità e della sua gente.
Quando allora?