“Cosa c’entra la politica”, questo il commento social su un post che metteva in relazione le attività umane degli ultimi due secoli e le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici. Dopo l’alluvione e gli episodi di dissesto idrogeologico che hanno messo in ginocchio il tessuto economico e sociale della Romagna mi ha colpito l’inadeguatezza della classe politica nel far fronte all’emergenza.
Alla richiesta di aiuto da parte di una comunità che vive e lavora in una località dell’Appennino tosco-romagnolo è stato risposto che non ci sono fondi, mentre, in contemporanea, il governo escludeva dal finanziamento del PNRR nove progetti per un ammontare di spesa di quasi 16 miliardi, alcuni molto importanti che andavano in direzione della “resilienza” nel combattere le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici. Fra i progetti di cui e’ stato sospeso il finanziamento spicca quel 1.287.100.000,00 destinato a “Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico” che provoca non poca indignazione se messo a confronto con la richiesta di aiuto della comunità romagnola e del suo territorio falcidiato da frane e smottamenti (si veda la tabella)
Ma non c’è traccia nella “narrazione ufficiale” di questo taglio dei finanziamenti del PNRR per contrastare il dissesto idrogeologico: vengono ripetutamente riproposte le immagini dei politici UE e italiani che plaudono all’approvazione UE della terza tranche di fondi PNRR che non contemplano quei 16 miliardi destinati a nove progetti di cui 1.287.100.000,00 per il dissesto idrogeologico. La politica c’entra, eccome e per tre ragioni. La prima, perché il consumo di risorse naturali oltre il “limite eco-compatibile” lo decide la politica. La seconda, perché la politica, irresponsabilmente, “distoglie finanziariamente” risorse dalla lotta ai cambiamenti climatici e ai loro effetti idrogeologici per finanziare, con nuove infrastrutture, nuovo dissesto idrogeologico e moltiplicando così la “spesa pubblica”. Per non parlare dei 2 miliardi 687.821 di euro (Fonte: Infrastrutture Milano-Cortina 2020-2026 Spa), che potrebbero alla fine superare i 3 miliardi, di fondi pubblici destinati alle Olimpiadi invernali 2026 che ben tre nazioni (Austria, Svizzera, Canada) si sono rifiutate di organizzare per ovvie ragioni di convenienza ecologica e idrogeologica in primis, oltre che economica. La terza, perché la stessa narrazione, sfuggente, elusiva delle priorità ecologiche e scientifiche (per niente ideologiche) per la sopravvivenza del pianeta nell’utilizzo dei fondi del PNRR, alimenta quell’analfabetismo funzionale di livello tre, di cui ha parlato recentemente il professor Giorgio Merli e che riguarda la capacità di cogliere il nesso logico fra le cose e che riguarda addirittura il 47% della popolazione nel nostro Paese, ovvero una persona su due in Italia, contro il 7% del Nord Europa.
Appunto: “cosa c’entra la politica” era il commento social sull’emergenza climatica, vista quasi come un “accadimento esterno” a cui non ha contribuito e non contribuisce il “libero arbitrio della politica”. Per me la politica, in Italia, è doppiamente responsabile della crisi climatica e dell’estraniarsi dalla natura da parte del “sentire comune”: per l’inerzia e la mancanza di coraggio nel frenare la “degenerazione consumistica di beni” e per la “narrazione anestetizzante” che viene fatta della “crisi ecologica”. I ritmi, i modi, i tempi, il linguaggio della politica non possono essere più distanti dai ritmi, i modi, i tempi e il linguaggio della natura. Sono due mondi paralleli e che raramente si incontrano, purtroppo. La mancanza di sensibilità di tanti cittadini-elettori-consumatori e gli effetti dell’esondazione del “fiume negazionista” dell’analfabetismo funzionale ne sono, in parte, la conseguenza.
Che fastidio nel leggere un articolo di un autore che affronta problematiche decisive e che si permette di indicare in maniera generica e facile il colpevole nella “politica”.
Fastidio profondo perchè la politica in sè non esiste e vi sono invece “le politiche” con tanto di soggetti ed autori facilmente nominabili e scopribili.
E che fastidio nel leggere che si mettono insieme cose disparate e lontane una dall’altra negli autori e nelle responsabilità come Olimpiadi e PNRR.
Così si fa solo confusione e non si invita a leggere la realtà.
Mi dissocio dal commento precedente: da parte mia non solo nessun fastidio ma un’ampia sottoscrizione del merito (egregiamente riassunto nel titolo).
Ogni volta che si parla di politica c’è qualcuno (anzi: normalmente ce ne sono molti) che risponde “La butti sempre in politica!” ciascuno per difendere la sua parte e/o il suo orticello.
Purtroppo il motivo principale dell’attuale situazione sta – anche a mio parere – nell’analfabetismo funzionale: nella “(in)capacità di cogliere il nesso logico fra le cose” di buona parte della popolazione ed ancora nell’incapacità di considerare contemporaneamente più fattori: ci si ferma sempre all’ultima questione portata all’interesse generale da un sistema informativo degno di quell’incapacità.
Se parli di clima non centrano le centrali; se parli di granchio blu non centra il riscaldamento dei mari; se parli di programmi politici centrano solo le promesse quanto più emotivamente rilevanti possibile (Esempi? 1000 euro al mese alle pensioni minime; un milione di posti di lavoro; flat tax per tutti; abbassamento dell’età pensionabile; cancellazione delle accise sulla benzina…). Tanto poi passata la festa gabbato lo santo: troveremo una nuova emergenza su cui far concentrare il dibattito e nessuno ricorderà più nulla.
E se anche qualcuno ricorderà, al massimo reagirà con un “tanto è tutto un magna magna!” senza collegare una cosa all’altra
Sono d’accordo con Francesco Vallotto e con l’analisi di Dante Schiavon.