Oggi la mia riflessione che vorrei condividere con voi è intorno ai fenomeni atmosferici straordinari che ormai da anni ci stanno affliggendo. Abbiamo capito che la straordinarietà sta diventando normalità. Nessuno può sentirsi o pensarsi al di furori di questa nuova realtà che aumenta le già presenti incertezze della vita.
Non ha senso disperdere le nostre energie nel trovare, nel cercare, cause e colpe. Come abbiamo visto per altri fenomeni ed eventi di questi ultimi anni ci saranno sempre i due schieramenti: coloro che sostengono da tempo il cambiamento climatico e coloro che ritengono ‘ordinario’ ciò che sta avvenendo.
Un dato è certo: i danni. Sono loro i ‘testimoni’ inoppugnabili. Danni alle persone, danni alle cose, danni all’economia. Ed è di fronte a questi danni che dobbiamo porci la fatidica domanda: cosa fare? C’è la possibilità di ‘difendersi’? C’è la possibilità di prevenire? Cosa possiamo fare come singoli cittadini e come società?
È un’altra grande occasione per capire che da soli non ci salviamo. Solo risposte comunitarie potranno ottenere dei possibili risultati. Tali risposte saranno però sempre figlie di un’azione che nasce dal basso, dove ogni singolo cittadino, responsabilizzato, agirà pensando non solo al proprio tornaconto immediato ma anche al bene comune che spesso ha bisogno, per essere garantito, di tempi più lunghi e di una programmazione accorta.
Siamo pronti per questo salto di qualità? Siamo pronti ad uscire dal nostro guscio profondamente individualista? Siamo pronti a rinunciare a delle comodità consumistiche esagerate per una via più parsimoniosa e accorta? Siamo sicuri che questo modello di vita sia l’unico che si possa realizzare? Quale è il vero progresso?
L’unica via che vedo necessaria attivare da subito è una sana educazione civica che rimetta al centro del nostro agire il bene delle persone e il bene del nostro creato. Una educazione civica che parta certamente dai bambini, senza dimenticarci che quelli che hanno certamente bisogno di essere rieducati sono gli adulti, quelli che hanno le responsabilità e che devono decidere, ora, non fra vent’anni, ora!