Sostiene Vito Mancuso, filosofo e teologo, che dopo un Novecento che tutto ha demolito e scomposto, è arrivato il momento di ri-costruire, di ri-trovare nell’etica, nella creatività e nella giustizia le chiavi di una nuova vita individuale e sociale.

Ma che cosa può significare ri-costruire in un territorio circoscritto come Mogliano?

Significa, a parer mio, accogliere nuovi criteri per governare il limite.

Cioè: smettere di credere che crescere significhi continuare a trasformare artificialmente il nostro territorio. Ovverosia: ri-stabilire un nuovo equilibrio fra noi e la natura che ci circonda.

In pratica:

1.salvaguardare i nostri corsi d’acqua, a partire dallo Zero. Difficile? Difficile, ma si può, costruendo ad esempio un piano di interventi che coinvolga Comune, Consorzio Dese–Sile e Protezione Civile, per stoppare l’inquinamento delle acque, realizzare corridoi alberati come stanno facendo da altre parti e rendere i loro percorsi passeggiabili.

2.favorire un’agricoltura sostenibile, ri-costruendo un paesaggio agricolo promiscuo, con siepi, varietà di coltivazioni (oltre i seminativi), progettando il ritorno delle nostre inimitabili pesche, combattendo l’uso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi. Ci sono leggi che aiutano a sostenere questa trasformazione (europee, nazionali, regionali) e altre si possono promuovere partendo dai territori.

3.ri-portare più natura nei quartieri, anche per mitigare il calore frutto del cambiamento climatico. Ci sono diverse esperienze nel mondo (vedi quella delle tiny forest in Europa e in Italia) e i suggerimenti di diversi studiosi del settore (abbiamo un gruppo di esperti qui vicino a noi, all’Università di Venezia: perché non sentirli?) Aggiungo: io sarei per piantumare subito alberi compatibili in piazza dei Caduti, lato fontana, come un tempo.

Poi: ri-trovare la socialità. Per carità, va bene anche quella attuale del divertimento, ma non basta. Occorrono nuove relazioni per far crescere i livelli di cultura e umanità. Quindi: sedi pubbliche e iniziative dove le generazioni possano confrontarsi. Urge, sotto questo profilo, la realizzazione di una nuova importante biblioteca, degna della città e dei suoi cittadini, e un auditorium invitante anche dal punto di vista estetico (perché “il bene che appare come bello porta con sé la ragione per cui deve essere compiuto” Papa Francesco, introduzione al libro di Carlo Petrini e Gael Giraud “Il gusto di cambiare. La transizione ecologica come via per la felicità”). Penso anche sia compito delle istituzioni pubbliche sostenere con convinzione e contributi il terzo settore, diventato ormai la terza gamba di uno stato moderno e di un rinnovato welfare (basti pensare alle associazioni del volontariato).

Infine: nei prossimi anni risulterà decisivo, per contenere gli attuali disastri ambientali e sociali, anche un deciso cambio degli stili di vita. Faccio qualche esempio: diminuire gli sprechi alimentari e di consumo, a casa come a scuola; utilizzare fonti energetiche pulite, dando il via alla costituzione di comunità energetiche, come si sta facendo in vari paesi d’Italia; diminuire il consumo della carne e della plastica; risparmiare e “immagazzinare” acqua. Si può fare? Sì, si può fare, avviando una grande e insistita campagna di informazione e adesione locale.

Credo che la parola più giusta per ri-costruire il nostro futuro moglianese sia COMUNITÀ. Ritrovare cioè una direzione che unisca le esigenze individuali a quelle collettive, portando attenzione a chi soffre e sta peggio, ri-scoprendo nella cultura della solidarietà, nell’etica, nella giustizia e nella creatività i valori che danno un senso alla nostra vita.

Lucio Carraro
È nato a Mogliano Veneto il 3.6.1954. Ex insegnante, è stato Assessore alla Cultura, Pubblica Istruzione e Commercio del Comune di Mogliano Veneto. Scrittore, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Collabora con varie Associazioni culturali e sociali.

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