Il Veneto è stato in zona rossa durante la pandemia da Covid-19, ma è in zona rossa da almeno dieci anni anche per un virus che ne sta cambiando i connotati geomorfologici: il “virus del cemento”.
Se immaginiamo un gigantesco telone di 3 chilometri di larghezza per 70 chilometri di lunghezza che ricopra in verticale l’intera area coinvolta si ha un quadro d’insieme terrificante: a Cortina 30 ettari di superficie boschiva e 19 ettari di superficie a prato consumati per impianti, strade e piste, gallerie in Val Boite, tangenziale a San Vito, tangenziale a Cortina, tangenziale a Longarone, villaggio olimpico in Fiames, a cui si aggiunge l’idea folle della pista di bob.
Manca una discussione e una progettualità sostenibile su come declinare economia e creare lavoro in montagna senza distruggere il bene più prezioso, quello che potrà mantenere inalterata nel tempo la capacità attrattiva della montagna. Purtroppo, vivendo nella virtuale “influencer-democracy” e subendo il pensiero partitico unico e i limiti sociologici e mediatici della democrazia rappresentativa, succede che i termini descrittivi dei fenomeni antropici e delle azioni umane sull’ambiente abbiano perso il loro endemico legame con il reale.
Francesca Lacchin ce lo ricorda nel suo post con amara ironia!
“Gli amministratori di San Vito di Cadore devono esser dei maghi! Sono riusciti a convincere i residenti che 2 chilometri e mezzo di prati lungo il Boite sono molto più attraenti se asfaltati! A tale gran figata, devono aver spiegato, si possono aggiungere due enormi rotatorie, degne della periferia di Milano, una pure a sfioro sul lago di Mosigo, così la prossima volta anziché “A due passi dal cielo” potranno girare “A due passi dal cie…mento”.
Ma pare ci sia di meglio! Un viadotto con eleganti piloni sovrasterà il ponticello di Serdes facendo sfigurare la tangenziale di Mestre, aiutando così i villeggianti di città a non sentir troppo la nostalgia di casa. Sicuramente un punto forte del progetto è che, finalmente, i bimbi dell’asilo e delle elementari non verranno più distratti dalle cime innevate, ma potranno concentrarsi nello studio grazie al posizionamento di ben 4 metri di pannelli fono assorbenti davanti alle loro finestre.
La ciliegina sulla torta resta, però, il ponte su un rio tristemente noto per essere sulla traiettoria di una frana, pare abbiano pure spostato il mercatino dalla piazza adiacente ritenendo la zona non sicura… Ma perché chiamarcela nera, chi va e viene da Cortina ha sicuramente l’auto con la Kasko e una buona assicurazione sulla vita.
Quindi esultiamo! Tutto è pronto, il prato è già stato recintato di plastica arancione, i pini sono stati tagliati e a breve potremmo tutti godere di cotanta meraviglia, risparmiando pure 2 o 3 minuti nel tragitto verso le Olimpiadi… ah no… forse non si farà in tempo a finire la megastrada per il 2026… vabbeh, è talmente bella che valeva comunque la pena di farla!”