Il Progetto (che potete trovare nel sito “laghirevinelago.it” nell’area “documentazione”) presentato dal Comune di Tarzo è intitolato “Cortili Frattali”.
Il borgo aumentato sul lago, finanziato con 1.586.000 euro dal Piano Nazionale Ripresa Resilienza (PNRR) ha destato molta preoccupazione nei cittadini di Revine e Tarzo per l’impatto ambientale che potrebbero avere gli interventi 4 e 5 di tale progetto. Gli interventi 4 e 5 prevedono l’allestimento di una piattaforma galleggiante di 1000 mq di cui 600 mq calpestabili (misura 4: cortile frattale) atta ad ospitare eventi e attività culturali e una passerella (misura 5: passerella lungo lago) che per 600 metri correrebbe sull’acqua, parallela alla riva e a un prezioso canneto in un tratto del lago di Lago a nord del borgo di Fratta. Ai cittadini che hanno costituito il Comitato “Gruppo difesa laghi Revine/Tarzo” risulta evidente l’effetto dirompente sulla già limitata porzione di “naturalità integrale” complessiva delle sponde dei laghi e come nella documentazione relativa al progetto prevalga una “concezione utilitaristica” dei pochi tratti naturali dei laghi sopravvissuti a decenni di sfruttamento turistico delle loro sponde. Nella presentazione del progetto, molto approssimativa e vaga nel descrivere l’impatto logistico, tecnico e antropico delle strutture (nuovo consumo di suolo per parcheggi, accessi pedonali per raggiungere le strutture galleggianti, ancoraggi e accessi alla struttura galleggiante, impiantistica elettrica, cavidotti, inquinamento acustico e luminoso, ecc.), i laghi vengono considerati non per la loro intrinseca bellezza o per essere una preziosa riserva di biodiversità, ma per la loro funzione di sfondo a spettacoli ed eventi con tutto il loro corollario di “disturbo antropico” e “compromissione irreversibile” dell’ habitat floristico, vegetazionale e avifaunistico.
Prevale negli ideatori del progetto una concezione di fruizione turistica secondo cui la “natura” è un “mezzo per” e non “un’entità vitale” con cui mettersi in relazione, rispettandola e accostandosi ad essa in modo discreto, attraverso un turismo dolce, un turismo in punta di piedi, dove l’esperienzialità non si realizza attraverso la spettacolarizzazione della location, ma attraverso un contatto percettivo, sensoriale e visivo con i vari elementi che compongono il mosaico della natura dei laghi.
Il “Gruppo difesa laghi Revine/Tarzo”, convinto della necessità di salvaguardare il patrimonio naturalistico dei laghi e di quel che è rimasto di tale patrimonio dopo decenni di sfruttamento turistico, ha recentemente proposto ai comuni rivieraschi, quali enti che gestiscono in maniera diretta “l’area protetta” (dal 2009 i laghi sono Parco Regionale di Interesse Locale e inoltre sono tutelati con le relative fasce spondali con specifico “vincolo paesaggistico” e “vincolo idrogeologico”), di aderire al bando del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che finanzia proposte progettuali innovative degli enti pubblici impegnati nel monitoraggio, preservazione, valorizzazione e ripristino della biodiversità in aree protette, allo scopo di realizzare sia un aggiornamento degli aspetti “vegetazionali”, “floristici”, “avifaunistici” e “ittio faunistici” del biotopo dei laghi e terreno circostante (ultima ricerca su tali aspetti risale al 1989) e sia un aggiornamento degli aspetti “geologici”, “idraulici”, “chimico-fisici e biologici” dei laghi, in particolare riferimento al “fenomeno eutrofico” (l’ultima “ricerca limnologica”, la scienza delle acque interne, risale al 2002).
Alla preoccupazione per la possibile ulteriore contrazione delle “aree naturali integrali” si aggiunge lo “sconcerto” per come sia possibile che degli amministratori, che dovrebbero essere i principali difensori di questi preziosi ambiti naturalistici, dimentichino come i laghi siano un Sito di Interesse Comunitario (SIC IT 3240014), appartengano a Rete Natura 2000 e, in base alla Comunicazione della Commissione Europea del 21.11.2018, essendo trascorsi 6 anni dal loro inserimento nell’elenco dei Siti di Interesse Comunitario siano diventati (ZSC) “Zona Speciale di Conservazione”. A tali zone, individuate ai sensi della direttiva nr. 92/43/CEE a “salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali, la fauna e la flora”, la recente pronuncia della Corte di Cassazione (la n. 27466 del 15/7/2022) attribuisce loro la qualifica di “aree naturali protette”.
Inoltre, nel progetto, inspiegabilmente, non trovano spazio considerazioni sulle condizioni di sofferenza in cui versano i laghi: la loro “debolezza idrologica” perché privi di immissari (il Piaveson immette acqua nel lago di Lago per un breve periodo dell’anno) e perché alimentati da precarie sorgenti sotterranee di origine carsica (il cui apporto sarebbe da verificare). Il contrasto al fenomeno dell’eutrofizzazione dovrebbe essere la priorità degli enti chiamati a gestire i laghi, i quali sono un bene pubblico e si trovano in un’area dichiarata Patrimonio dell’Umanità. È in questa direzione, sostiene il “Gruppo difesa laghi Revine/Tarzo”, che andrebbero rivolte prioritariamente le risorse rivenienti dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: in particolare, quei 305.000 euro per il cortile galleggiante e quei 366.000 per la passerella sul lago. Il progetto, infatti, appare completamente “decontestualizzato”, oltre che per il danno ecologico agli “spazi naturali” residui, anche per i “tempi” in cui viene proposto, in piena crisi climatica, con il rischio di prolungati periodi di siccità in cui il “bene acqua”, su cui si vogliono “allestire” tali “strutture artificiali”, non si sa in quale quantità lo si potrà trovare nelle prossime estati. C’è da chiedersi: con quali certezze di “prospettiva geomorfologica e idrologica” si antropizza un’area del lago rimasta ancora “naturale” invece di progettare e finanziare, prioritariamente, un intervento per contrastare “l’eutrofizzazione dei laghi”? A tale scopo sarebbe utile una ricerca degli inquinanti che rendono possibile la proliferazione delle alghe, le quali, assorbendo in gran quantità l’ossigeno presente nell’acqua, mettono a rischio la sopravvivenza delle diverse forme di vita acquatica.
Nel progetto, a proposito dell’intervento 4 e 5 (piattaforma galleggiante e passerella lungo lago) si citano, come progetti di riferimento, installazioni simili in altri laghi, dimenticando come le dimensioni del lago di Lago di appena 0,5 chilometri quadrati non siano nemmeno confrontabili anche con uno dei laghi minori italiani (il Lago d’Iseo, ad esempio, ha un’estensione di 65,3 chilometri quadrati), dati che da soli dovrebbero far desistere da una sorta di “accanimento terapeutico” contro la natura dei due piccoli laghetti.
Il “Gruppo difesa laghi Revine Lago/Tarzo” denuncia le varie incongruenze che caratterizzano il progetto “Cortili Frattali. Il borgo aumentato sul lago”. In particolare, fa specie come il progetto fatichi a trovare una sua coerenza con la parola “Resilienza” e come sia altrettanto disallineato in un’area dichiarata Patrimonio dell’Umanità al punto da chiedersi: cosa, più della biodiversità floristica, vegetazionale e avifaunistica presente in quella zona dei laghi non ancora antropizzata, può essere considerata patrimonio universale da tramandare alle future generazioni?
L’effetto di una “valorizzazione turistica”, che gioca le sue carte su una sorta di “sensazionalismo attrattivo” a spese della natura lo si può riscontrare osservando l’Eco Mostro (l’ex Bar Riva d’oro) situato sulle sponde del lago di Santa Maria. Secondo il “Gruppo difesa laghi Revine/Tarzo” si corre infatti il rischio che la “spinta attrattiva” esercitata dalla novità di passerelle e piattaforme galleggianti, si esaurisca e veda i “consumatori turistici” rivolgersi ad altri luoghi in un’assurda corsa a chi è più sensazionalistico nella sua offerta turistica, ma lasciando manufatti fatiscenti e in stato di abbandono con gli “spazi naturali”’ perduti per sempre. Il “Gruppo difesa laghi Revine/Tarzo” si sta mobilitando per denunciare i rischi di un progetto che finirebbe per dare un suo poderoso contributo al processo di lenta distruzione “dell’ecosistema laghi” e intende battersi per favorire politiche di “conservazione degli habitat naturali” che sono unici e importantissimi per la vita faunistica e vegetale, per salvaguardare l’acqua come risorsa vitale e bene comune, per “rinaturalizzare” la fascia di riviera naturale rimasta, per ripensare il modello di sviluppo fondato su un turismo aggressivo che nel lungo periodo rischia di trasformare la bellezza naturale dei laghetti in un luogo degradato da opere artificiali.
Per aderire all’appello a difesa della integrità e naturalità dei laghi di Revine/Tarzo potete andare nel sito “laghirevinelago.it” sotto la voce “appello”.