Il cambiamento politico ci ha premiati, finalmente! Ci siamo riusciti. Magari grazie al voto a maggioranza dei quattro gatti che sono andati a votare. Comunque le regole sono regole. Ora cara Italia, puoi dormire su due guanciali. Ce lo dicono alla RAI, voce ufficiale, che abbiamo buoni motivi per sentirci soddisfatti: ci guida il governo del “buonsenso”. Abbasso i gufi! Le promesse della destra sono state tutte mantenute: i fannulloni che si cerchino un lavoro, gli altri avranno un reddito decente. Anche per i pensionati questa maggioranza ha fatto moltissimo: perfino mettere dei cartelli alle pompe di benzina coi prezzi medi. Gli speculatori si sono impauriti (quasi se la facevano sotto). L’effetto? Per magia il costo della vita è subito diminuito; la benzina costa un niente. Anche gli sbarchi degli “invasori” si sono ridotti al lumicino. Gli affitti sono a prezzi popolari. Il lavoro e l’economia prospera. La sicurezza è altamente garantita, con tutti questi poliziotti dai baffi dritti in giro. La sanità pubblica? Vabbé mica sono Dèi questi fratelli, mica possono risolvere tutto: lasciamo che Tina Anselmi si rivolti un poco nella tomba e panta rei.

Che cosa si poteva desiderare di più? Lo ripeto, dovete credere per fede, questo è un governo che mantiene le promesse. Quello che non può fare, si sa, è colpa dei governi precedenti. Del superbonus. O dell’Europa. O almeno della Germania e della Francia. Lo sanno tutti che l’Italia sta sulle scatole, perché i problemi sa come risolverli e gli altri sono invidiosi.

Questo governo è un fiore di coerenza, commuovente: pensate che pur di mettere due lire in tasca subito ai contribuenti (come da promessa elettorale) sacrifica persino il bilancio dello stato ed è disposto per tre anni ad alzare il deficit, cioè il debito del Paese: coraggio da leoni. Giusto: miliardo più o miliardo meno, chi se ne impipa?

Mica vanno a prendere le risorse tra gli evasori, ai poveri imprenditori (furbetti ma per necessità) che tengono su l’Italia. Una cosa alla volta, perdio. Mica mettono le mani in tasca agli italiani, loro. Sono coerenti: anzi promettono un nuovo condono, ma piccolo, tanto piccolo che non si vede neanche. E poi mettono all’asta il gioco del Lotto per alzare le entrate: il gioco d’azzardo mica va soppresso, va munto. Magari tra poco alzeranno ancora il prezzo delle sigarette: come nel buon tempo antico. Questo è un governo che non dimentica il passato!

Altro che i buonisti della sinistra: questi di adesso sono dei veri statisti: alzano la voce quando serve, cavolo! Contro le banche, contro i benzinai speculatori, contro i delinquenti scafisti, contro la burocrazia che impedisce di usare i soldi contanti. Perché si sa: basta alzare la voce per ottenere. Ce l’ha insegnato Lui, il Mascellone, quando si affacciava su piazzale Venezia e bastava la voce truce a zittire tutti quanti. E tutti, giustamente, battevano le mani e lo invocavano. La soluzione è sempre valida: battere i pugni sul tavolo, o in faccia ai nemici. E soprattutto: far sapere che si sanno battere i pugni. Come al cinema con Bud Spencer.

Visto che le cose in Italia hanno finalmente preso la piega giusta, adesso si può passare a rimuovere anche i falsi eroi e sostituirli con dei veri campioni del progresso: scegliamo tra quelli nuovi, che quest’epoca ne produce a bizzeffe. Per fortuna abbiamo in Italia un maestro del pensiero che ci aiuta a cogliere il meglio tra fiore e fiore. Lo chiamano “il Capitano” ma la definizione è riduttiva. Forse è incompreso, malgrado che lui, per rendere più immediato il suo messaggio non esiti, di volta in volta, ad indossare delle magliette o delle divise che aiutano a semplificare la comprensione del suo alto elucubrare.

Dunque, anziché esporre l’effigie pacifista del mahatma Gandhi, suggerirei di sostituirla con il ritratto pensoso di Vladimir Putin. Il massimo della sintesi sarebbe indossare una maglietta come ha fatto lui, il Capitano, per onorarlo. Del resto i meriti del presidente della federazione russa sono evidenti, ogni giorno di più; ora si è avvicinato anche al campione di una certa filosofia orientale, quella del collega nord coreano Kim Jong-un. Dalla loro fusione speculativa si prospettano manifestazioni di volontà superiori, a dir poco esplosive; pensare in termini bellici è molto più attuale, maschio, che non il pacifismo da femminucce (l’espressione maschilista qui va a pennello). Promettono sviluppi nucleari. Che pacchia.

La galleria dei nuovi eroi prevede di sostituire anche certi emblemi datati di democrazia americana col navigato, ma sempre nuovo astro nascente: volete mettere Abramo Lincoln a fianco di Donald Trump? Il primo, magrolino, ovviamente sparisce di fronte alla statura morale dell’ex Presidente dal ciuffo biondo ribelle. In più Lincoln ha il torto marcio di aver costruito un’America multietnica, coi problemi che sappiamo. Questo nuovo è deciso e pronto ad abbattere il parlamento, a far sentire tutta la forza di una supremazia bianca, capitalista, adatta ai tempi che corriamo. Anche per Donald Trump, il nostro Capitano si è dotato di bella t-shirt promozionale.

Adesso è la volta dello svenevole spirito ambientalista. Va regolato meglio, diciamocelo! Basta con le puzzette come Greta Thunberg, questo improbabile personaggio da cartone animato. Il pianeta va usato e reso utile all’uomo, lo dice anche la Bibbia – se ne faccia una ragione anche papa Francesco: nella galleria dei ritratti meglio metterci il ritratto di Jair Bolsonaro, un altro dei miti progressisti del Capitan Salvini.  Bolsonaro è un uomo che ha dato lustro all’origine italiana. È stato il più importante sistematore di quel guazzabuglio di piante che è l’Amazzonia brasiliana. È stato capace di sbattere fuori dai boschi migliaia di indigeni intralciatori del land grabbing, la svendita delle terre. Insomma ha fatto la dovuta pulizia. Solo nell’anno 2022, tanto per esempio, ha deforestato un’area di 18.000 chilometri quadrati: evito qui di dare il bilancio entusiasmante di tutto il suo mandato. Oltre che al plauso dovuto, avrebbe diritto ad una maglietta che mi pare manchi.

Rimaniamo estasiati dalla profondità e dall’intuizione esistenziale, oltre che politica del nostro pensatore: da talent scout delle migliori intelligenze, adesso ha scovato Marine Le Pen.

Con un salto prodigioso ha scavalcato la destra della Meloni; se fosse una gara per il primato diremmo che l’ha fregata in curva, e si è posto a fianco dell’estremista francese.  Tra i fiori del suo pensiero, la leader francese preconizza un’uscita dall’Unione europea, dalla Nato e un affiancamento alla Russia. Gemellaggio ideale, accolto con osanna dalla vociante suburra di Pontida. La donzella francese è di carattere e piace al Capitano: è anche fautrice della pena capitale. Predice la fine dell’euro. È accusata di negazionismo circa le responsabilità dei francesi nella Shoah. Comunque ha stemperato l’immagine filo nazista del padre (che aveva definito le camere a gas naziste un dettaglio nella storia della seconda guerra mondiale). Il suo radicalismo si gioca soprattutto sul terreno della politica economica e sociale, preferendo attutire le posizioni su questioni scottanti come Lgbt e aborto. Ha alle spalle tre matrimoni e si definisce estremamente cattolica, ma incazzata con la chiesa: il papa argentino stia attento. Ed ecco pronta la maglietta che unisce idealmente Salvini alla Le Pen.

 Insomma, per riassumere il fiuto politico leghista, è inutile leggere i libretti autobiografici che ogni tanto dedica a se stesso l’altro leader stellare Luca Zaia: qui basta comprarsi qualche gruccia e appendere nell’armadio le magliette di ogni nuova collezione. Indossarle al momento giusto e leggerne il messaggio: gli italiani e i veneti hanno gusto per l’abbigliamento e queste sembrano straccetti, ma sono intrise di pensiero politico sopraffino. Basta solo stare attenti ai tarli.

Di prossima stampa, potremmo attenderci la maglietta col ponte di Messina: un poco costosa, ma paga Pantalone. Del resto i soldi sprecati non sono un problema. Nel suo piccolo anche il popolo veneto paga già a caro prezzo la Pedemontana. Pagherà volentieri anche la manutenzione della pista di bob a Cortina, se quei bastardi di ambientalisti non faranno franare il sacrosanto progetto. I primati costano e il Veneto è first, primo in tutto, e deve rimanerci.

Roberto Masiero
Roberto Masiero è nato da genitori veneti e cresciuto a Bolzano, in anni in cui era forte la tensione tra popolazioni di diversa estrazione linguistica. Risiede nel trevigiano e nel corso della sua vita ha coltivato una vera avversione per ogni forma di pregiudizio. Tra le sue principali pubblicazioni: la raccolta di racconti Una notte di niente, i romanzi Mistero animato, La strana distanza dei nostri abbracci, L’illusione che non basta, Dragan l’imperdonabile e Il mite caprone rosso. Vita breve di norbert c.kaser.

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