Giovedì sera 28 settembre Il Comitato a difesa delle ex Cave di Marocco ha organizzato presso il Centro Pastorale di Mogliano Veneto una conferenza per sensibilizzare la cittadinanza sul tema della salvaguardia e protezione del nostro patrimonio fluviale invitando l’ingegnere ambientale Giancarlo Gusmaroli, con esperienza nazionale ed internazionale nello studio dello stato dei fiumi e membro del CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale).

Perché ci interessano i fiumi?

I fiumi sono un bene comune e come tale sono parte del nostro territorio e per questo ci deve interessare il loro stato e la loro salute. Più che mai dobbiamo iniziare a comportarci come una comunità, ognuno può e deve fare la sua parte in ottica di un bene comune. Dobbiamo diventare una idrocomunità, una comunità che si responsabilizza tutta assieme per la tutela dei fiumi senza perdere mai di vista la nostra identità di gente di fiume, i fiumi sono parte della nostra storia.

Il fiume è un sistema complesso e pertanto non si può avere un approccio settoriale nei suo confronti, ma è anche un sistema con una conflittualità innata al suo interno, che implica la necessità di fare delle scelte e trovare delle soluzioni il più integrate possibili. In queste scelte ognuno di noi ha delle responsabilità, il fiume è un capitale naturale che ci offre molti benefici, ma sta a noi scegliere quali.

Siamo in un periodo in cui l’ambiente è sempre più al centro delle discussioni perché il territorio sta mandando segnali chiari di aiuto che l’uomo deve ascoltare e cambiare i propri comportamenti per cercare di rallentare il cambiamento climatico che sta accelerando rapidamente.

Anche i fiumi ci stanno mandando dei segnali: i fiumi sono malati e noi con i nostri comportamenti non li stiamo aiutando. Molto esemplificativa è la metafora medica fatta da Gusmaroli del fiume come sistema cardiovascolare perché porta vita e come sistema linfatico perché drena gli scarti. È un fiume che come l’uomo si ammala: prima di colesterolo alto, ha perso la maggior parte dello spazio che aveva originariamente, spazio che viene sottratto per la cementificazione e la costruzione di case; successivamente è a rischio di trombosi, il suo alveo (il suo corso) viene modificato a piacimento delle esigenze degli uomini. Ripetendo questo molte volte perdiamo di vista la pericolosità di questi cambiamenti, perché più si modifica la natura e più si costruisce, maggiore è il rischio che gli uomini corrono. Basti pensare ai recenti disastri dovuti ad alluvioni, piogge e frane. I suoli non sono tutti uguali e non tutti hanno le caratteristiche per diventare terreni edificati.

Ma non è tutto irreparabile, in media solo il 7 % (in Italia siamo tra il 10 e 11 %) dei territori sottratti ai fiumi sono stati cementificati, quindi è possibile riqualificare queste aree e ridare spazio alla natura.

Come si può riqualificare queste aree?

Permettendo al fiume di riprendere il proprio spazio e ricreando attorno ad esso la sua natura, in questo modo in caso si piene le case e gli edifici non rischiano di essere rasi al suolo; evitando di falciare troppo le piante e le erbe che crescono naturalmente lungo gli argini e proteggendo così la biodiversità. Questi sono alcuni comportamenti che, come comunità, dobbiamo mettere in atto.

Proprio per creare questo sentimento di appartenenza a una comunità, con lo scopo di mobilitare la popolazione, il Comitato a Difesa delle ex Cave di Marocco sta organizzando per il giorno 22 ottobre 2023 una marcia lungo il fiume Zero. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare non solo come segno di protesta per la situazione di emergenza, ma anche per osservare nel concreto lo stato dei fiumi che scorrono sul nostro territorio e per vedere da vicino il loro stato di salute ed inquinamento.

Un’altra importante iniziativa promossa sempre dal Comitato, è l’approvazione da parte delle istituzioni della Carta del Dese e dello Zero che permetterà di tutelare il patrimonio fluviale agendo come comunità, cittadini e istituzioni in stretta collaborazione. Questa Carta prevede l’organizzazione di incontri a cadenza annuale con la cittadinanza e con le scuole per divulgare le informazioni in materia; creare un riferimento tecnico all’interno del comune o presso un’azienda esterna a cui rivolgersi; creare un numero da contattare in caso di emergenza o necessità e mantenere un contatto con le aziende stanziate lungo il corso dei fiumi per tenere sotto controllo il loro impatto sull’ambiente. È una Carta che si spera venga approvata già nella primavera del 2024. 

Il Consorzio Acque Risorgive ha già avuto un ruolo chiave nel recupero di alcuni tratti del corso dei fiumi, ma serve un impegno ancora maggiore e considerare i fiumi nella loro interezza dalla sorgente alla foce.

Tutto questo è sufficiente?

Sicuramente una maggiore consapevolezza del nostro ruolo attivo nella salvaguardia e protezione dell’ambiente giocherà un ruolo importante nella lotta per la salvezza dei nostri territori, ma non basterà. Una maggiore sensibilizzazione e azione deve provenire dalle istituzioni che hanno maggiore potere nelle proprie mani. Quanti altri segnali deve mandare il nostro paesaggio, per farsi ascoltare? È ormai necessario intervenire concretamente, non si può più rimandare.

Agnese Tozzato
Agnese Tozzato è nata a Treviso il 26 Aprile 1997. Ha frequentato il liceo scientifico presso il Liceo Giuseppe Berto di Mogliano Veneto e si è diplomata nel 2016. Ha proseguito gli studi presso l’università Ca’ Foscari conseguendo la laurea triennale in Storia con una tesi in storia delle istituzioni nel 2021. Attualmente sta frequentando l’ultimo anno di laurea magistrale sempre presso Ca’ Foscari. Ama praticare sport, soprattutto l’atletica leggera, e si dedica all’insegnamento di questo sport ai più piccoli. Ha una passione per la scrittura, la fotografia, il cinema e la musica.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here