Sabato 13 gennaio 2024 verrà inaugurata la mostra “America dejavu” dell’architetto trevigiano Lorenzo Speranzin a cura di Roberta Gubitosi presso il Wine Creative Lab 47 Anno Domini a Roncade (TV). Saranno esposte tutte opere inedite realizzate tra il 2016 e il 2023. La mostra sarà aperta al pubblico dal lunedì al sabato dalle 9:00 alle 19:00 con ingresso libero.
Lorenzo Speranzin ha da sempre coltivato la sua passione per l’arte spaziando dalle tecniche tradizionali alla sperimentazione di nuove forme espressive.
Nella mostra America dejavu si può notare la volontà dell’artista di ricercare nuove modalità di espressione: ogni immagine è rievocata sui diversi supporti attraverso un processo creativo che parte dal singolare concetto di “facile e originale reperibilità dell’opera” affiancato da un intervento diretto dell’artista tramite l’elaborazione fotografica digitale.
La disposizione delle opere nello spazio non è casuale: opere di piccole dimensioni affiancano pannelli di grandi dimensioni in cui il processo creativo appare come un work in progre s. L’originale, un disegno realizzato con tecnica mista su carta scenografica, rappresenta la prima creazione dell’immagine che poi viene riprodotta, rielaborata e ingrandita, pronta per ulteriori interventi con decollage, pigmenti acrilici, smalti, pastelli, gessi e fissativo.
Il tema centrale della mostra, come suggerisce il titolo, è legato al grande “mito americano” e la corsa verso un mondo nuovo che ha influenzato la vita di molti uomini e donne. Il “mito americano” viene sviluppato dall’artista seguendo diversi sottotemi quali la ricerca di nuove frontiere e la questione dei nativi, la corsa all’oro, la nascita di nuove metropoli, il mito del dollaro e la ricerca della libertà tipica degli anni Sessanta.
Il percorso vede un susseguirsi di immagini con riferimenti specifici di quell’epoca come le classiche strade metropolitane con le auto Hot rod e i Taxi newyorkesi e i famosi grattacieli.
Dalle opere di Lorenzin emerge una visione offuscata e annebbiata di queste icone del passato a causa di una lontananza temporale e storica evidenziando come queste abbiano perso di significato in un modo, quello dei nostri giorni, che è completamente diverso. L’autore suscita negli osservatori degli stimoli per nuove riflessioni su questi simboli che appartengono ormai a un “Medioevo nostalgico”.