Andrea Follini, già Sindaco di Marcon, ha cinquantacinque anni ed è sposato con Chiara. Hanno due figli, Alberto e Giulia. È un sottufficiale della Polizia Locale di Venezia, ha un diploma di perito chimico industriale e una laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali
A quanti anni ha iniziato il suo percorso politico e per quale motivazione?
Pur respirando in casa sin da bambino il profumo della politica – mio padre è stato un attivista socialista da sempre – sono arrivato all’impegno attivo non molto presto, nel 1999, a 31 anni, quando ero a Marcon già da qualche anno, su stimolo di un grande amministratore socialista del nostro territorio, Roberto Calzavara, che dopo una lunga chiacchierata mi ha detto che non potevo non darmi da fare. In precedenza, io ero stato per molti anni delegato sindacale nell’Ente per il quale lavoro; quindi, non proprio uno da pantofole e divano
Prima di diventare Sindaco, come si è svolto il suo percorso amministrativo?
Sono stato ininterrottamente Consigliere comunale a Marcon dal 2002 al 2022, ricoprendo nel tempo il ruolo di consigliere con delega alla Polizia Locale, Presidente del Consiglio comunale, Assessore ai Lavori Pubblici Patrimonio e Manutenzioni, Sindaco (dal 2012 al 2017). E anche consigliere di opposizione. Credo non avrei potuto far di più… (sorride)
Lei fa parte di un partito, il PSI; non crede che in Italia si preferirebbe ragionare in termini di partiti unici, piuttosto che di coalizioni?
L’impressione è che le coalizioni siano sempre covi di conflitti
Il partito unico, come il pensiero unico, non solo mi spaventa, ma lo ritengo anche un impoverimento del dibattito politico. Pare più uno strumento pensato per chi lo deve gestire che una fucina di pensiero. Se poi l’esempio sono i grandi partiti del panorama politico italiano, dove le tensioni interne sono all’ordine del giorno, non mi pare che questa possa essere la soluzione. E poi non bisogna fermarsi davanti alle difficoltà: l’omologazione in un unico contenitore potrebbe appiattire la discussione interna in una coalizione, e rendere quindi la vita più facile alla dirigenza; ma la capacità di un politico si dimostra anche nel saper “smussare gli angoli” e nel trovare gli equilibri. Io resto convinto che una coalizione di più partiti, accomunati da una linea di pensiero simile anche se non identica, sia ancora la strada migliore. Per dirla in politichese, sono per il proporzionale, non per il maggioritario
Lei ha una buona reputazione tra i cittadini, quale ritiene sia la causa per cui non è stato rieletto al secondo mandato?
Non può che farmi piacere questa affermazione, e credo che possa essere il risultato di un impegno e di una coerenza mantenuti nel tempo a servizio della comunità. Sulle cause della mancata rielezione potremmo stare a discutere per ore. Ma per sintetizzare potremmo soffermarci su due aspetti: il primo è la contingenza che ha accompagnato tutto il periodo nel quale ho svolto il mio servizio da Sindaco; patto di stabilità che vincolava la spesa, modifica delle norme di gestione ogni due mesi, rivoluzione del sistema di tassazione…un caos che certo non ha giovato nella ricerca del consenso, ed alla quale peraltro erano sottoposti tutti i comuni. Forse dovevamo spiegare meglio le difficoltà di questa situazione. Quindi una condizione che si dimostrava difficile già all’alba delle nuove elezioni. A questo va aggiunta una scelta precisa intrapresa allora dal maggiore partito della coalizione, il Partito Democratico, di tentare una strada diversa rispetto alla conferma di quanto, pur in una condizione, come detto, di difficoltà, avevamo attuato negli anni precedenti, preferendo quindi presentare e sostenere una candidatura a primo cittadino diversa, con la convergenza su questa scelta anche di parte della nostra opposizione in consiglio comunale. L’esito finale di questa scelta lo abbiamo visto. E lo stiamo ancora vedendo
Lei è tutt’ora segretario marconese del PSI; che giudizio ha dell’attuale amministrazione?
Questa amministrazione nasce già nel 2017 “con la camicia”; eliminazione del patto di stabilità, libertà di utilizzo degli avanzi di amministrazione, nuove regole per gli appalti, solo per dire di alcuni provvedimenti successivi al 2017, che hanno aiutato i comuni ad uscire dalle secche. Per fortuna, lo dico sinceramente, una condizione più facile. Ma questo momento di maggiore possibilità a mio giudizio avrebbe dovuto essere giocato meglio e con più attenzione. Penso alle molte opere cantierizzate in questi sette anni e soprattutto a quelle in programma, che avranno costi molti alti per far fronte ai quali verranno penalizzati i servizi. La nostra città va curata non solo negli aspetti esteriori (le vie, le piazze, ecc.) ma soprattutto vanno curati i cittadini: è la comunità che fa la città, non viceversa. Ecco, l’impressione è che si sia spesa più attenzione all’apparire che alla sostanza, e questo non lo giudico un bene
Che giudizio dà all’azione dell’opposizione?
Tutte le opposizioni nei contesti comunali hanno le armi un po’ spuntate, non vi è dubbio. A mio giudizio una buona opposizione la fai seguendo due punti fissi: per prima cosa, devi studiare, tanto; tutto quello che viene proposto dalla maggioranza deve essere approfondito, anche con l’aiuto di chi la materia la conosce meglio di te. Devi avere piena conoscenza di ogni aspetto del lavoro della maggioranza: solo in questo modo puoi avanzare delle proposte alternative, tentare di migliorare i provvedimenti decisi dagli altri, essere, positivamente, spina nel fianco della maggioranza. L’altro punto fisso deve essere il confronto con la gente. Devi stare in piazza, al panificio, parlare con giovani ed anziani, seguire l’attività delle associazioni che, grazie a Dio, non mancano in questa comunità. Sono tutte cose che richiedono tempo, impegno e passione. Se fai bene queste due cose, sei già a buon punto. Nell’opposizione odierna mi pare siano ben bilanciate queste caratteristiche
Ad un giovane che volesse interessarsi di politica cosa suggerirebbe?
Intanto suggerirei di esserci e di voler esserci. Prendere coscienza che ciascuno di noi può mettere una tessera del mosaico della vita di tutta la comunità (dal piccolo comune all’Unione europea) è la prima cosa. La seconda è che, se quella tessera non viene messa, nel mosaico resterà un buco. Riempire quel vuoto è una responsabilità che sta in capo ad ognuno. La politica non è la brutta cosa che tanti dipingono. Fare politica è un esercizio democratico alto, che da soddisfazioni e dispiaceri, come la vita, del resto, ma ti consente di misurarti con te stesso, e questo può essere un buono stimolo. Certo, serve pazienza, impegno e passione e, specie quest’ultima, non si compra al mercato: o ce l’hai o non ce l’hai
Cosa pensa del problema dei trasporti che sta infiammando la popolazione marconese?
Quella dei trasporti per il nostro territorio è sempre stata una problematica vera e sentita. Si dovrebbe lavorare per migliorarla, come abbiamo fatto in passato, non certo per peggiorarla com’è stato quest’ultimo episodio. Dev’essere chiaro a tutti che l’autobus non è un taxi; quindi, non può adattarsi a tutte le nostre singole esigenze, ma soluzioni di compromesso si possono costruire. Il piano dei trasporti andrebbe complessivamente ripensato, meglio se in azione sinergica con i comuni contermini. Questo richiede tempo e risorse; lavoriamo intanto per eliminare il disagio creato da questa scelta di modifica delle linee che, a mio avviso, è proprio passata sopra la testa di questa amministrazione. E già questo, di per sé, lo giudico molto grave. Altro che regalo!
In considerazione della sua esperienza, che giudizio da all’azione del Governo Meloni?
Se ti rispondessi che non posso che dare un giudizio totalmente negativo, sarei tacciato di partigianeria politica. Ma pazienza, correrò il rischio! È un Governo pessimo sotto diversi punti di vista: strategico, perché punta ad un isolamento del nostro Paese a livello europeo che non giova per nulla alla nostra economia ed allo sviluppo; culturale, perché tende a vivere di retaggi non edificanti, e poco a poco questa condizione si sta manifestando, con esternazioni preoccupanti, che dovrebbero far riflettere; sociale, perché cavalca ovviamente temi da tempo cari alla destra, come la privatizzazione di elementi importanti della società come la sanità e la scuola, con conseguenze non immediatamente immaginabili, se non forse sulla sanità dove le difficoltà sono più marcate; economico, perché lo abbiamo visto anche con l’ultima finanziaria, quella pienamente espressione di questo Governo (quella dell’anno precedente risentiva dell’impostazione già data dal governo Draghi), si attuano tagli importanti al welfare senza immaginarne le ricadute, non ci sono risorse per la crescita delle imprese, non si pianifica il rientro del prestito sul Pnrr, si aggrava la legge Fornero sulle pensioni… non a caso l’Unione Europea chiede che la legge di bilancio abbia entro primavera pesanti correttivi. E tutto si svolge in un contesto geopolitico non certo facile e tranquillo, che avrebbe bisogno di ben altre risposte. Già questi primi importanti elementi qualificano credo il mio pensiero sull’azione di questo Governo