Nel mese di gennaio a Marcon si è molto discusso di trasporti, la proposta da parte dell’ente è cambiata e non ha lasciato soddisfatti i cittadini, che si sono ritrovati in difficoltà nel gestire i propri spostamenti quotidiani. Molto è stato anche il trambusto politico, tra risposte confuse da parte dell’amministrazione e temporeggiamenti dell’azienda di trasporti. Non si può restare indifferenti ai problemi creati sulla pelle dei cittadini, il disagio arrecato obbliga ad una risposta urgente e immediata, è una priorità, non una sperimentazione.

Nella passività degli individui la democrazia si ammala ma, per fortuna, a Marcon il malcontento della cittadinanza si è fatto sentire ed è sfociato in una raccolta firme. È qui che prende forma ciò che diamo per scontato ma che a volte, un po’ troppo spesso ultimamente, sembra essere dimenticata e screditata, la democrazia. Cinquecentosessantacinque firme per affermare il proprio pensiero e cinquecentosessantacinque grazie da parte di colei che ha promosso la petizione, “a quanti sono venuti appositamente, documento alla mano; a chi, nonostante gli impegni, il lavoro e la famiglia, ha dedicato del tempo anche semplicemente spargendo la voce; a chi crede nella democrazia e nel potere della voce del popolo; a chi sente che il problema sia suo anche quando non lo tocca direttamente, perché questo vuol dire essere veramente parte di una comunità; a chi è capace di accogliere le critiche imparando da esse, preferendo la via del dialogo a quella del bavaglio; a chi ha saputo con garbo motivare il suo no, portando rispetto, poiché è quello che dovrebbe normalmente avvenire in una democrazia; a chi dimostra, in ogni modo possibile, di avere a cuore il bene della comunità e pensa che ogni iniziativa popolare, piccola o grande essa sia, vada promossa ed incoraggiata perché dietro nasconde un disagio e l’impegno di cittadini comuni intenti a risolverlo.”

Si può solo che imparare da tutto questo, perché il voto elettivo non da l’autorità per operare indipendentemente dal volere e dalle richieste degli altri, ma la responsabilità di gestire i bisogni di una comunità coinvolgendola e, soprattutto, ascoltandola. Non è una democrazia delegata ma una democrazia partecipata.

L’amministrazione non ha fatto una bella figura definendo i suoi cittadini in cerca di una soluzione, “quattro amici al bar”, perché questi “sognatori” sono diventati cinquecentosessantacinque persone realiste e concrete che hanno voluto far sentire la loro presenza. La comunità ha risposto al costante tentativo di essere messa a tacere e ha dimostrato che esiste e vuole essere coinvolta. C’è chi dovrebbe imparare a fare autocritica e ascoltare, questa è una grande lezione per chi amministra. Leonardo Da Vinci diceva che saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio, il cervello degli altri.

Luca Colussi
Studi in ambito scientifico, dipartimento di biologia all’università di Padova. Appassionato e curioso di scienza, storia, fotografia, politica, sport e cucina. Dai molteplici interessi, alimentati e approfonditi mediante la frequentazione di corsi in vari ambiti.

1 COMMENT

  1. Questa è l’essenza del saper bene amministrare una comunità.
    Ripeto il concetto espresso in questo articolo:

    “il voto elettivo non da l’autorità per operare indipendentemente dal volere e dalle richieste degli altri, ma la responsabilità di gestire i bisogni di una comunità coinvolgendola e, soprattutto, ascoltandola”

    È proprio questo che sembra mancare all’attuale amministrazione.
    Ed è grave, ancora più grave che non ne sia assolutamente consapevole.

    I cittadini prima o poi ne chiederanno conto

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