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Passata la Giornata della Memoria conviene non perdere memoria di quanto successe in quegli anni terribili, anche nella tranquilla e provinciale Mogliano Veneto. Per la prima volta anche la nostra cittadina entra a far parte del novero delle località che si possono fregiare di aver collocato delle Pietre d’Inciampo, ormai oltre 70.000 in tutta Europa.
Com’è noto si tratta di piccoli blocchi quadrati di pietra (10×10 cm), ricoperti di ottone lucente, posti davanti all’abitazione nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne riportano il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte.
L’iniziativa è stata inaugurata nel 1995 dall’artista berlinese Gunter Demnig (1947) come reazione a ogni forma di oblio, al fine di ricordare tutte le vittime del nazi-fascismo perseguitate per religione, razza, idee politiche od orientamenti sessuali.
Un inciampo emotivo e mentale, dunque, che mantiene viva la memoria delle vittime dell’ideologia nazifascista nei luoghi simbolo della normale vita quotidiana, invitando allo stesso tempo chi passa a riflettere su quanto lì di anormale è accaduto. Per non dimenticare.
E d’ora in poi non dimenticheremo anche i quattro componenti della famiglia Vivante, arrestati a Marocco e deportati ad Auschwitz. La loro storia ci viene raccontata con il consueto rigore storico ma con comprensibile partecipazione da Luciana Ermini e Franco Maccarrone nel loro bel libro Le Ali spezzate (Associazione Mojan 2023) che riguarda il destino della comunità ebraica moglianese.
Il 7 agosto 1944 nella casa di cura di Emo Prosdocimo in via Marignana 15 situata nella villa Flavio-Marcello (che molti anni dopo diventerà Hotel Cormorano, oggi chiuso) i fascisti locali che avevano la fama di essere particolarmente cattivi e le SS arrestano 11 pazienti lì ricoverati.
Sono donne e uomini ultrasettantenni e malati, non costituiscono certamente un pericolo ma poco importa: hanno il terribile “torto” di essere ebrei. Solo due si salvano perché riescono a fuggire in tempo. Particolarmente atroce la sorte dei fratelli veneziani Vivante: Alba, Anna e Costante vengono arrestati subito. Ida potrebbe ancora salvarsi perché è andata a Venezia dalla cognata Gianna ma gli aguzzini lo sanno e attendono il suo ritorno alla stazioncina di Marocco. “Inutilmente – scrivono Ermini e Maccarrone – il casellante Baldassarre Nicola Dolfini cerca di comunicare telefonicamente al collega della vicina Zelarino le fattezze della signora Vivante e, una volta riconosciuta, suggerirle di scendere, impedendole di arrivare a Marocco. Ida sfortunatamente non viene individuata e così prosegue il suo viaggio finendo nelle mani delle SS”.
Così la sua esistenza e quelle dei suoi fratelli finiscono nel buco nero di Auschwitz assieme a milioni di altri innocenti. Martedì 30 gennaio alla presenza del sindaco Davide Bortolato, dell’assessore Giorgio Copparoni e dei ai rappresentanti delle istituzioni locali, con una solenne ma sobria cerimonia sono state posate quattro Pietre d’Inciampo davanti ai cancelli di quella che fu la Casa di Cura Prosdocimo, ultima residenza da persone libere dei fratelli Vivante.
Un gesto importante che allinea la nostra comunità a tutte quelle che vogliono mantenere viva l’attenzione su un periodo tanto drammatico della nostra storia, contro ogni forma di revisionismo o, peggio, di negazionismo. Per spiegare la propria idea Gunter Demnig ha fatto proprio un passo del Talmud: “Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”. Adesso Mogliano allarga il suo presidio della memoria aggiungendo i martiri della Shoah ai caduti della Resistenza: ali spezzate dalla stessa brutale violenza.
Villorba Tv 01 02 2024 – Grazie di questo contributo molto coinvolgente e struggente…