Un appello ad abbandonare la nostra indifferenza verso la sottrazione a noi e ai nostri figli di un bene comune come la “terra” e i suoi servizi ecosistemici. Come? Sottoscrivendo l’appello nel sito regionale di Italia Nostra e Legambiente (compilando il form). Se restiamo  indifferenti diventiamo complici di chi usa il potere e lo mantiene devastando la natura e la campagna veneta.

Italia Nostra, Legambiente e WWF lanciano un appello per un’alleanza per la tutela del suolo del Veneto.
Un quarto della biodiversità del nostro pianeta è contenuto nel suolo: un sottile strato di terra che alimenta il manto della vegetazione terrestre e condiziona la nostra esistenza e quella di ogni essere vivente.
Il suolo è una risorsa tanto preziosa quanto limitata e sostanzialmente non riproducibile perché frutto di un millenario processo dovuto sia ad aspetti chimico-fisici che al lavoro straordinario di miriadi di organismi stanziati al suo interno: un ecosistema vivente la cui sopravvivenza è oggi minacciata sia dalle errate pianificazioni del passato che in aggiunta al consumo diretto di suolo hanno generato una elevata vulnerabilità idrogeologica, sia da sempre più aggressivi progetti di espansione urbana.
Il degrado del suolo comporta sempre sia una perdita della capacità produttiva dei terreni sia un incremento di costi connessi all’incremento dei rischi ambientali. Come riconosciuto dal Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, recentemente approvato: “l’urbanizzazione e l’uso del suolo possono avere un impatto negativo, contribuendo all’aggravarsi dei fenomeni di dissesto.”
Particolarmente negativa e grave è, da questo punto di vista, la situazione nella Regione Veneto, che si è distinta a livello nazionale nell’ultimo decennio sia per la quantità di suolo consumato, sia per il degrado del paesaggio e dell’ambiente dovuti alla distruzione dell’habitat e dei servizi ecosistemici connessi. Un record negativo il Veneto lo registra anche nella cementificazione e compromissione di aree tutelate per il loro valore paesaggistico, storico e culturale.

Drammatici sono i dati aggiornati al 2022 e forniti dall’Ispra  in relazione alla nostra Regione:
– 217.824 ettari consumati, corrispondenti all’11,88% dell’intera superficie territoriale (contro una media nazionale del 7,4%): una percentuale che sale al 19%, se si considera la superficie regionale al netto delle aree classificate di montagna, le acque e le aree soggette a tutela naturalistica di pianura e di collina.
– 448,13 mq il consumo di suolo per abitante, contro una media nazionale di 364 mq/ab.

Ma forse ancor più grave risulta il fatto che negli ultimi anni il consumo di territorio anziché diminuire sia aumentato. Nel 2017 la Regione Veneto, per adeguarsi alle Direttive europee, ha approvato una legge espressamente finalizzata alla riduzione del consumo di suolo. Ebbene i dati del Rapporto ISPRA evidenziano il totale fallimento della legge 14/2017.

Negli anni precedenti l’approvazione della legge il consumo annuale di suolo risultava mediamente di poco superiore ai 500 ettari. Negli anni successivi gli incrementi annuali si sono attestati su valori superiori ai 700 ettari, raggiungendo i 739 ettari nel 2022, tra i più elevati a livello nazionale. Con l’assegnazione delle quote massime di consumo di suolo (comprensiva della riserva regionale) nel Veneto, dal 2017 al 2050 – secondo le disposizioni della Giunta regionale, applicative della legge 14/2017 – si possono consumare mediamente 814 ettari per anno, fino al 2050. Questa è una scelta non solo irresponsabile ma anche di estrema gravità.

Molteplici sono le cause di questo fallimento. In primo luogo l’aver adottato un metodo di calcolo del consumo di suolo del tutto fittizio, difforme da quello utilizzato dall’ISPRA, l’aver fissato dei limiti alle espansioni urbane dei comuni facilmente aggirabili, ma soprattutto l’aver previsto in coda alla legge un lungo elenco di deroghe, che escludono dal conteggio del consumo di suolo i lavori e le opere pubbliche o di interesse pubblico, gli interventi realizzati con le norme dello “Sportello unico per le attività produttive”, gli interventi connessi al comparto agricolo elaborati secondo Piani Aziendali, le attività di cava, i piani d’area e i progetti strategici regionali, oltre agli interventi effettuati nei cosiddetti “ambiti di urbanizzazione consolidata”.

Attualmente è in discussione in Consiglio Regionale il nuovo Testo Unico in materia di governo del territorio. È questa l’occasione per rivedere radicalmente il contenuto delle norme relative al consumo di suolo e definire strumenti di pianificazione che permettano di raggiungere gli obiettivi di ripristino di almeno il 30% degli ecosistemi degradati, nonché la conservazione e protezione di almeno il 20% delle aree terrestri e marittime entro il 2030, come indicato nella Legge sul Ripristino della Natura, in fase di ratifica finale al Parlamento Europeo.

PER QUESTE RAGIONI CHIEDIAMO CHE NEL NUOVO TESTO UNICO IN DISCUSSIONE:

– Il consumo di suolo sia riferito all’effettivo consumo ovvero che il metodo di calcolo sia reso coerente con quello utilizzato a livello nazionale dall’ISPRA, uniformato a quello europeo;
– Venga eliminato il sistema delle deroghe ovvero che venga conteggiato nel calcolo del consumo di suolo qualsiasi intervento operi una sua trasformazione artificiale;
– Venga stabilita la quantità massima di consumo di suolo effettivo ammessa nel territorio regionale, che si ponga un obiettivo immediato che non consenta incrementi annui superiori ai 350 ettari, in vista di azzerare, entro il 2050, il consumo di suolo;
– Vengano finanziate le politiche attive ed i programmi di contrasto al consumo di suolo quali quelle relative alla Rigenerazione urbana sostenibile e alla creazione di Parchi agro-paesaggistici sovracomunali;
– Venga istituito l’Osservatorio della pianificazione territoriale ed urbanistica, come inizialmente previsto dalla legge 11/2004 e mai attivato, per avere un quadro aggiornato e trasparente sullo stato del consumo di suolo e sull’entità del patrimonio dismesso sul quale investire prioritariamente, attraverso anche la pubblicazione dei dati a livello comunale;
– Venga vincolato il riuso del territorio alla rigenerazione ecologica e paesaggistica;
– Venga promossa l’integrazione della biodiversità nelle strategie di pianificazione urbana attraverso l’elaborazione di Piani della Biodiversità Urbana.
SI CHIEDE INFINE UNA COMPLETA RIFORMA DELLA LEGGE REGIONALE n°14 DEL 6/6/2017 “DISPOSIZIONI PER IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI SUOLO” NEL SENSO DELLE OSSERVAZIONI QUI PRESENTATE.

Associazioni promotrici: ITALIA NOSTRA LEGAMBIENTE WWF

Dante Schiavon
Laureato in Pedagogia. Ambientalista. Associato a SEQUS, (Sostenibilità, Equità, Solidarietà), un movimento politico, ecologista, culturale che si propone di superare l’incapacità della “classe partitica” di accettare il senso del “limite” nello sfruttamento delle risorse della terra e ritiene deleterio per il pianeta l’abbraccio mortale del mito della “crescita illimitata” che sta portando con se nuove e crescenti ingiustizie sociali e il superamento dei “confini planetari” per la sopravvivenza della terra. Preoccupato per la perdita irreversibile della risorsa delle risorse, il “suolo”, sede di importanti reazioni “bio-geo-chimiche che rendono possibili “essenziali cicli vitali” per la vita sulla terra, conduce da anni una battaglia solitaria invocando una “lotta ambientalista” che fermi il consumo di suolo in Veneto, la regione con la maggiore superficie di edifici rispetto al numero di abitanti: 147 m2/ab (Ispra 2022),

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