Quando penso ai concetti del titolo mi tornano in mente alcune frasi di Marco Paolini, in un’intervista rilasciata nell’ottobre scorso, in occasione del sessantesimo anniversario della strage del Vajont, dove considera che quel disastro provocato dall’avidità umana non ha insegnato niente.
“La classe dirigente ancora si illude di poter gestire i disastri: prevenirli impone qualità che non possiede”.
E poi: “La politica, a confronto con crisi, conflitti e calamità, mente… I risarcimenti arrivano quando le vittime non ci sono più, la pace viene siglata quando i popoli sono sterminati, la terra si ripara quando è già morta”.
Sono frasi amare, sembrano caricate di pessimismo, ma non possiamo non vedere che esprimono un lucido realismo, se abbandoniamo per un attimo l’anestesia dei vari San Remo oppure delle imprese sportive (che pure ci è necessaria… a partire da me).
Queste considerazioni vengono rinforzate negli ultimi giorni, alla luce delle dichiarazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che annuncia il ritiro del divieto dell’uso dei pesticidi in agricoltura, di fronte alla “emergenza” provocata dalle proteste degli agricoltori scatenati.
E poi l’allarme per “l’emergenza” dell’inquinamento dell’aria, con ordinanze e avvisi ai cittadini sui comportamenti che devono tenere, e con stanziamento di qualche milione di euro predisposto dal ministero dell’Ambiente “con una forte collaborazione con la Regione Veneto”.
Chi si occupa seriamente di prevenzione primaria delle malattie sa che gli allarmi per la compromissione dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo e dei cibi che mangiamo risalgono a innumerevoli anni fa. Nei decenni si sono accumulate le prove scientifiche del fatto che molte malattie, anche tumorali, dipendono dal degrado ambientale.
Questa consapevolezza ha anche fatto cambiare la Costituzione italiana che, fin dalla sua promulgazione nel 1946, conteneva il fondamentale Art. 32 che sancisce “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della società”.
Ebbene, dal 2022 sono state introdotte significative aggiunte all’Art. 9 e all’Art. 41: nel primo è stata introdotta la “tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”, nel secondo si sancisce che l’iniziativa economica è sì libera, ma non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, ma anche (aggiunta) “alla salute e all’ambiente”. Risulta evidente, allora, come la “classe dirigente” italiana, quella che approva la speculazione sulle centrali elettriche a combustibili fossili, sugli inceneritori super-inquinanti, sulla costruzione di sempre nuove autostrade ecc., quella che esulta come suo “merito” l’approvazione europea dei pesticidi cancerogeni, senza avere mai fatto niente per la conversione dell’agricoltura e degli allevamenti intensivi, ebbene questa classe dirigente non solo è incapace di prevenire i disastri, ma agisce anche contro la nostra Costituzione
Bravo Siro
Ottimo intervento