Su suggerimento di Anna incontriamo altri due rappresentanti della comunità di giovani italiani emigrati a Lione. Si tratta di Roberto, arrivato di recente da Catania come operatore volontario di una ONG cattolica, e Victoria, originaria di Vicenza ma con padre statunitense e venuta in Francia per la laurea specialistica in Medicina d’Urgenza. Abbiamo conversato con loro riguardo alla vita sociale della città e alle opportunità che essa offre.
Grazie mille per la vostra disponibilità, innanzitutto. In fondo è pur sempre domenica mattina.
ROBERTO: “Ma figurati, è un piacere. E poi comunque la domenica generalmente vado alla messa delle 09:30, quindi sono venuto direttamente dopo la fine della funzione.”
VICTORIA: (dopo aver guardato Roberto e aver sollevato gli occhi al cielo) “Vai tranquillo, tanto ieri sera sono stata a casa perché mio moroso è ammalato – si fa per dire, ha solo un raffreddore… – quindi alla fine sono andata a letto presto. Per fortuna oggi sono a pranzo con il gruppo degli specializzandi, così almeno recupero un po’di vita sociale perduta (ride)!”
Dunque – Anna ci ha già un po’raccontato di voi, ma la cosa migliore è probabilmente se vi presentate direttamente. Chi vuole cominciare? Prima le signore? Oppure andiamo per ordine alfabetico, è più egualitario…
ROBERTO: “Allora comincio io. Sono arrivato solo da qualche mese, e sono qui soprattutto per compiere un percorso spirituale, per così dire. Dopo la laurea in Filosofia ho sentito il bisogno fortissimo di trovare e sviluppare la mia spiritualità – una cosa che avevo sempre avuto a cuore, ma che in quel momento era diventata una necessità fondamentale. Su suggerimento di un mio prozio Vescovo, mi sono trasferito a Caserta dove ho cominciato a collaborare con questa ONG internazionale che si occupa di aiutare giovani e adolescenti tossicodipendenti. Un’esperienza indescrivibile, per quanto mi ha cambiato e ciò che mi ha dato. Dopo circa due anni mi è stato proposto di venire in Francia a collaborare con i colleghi locali dell’Organizzazione, e ho subito detto sì – sentivo che poteva essere l’evoluzione ideale del mio percorso. E quindi eccomi qui.”
VICTORIA: “Sì in effetti anche io sono una suora… (scoppia a ridere) Ma dai Roby, lo sai che scherzo! Guarda, a me è capitato che tre mesi prima della laurea in Medicina giù a Verona sono stata mollata dal ragazzo con cui ero insieme. Dopo 5 anni di relazione. Non ti dico altro su di lui perché anche solo nominarlo è sprecare fiato. Sta di fatto che a quel punto mi sono detta: o esplodo o cambio tutto. Quindi sono andata dal mio relatore di laurea e l’ho letteralmente pregato di aiutarmi a trovare una possibilità di fare la specialità all’estero. Non mi importava dove, l’importante era andare via. Per miracolo (Roby non ti offendere) aveva delle amicizie nell’Università di Lione dove avevo fatto l’Erasmus e che avevo adorato, e mi ha anche aiutata con le pratiche amministrative, cosa per cui avrà la mia eterna gratitudine. Tutto questo ormai un anno e mezzo fa. Com’era la frase di Roby? “E quindi eccomi qui.”
Come è stato il primo impatto con la società e la cultura francese? Come lo avete vissuto?
ROBERTO: “Ti direi che è stato allo stesso tempo complesso e bellissimo. Complesso perché parlare la lingua è fondamentale, e io l’avevo studiata solo alle Scuole Medie e un po’all’Università. Inoltre, vivere in una cultura diversa da quella italiana mi ha molto colpito, e anche se adesso ci sono più abituato è comunque una differenza che percepisco molto. Allo stesso tempo però il primo impatto è stato stupendo e per me indimenticabile: sentire l’interesse degli altri per il mio essere rappresentante di un’altra cultura, e soprattutto percepire concretamente che il mio lavoro di volontario viene riconosciuto e apprezzato esattamente come in Italia. È stato per me la prova che ciò che lega gli uomini è più forte di ciò che li divide, e anche, se mi permetti, la prova del valore del cammino spirituale che sto compiendo. Adesso probabilmente Victoria si metterà a ridere…”
VICTORIA: “Perché dovrei ridere? Fai del bene a delle persone in difficoltà e questo per me è ammirevole – se poi mentre lo fai reciti una Ave Maria al minuto non mi riguarda. Comunque, devo dire che per me non è stato troppo complesso adattarmi, sia perché avevo già vissuto in Francia sia perché vengo da una famiglia internazionale e sono abituata a contesti multiculturali: ho passato l’infanzia tra il Veneto e l’Alabama, e ti assicuro che lì le differenze sono molto più pesanti che non tra Francia e Italia.”
(seguito e conclusione dell’incontro a seguire)
Grazie per questa intervista multipla…