La pista di bob a Cortina. 500 larici, di cui 200 secolari, stanno per essere abbattuti, e in fretta, per trasmettere al Comitato Olimpico Nazionale una percezione di efficienza: il governatore della regione che accumula primati italiani nella divorazione del suolo e nella tossicità dell’aria, deve dimostrare che la pista può essere realizzata in tempo per i Giochi invernali 2026.
Inutili le proteste di quei gatti spelacchiati di ambientalisti, sindacati, e degli stessi cortinesi amanti della propria montagna. Poveri cristi che non capiscono cosa sia il prestigio: non importa se per una cinquantina d’anni dovremo attendere la ricrescita di 6000 piantine messe a dimora, promesse in compensazione: giusto il tempo stimato dagli esperti per annullare l’equivalente sottrazione di CO2 dall’atmosfera e la perdita del prezioso micelio sotto la superficie. Un bilancio eco-sistemico pesante.
Ma il governatore è uno navigato e sa come sbertucciare, a modo suo, le critiche: snocciola che “ogni anno 100mila ettari di prato diventano bosco in Italia, perché il bosco divora i prati. Far credere che ci sia una deforestazione incombente vuol dire non conoscere i dati”. Di che cosa mai ci lamentiamo? Questo nuovo scempio, gentile governatore, non c’entra con le conseguenze dello spopolamento. Forse vuol suggerirci che nella nostra sfortunata regione occorre incentivare il taglio a tappeto? E se abbiamo sovrabbondanza di foreste, perché si sente comunque in dovere di piantumare altri nuovi alberi?
Il celebre violoncellista Mario Brunello, che a suo tempo era salito per suonare dove il vento di Vaia – 140 all’ora – aveva schiantato gli abeti rossi, è ritornato in questi giorni nel bosco di Cortina. Ora le sue corde fanno vibrare la disperazione delle piante di larice, sacrificate in nome di un puntiglio. Ho appena scritto che a disperarsi sono le piante, volendo strappare ai lettori almeno una lacrima in cambio di un’immagine ingenuamente toccante. La realtà vera è che saranno sempre gli uomini a pagare la devastazione irriverente, in termini di salute e bellezza.
I conti vengono dopo: in primis è questione di stabilire le priorità umane, non fermiamoci sempre e solo a calcolare in termini di soldi. Per quelli che preferiscono definirsi pragmatici, è bene comunque scodellare le cifre: la pista con gli edifici di servizio avrà un prezzo stimato in ca. 124 milioni per la realizzazione. Non basta: si aggiunge un costo di manutenzione di circa un milione e mezzo ogni anno che Dio concederà alla Terra. Al sindaco cortinese Lorenzi non resta altro che mettersi le mani sui capelli. La politica si concede dei lussi sulla groppa e a spese della gente che, infine, dovrà pagarne il conto.
“Gli alberi non possono chiedere pietà e noi non li ascoltiamo, nemmeno adesso che avremmo disperatamente bisogno di loro”, continua a dire il musicista. Proprio a questi alberi caduti dedica Stelutis alpinis: il brano corale friulano narra di stelle alpine che ogni anno ricrescono sui poveri resti degli alpini morti in guerra. Fatte le debite proporzioni, anche i larici saranno dei caduti inutili, come lo furono quei ragazzi massacrati per la cocciutaggine di un generale plenipotenziario a Caporetto.
La regione Veneto ha combinato, in barba ai proclami, vere devastazioni sul territorio, con le deroghe da essa stessa imposte alla propria legge (n.14 del 6 giugno 2017) che avrebbe dovuto rappresentare una difesa contro il consumo di suolo. Del resto il Veneto nelle mani sagge dei leghisti accetta questo sacrificio, in nome di un presunto benessere e accorda a questa classe dirigente una specie di indebito plebiscito. Quando cesserà l’infatuazione?
Abbiamo poche speranze: ha uno stomaco robusto, il Veneto. In fondo è dalle sue radici che è germinato il proverbio “Quel che no sofega, ingrassa” (ciò che non soffoca, ingrassa). E allora adesso è il caso, neppure originale, di ingrassarci con lo spettacolo, per un evento che durerà pochi giorni, dal 6 al 22 febbraio del 2026 e poi fine dei giochi. Di tutti i giochi. Non sarà la pista di bob a determinare il successo e il ritorno economico della manifestazione: Cortina ha molto altro da offrire.
La perdita di credibilità verso un manifestato amore per la montagna è evidente, così come era evidentemente folle proporre (vedi comunicato 2169 del 26 0ttobre 2022) una disposizione, di cui si discute tuttora, per consentire la realizzazione di strutture in alta montagna, definite “stanze panoramiche”; il tutto in deroga all’attuale divieto di costruire sopra i 1.600 metri di altitudine ed anche in aree che in massima parte, per la loro delicatezza ed unicità, sono state sottoposte a tutela. Da quell’altezza in poi in genere sono vietate le stalle, ma potrebbero invece essere autorizzate delle “starlight rooms”, stanze panoramiche per danarosi riposi sotto il firmamento. È proprio il caso di richiamare il poeta Giovanni Pascoli:
San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla.
Forse nel nostro caso il motivo del gran pianto si annida, prosaicamente, tra le delibere di palazzo Ferro-Fini, sede della Regione first d’Italia.
Riflessioni tanto sagge, quanto inascoltate…purtroppo!