Ce l’aveva promesso nei giorni in cui era imbarcato ed eccolo qui seduto davanti a noi. Danny Castiglione protagonista, suo malgrado, di una vicenda famosa. Lui e i suoi compagni di ventura sono stati mitragliati dalla guardia costiera libica mentre operavano un salvataggio nel Canale di Sicilia. Sano e salvo ci racconta qualcosa nelle acque più tranquille della gelateria di Anna, tavolo appartato vicino alla finestra.
Domanda più importante: Danny o Denny?
Sarebbe Danny ma è diventato all’ufficio anagrafe Denny. Moglianese al cento per cento anche se lo ammetto ho vissuto qualche anno a Marcon…
Perdoniamo. Sei stato catapultato nella ribalta nazionale per questa famosa sparatoria. Com’è andata?
Intanto ti dico subito che se non ci fa fosse stata quella mitragliata nessuno ci avrebbe badato. Stavamo gettando ai migranti i salvagenti mettendoli in sicurezza, salvarli questa è la prima regola del mare con chi è in difficoltà. Vale per tutti. Ad un certo punto la motovedetta ha puntato a tutta velocità verso di noi, panico dei migranti, qualcuno si è buttato e qualcuno lo ha fatto dalla stessa motovedetta. Un caos e si sono messi pure a sparare.
Paura?
Beh sì certo, ma i due marinai che avevo a fianco non hanno perso la calma e ti assicuro che la vera paura era di non agguantare tutti nell’acqua. Ancora adesso ho l’atroce dubbio che qualcuno sia stato risucchiato dalle eliche. Non lo sapremo mai.
Non ti facciamo anche noi i complimenti per avere mantenuto i nervi saldi in questo putiferio. Voglio però sottolineare che eri il “capomissione”.
Sì, infatti dovevo stare indietro a dirigere dalla nostra nave ma è successo tutto all’improvviso e anch’io mi sono calato nei gommoni per fare qualcosa.
Già, scusa ma come sei diventato “capomissione”?
Solo per esperienza. Sono stato per molte missioni un soccorritore come gli altri. Se vuoi saperlo guidavo io i gommoni. Ho imparato nella nostra pacifica laguna.
Torniamo a quel pomeriggio.
Eravamo tutti scossi, il nostro capitano, la nostra dottoressa e mai ci saremmo aspettati quello che ci attendeva al porto…
Cioè?
Un provvedimento di sequestro di venti giorni della nostra “Mare Jonio”.
Domanda trappola, da uno a dieci quanto sei incazzato con il governo italiano?
Cento! Hanno ordinato il fermo prima ancora di ascoltarci. Avevano già deciso a Roma! Nessuna richiesta di informazione su possibili vittime, nessuna considerazione delle immagini che abbiamo fornito. Bastava guardare un paio di minuti per smontare la versione dei libici. Niente. E poi più di tutto la dichiarazione del ministro Piantedosi, secondo lui, una nave privata (la nostra) ha messo a repentaglio la vita delle persone. Ma hai capito che roba: erano i nostri salvagenti ad essere pericolosi non i mitra degli altri!
Dai venti giorni e poi riprendete.
No, purtroppo non funziona così. Il decreto Piantedosi ha un risvolto terribile, se il nostro ricorso non verrà accolto (il 23 Aprile a proposito) al prossimo sequestro il fermo raddoppia e al terzo c’è la confisca e quindi fine della storia.
Auguri. Ma cambiamo zona e…
No, solo una cosa, volevo dirti che forse pochi hanno notato un particolare. Anche la tipologia dei natanti cambia a seconda della disperazione di chi arriva. Scassate e insicure le imbarcazioni degli africani, dei gambiani, dei camerunesi, dei sudanesi, un po’ meglio quelle dei siriani, dei pakistani. E ti dico un’ultima cosa. La rotta mediterranea è tragica ma quella che porta alle Canarie, quella atlantica sarà molto peggio. Là non li ritroveremo neanche.
Ti porto via. Ti trascino per i capelli, battuta scontata, in un’altra situazione dove ti stai impegnando parecchio. Andiamo alla porta della rotta balcanica: Trieste.
Grazie per le due opportunità, una per i miei pochi capelli e l’altra per ringraziare i moglianesi.
In che senso?
Non è la prima volta che con l’associazione “Officina31021” portiamo dei pacchi spesa a Trieste. Aiutiamo quelli che arrivano e si accampano nei Silos vicino alla stazione. Sono in condizioni inumane, tra topi e sporcizia, alcuni sono proprio ragazzini. Quasi tutti pakistani o afghani. Lasciamo perdere, hai visto la trasmissione di Pif?
Dicevi dei pacchi.
Ah, sì. Pensa che Mogliano è stata la più generosa in Italia. Siamo riusciti a raccogliere 150 pacchi, più di Padova. Devo ringraziare la Caritas, Gas-mania, l’ANPI, SOMS, Amici del parco, Quartiere Est e i boy-scout. Moglianesi meravigliosi. E poi naturalmente la mia amata “Officina31021”.
Adesso ci arriviamo. Abbiamo una bella foto di voi in piazza a Trieste. Ora però ci sveli tutto sull’associazione Officina31021.
È un gruppo molto legato. Giovani che si sono trovati, che si sono dati da fare dal 2017. Dai 17 ai 35 anni, io ormai sono un vecchietto. Saremo un centinaio e una buona metà attiva nelle varie iniziative. Adesso ci daremo da fare per il 25 Aprile e il 1° maggio e poi abbiamo il Festival quest’estate.
Ma non dovevate smettere l’anno scorso?
Avevamo deciso che il ventesimo Festival era l’ultimo. E infatti adesso stiamo organizzando il ventunesimo…
Fermo là, di questo ci occupiamo con un paio di articoli più in là. Una domanda mia, quasi personale, il mitico leader delle tute bianche, Casarini, conserva ancora un terribile accento mestrino?
Ah ah è vero. Ogni volta che trova un veneto come me lo risfodera, con la sua rotonda erre di terraferma. È una bravissima persona, modesta, è quasi costretto certe volte a esporsi in prima fila con i giornalisti che lo conoscono e lo chiamano. Siamo stati ricevuti insieme due volte dal Papa se non lo sai.
Due volte?
Francesco riesce a metterti a tuo agio con la sua spontaneità, ha un grande rispetto per tutte le posizioni. E ci ha pure incoraggiato.
Altra mia curiosità. Tu sei stato dappertutto dove ci sono rogne nel mondo. Sei stato anche in Siria, hai conosciuto l’idolo di mia figlia, il fumettaro Zerocalcare?
Fumettaro… certo! Un altro tipo che è il contrario dell’apparire. Disegnerà il nostro manifesto del Festival.
E ce lo farai intervistare?
Certo, solo se scrivi bene questa. Ho dei dubbi.
Grande Danny!
Bravo anche Hotel!