Se l’uomo esclude il suolo(la terra) dalla propria visione del mondo è come se recitasse un ruolo in un film secondo una sceneggiatura in cui non è prevista nessuna ambientazione. Ma cos’è l’ambiente se escludiamo il suolo (la terra) dalla nostra visione del mondo e la sua dimensione di “spazio vitale”, quale fattore primario perché possano svolgersi importanti reazioni bio geo-chimiche tra terra, acqua, aria, essenziali per la vita biologica di uomini, piante e animali. La stessa parola “spaziare”, che solitamente abbiniamo a considerazioni paesaggistiche, mutua, secondo me, anche un significato ecologico racchiuso proprio nella sua radice etimologica.
Questo spazio vitale l’uomo lo sta ignorando, inquinando, consumando, sprecando ed è come un attore che recita un copione di una sceneggiatura senza ambientazione.
Un grave “vuoto cognitivo” visto e considerato che “il suolo è il più importante regolatore climatico dopo gli oceani”(Paolo Pileri). Questo vuoto cognitivo lo possiamo percepire analizzando alcune situazioni, fra le molte, in cui l’essenzialità del “binomio suolo-spazio vitale” non viene percepita. Ambientalisti, animalisti, politici, giornalisti, cittadini-elettori, qualunquisti, in tali situazioni (transizione energetica, grandi carnivori, decrescita demografica), ciascuno nel proprio ruolo, recita un copione da protagonista di una sceneggiatura senza sfondo, senza ambientazione, senza la dimensione fisica e ontologica dello spazio.
Transizione energetica. Si continuano a progettare impianti eolici in luoghi bellissimi, dal prezioso valore ecosistemico e paesaggistico e a progettare impianti fotovoltaici su suolo agricolo in un paese in cui la “superficie agricola utilizzabile” si è costantemente ridotta. Secondo la Coldiretti di Rovigo in 25 anni il Veneto ha perduto il 28% di terra coltivabile. E tutto ciò accade nonostante nel nostro paese, proprio grazie ad una cementificazione selvaggia, le superfici totali degli edifici ricavabili dalla carta del suolo siano pari a 3481 kmq (rapporto Ispra 2021) e utilizzando parti di tali superfici si potrebbero produrre tra 59 e 77 GW, sufficienti a coprire l’aumento di energia rinnovabile previsto dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) al 2030. E gli attori di questa sceneggiatura, senza ambientazione, scaduta a folle e isterica “sceneggiata energetica”, continuano imperterriti ad abus are del termine “resilienza” contenuto nella sigla PNRR.
Grandi carnivori. Non credo che al momento della reintroduzione/ripopolamento dei grandi carnivori nelle nostre montagne e nei nostri boschi sia stata fatta alcuna considerazione e alcuna valutazione sulla presenza/esistenza di habitat ed areali di adeguate estensioni (spazio), idonei per disponibilità di cibo (andrebbe abolita la caccia), non frammentati “dall’antropizzazione turistica e residenziale” (consumo di suolo, consumo di suolo in aree protette, infrastrutture, strade, strutture ricettive in alta quota, impianti, piste per lo sci, ecc.), “dall’antropizzazione produttiva primaria” (pascoli, agricoltura di montagna, alpeggio e transumanza, strade forestali, attività selvicolturali con tagli massivi nei boschi e scomparsa del sottobosco, ecc.), dagli effetti dei cambiamenti climatici (siccità, incendi, Vaia e venti a 120 km/h, ecc.): una sommatoria di situazioni che restringono lo “spazio vitale” necessario alla fauna selvatica e al mantenimento della loro “diffidenza” verso l’uomo.
Decrescita demografica. La sceneggiatura senza ambientazione tocca il suo apice di spettacolarità con gli attori della “rendita fondiaria” (amministratori pubblici, immobiliaristi, speculatori immobiliari) impegnati a cementificare suolo agricolo per nuove abitazioni nonostante ci siano sul territorio nazionale 10 milioni di abitazioni non utilizzate, pari al 29,73% del totale (Istat 2019). La trama del film, a volte cambia, si tinge di green, con la farsa della rigenerazione urbana, anche quella, attuata con consumo di suolo e solo in aree appetite dalla rendita fondiaria. Nuovi edifici residenziali nonostante una proiezione demografica fino al 2040 (rapporto tra decessi, invecchiamento della popolazione e nuove nascite), condotta dalla Fondazione Nord Est, il Nord Italia vedrà una riduzione di oltre 2,3 milioni di abitanti. E gli attori di tale sceneggiatura continuano, imperterriti, i loro sporchi affari, invisibili ai più, come il suolo fosse una risorsa rinnovabile.
Queste sono solo alcune delle situazioni dove gli attori sono protagonisti di una trama e di una sceneggiatura di un film che prescinde dall’ambiente, dal “suolo-spazio”, come fosse indefinito, infinito, un “res nullius”, una cosa di nessuno. Nell’operare questa ignorante o furbesca elusione violentano la natura di “bene comune” del suolo.
Quos vult Iupiter perdere dementat prius