Continua il nostro viaggio nel color marron topo dello Zero. Abbiamo già parlato del rinsecchimento delle risorgive, non più uniche ed irripetibili filtri per un’acqua pulita e limpida.

Perché è successo questo? Sarà rimediabile? Abbiamo cercato una risposta andando ad ascoltare un super esperto, con un nome peraltro giusto: Giustino Mezzalira. Laureato in scienze forestali, ha lavorato per una vita con Veneto Agricoltura e adesso si occupa direttamente di progetti europei tesi proprio a bilanciare l’interramento delle nostre sorgenti di pianura e lo svuotamento delle falde sotterranee.

La conferenza era organizzata a Treviso da Slow Food e Laudato Sì, il diavolo e l’acqua Santa, e scopro che Giustino si è ispirato ad un libro di Schneider “La strategia della Genesi” dove si invita a “accumulare l’acqua nei momenti di abbondanza, trattenerla, infiltrare, predisporre nei momenti in cui sarà scarsa”.

Un’idea semplice. Mentre scrivo dalla finestra guardo l’ennesimo “scravasso” e leggo di inondazioni. Di questa (troppa) acqua non rimarrà quasi niente e tutto scivolerà verso il mare. Sono riuscito quel pomeriggio invece a trattenere lui per qualche minuto dopo la conferenza per un’intervista volante ma non volatile.

Le risorgive…

Beh, lo sai che quando sono in Europa strabuzzano gli occhi? Ma cosa sono queste risorgive? Tutti sanno della sorgente nei monti e noi invece abbiamo le sorgenti in pianura! Siamo gli unici in Europa.

E quindi finanziamenti?

Certo, i nostri progetti sono stati subito accolti e finanziati. Siamo una specie di rarità da conservare.

Noi in veneto invece…

Beh, lo sai i veneti di acqua ne hanno sempre avuta troppa. La mentalità era quella di “difendersi dell’acqua” e adesso invece dobbiamo “difendere l’acqua”.  Un bel salto. Prima ci siamo difesi con gli argini, con le rettifiche, con le bonifiche e ora dobbiamo trattenerla. Uso uno slogan “Coltivare l’acqua”.

Questa ce la devi spiegare.

Allora, ricordi la siccità dell’anno scorso? Tutti ci siamo accorti improvvisamente che l’acqua non bastava, che quella che da sempre avevamo era insufficiente. Le risorse sotterranee, le falde, si erano abbassate.

Comunque, quest’anno piove alla grande.

Sì, certo ma chi la trattiene? Scivola via, scorre. Se non invertiamo la tendenza la siccità ritornerà, oppure ci saranno le alluvioni superficiali che sono il suo rovesciamento.

E allora cosa facciamo? Laghi, laghetti, dighe, sbarramenti?

Una cosa alla volta. Laghetti? Sì certo, piccoli come vicino a casa mia. A Giavenale un laghetto è nato dalla collaborazione di tre aziende agricole confinanti. Minuscolo, bello, vissuto e che comunque li ha salvati dalla carenza d’acqua nel 2022.

E dighe? Belle, grandi, imponenti?

No, per l’amor del cielo, si parla della diga di Vanoi, è la nuova brutta idea. Costi altissimi a carico della comunità. Noi invece abbiamo un’altra proposta.

Ah, già prima parlavi di “Coltivare l’acqua”.

Ti piace lo slogan? Far crescere le nostre riserve d’acqua, non rassegnarci. Ti do un’altra frase ad effetto “Ricaricare artificialmente le falde”, continuo?

No, fermati stavolta devi spiegarci.

Ti racconto la storia di Marino, un mio vicino che ha un’idea anti-intuitiva. Invece di far scorrere via l’acqua, la canalizza e la fa infiltrare in un suo boschetto. Un ettaro o poco più. E sai quanta acqua riesce a farci stare? Un milione di metri cubi. Immagina un vascone alto e largo cento metri. Un’enormità. Pensa solo se altri cento contadini come lui facessero la stessa cosa! Avremmo risolto tutti i problemi di riserva idrica senza buttare via milionate di euro per una diga. Se ognuno di noi fa la propria parte possiamo accumulare ed infiltrare milioni di metri cubi di acqua preziosa.

Adesso capisco, ricaricare in quel senso.

Eh, sì. Riempiamo, coltiviamo, ricarichiamo l’acqua del nostro sottosuolo. Se vuoi il termine tecnico si chiamano AFI. Aree forestali di infiltrazione. Ti dirò che il Pubblico, lo Stato o la Regione, deve pagare questi “Marino”, deve dargli tanti soldi quanto guadagnerebbero per un ettaro di prosecco… faccio l’esempio più ovvio per voi trevigiani.

Ti pareva, ne riparliamo. Comunque, tu hai lavorato per “Veneto Agricoltura”, sei laureato in scienze forestali e collabori con i progetti europei per…

Ti faccio un esempio il progetto Life Beware che abbiamo realizzato per attuare una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici nelle aree urbane e rurali, attraverso la diffusione di misure di ritenzione naturale delle acque e con il coinvolgimento attivo delle comunità locali. Ti sto annoiando? Allora senti questa, pronuncia alla veneta il nostro progetto: “Life beware”. Da un’esortazione alla sostenibilità in una nostra osteria diventerebbe “Li fé bevare”. Scherzo e non riguarderebbe solo l’acqua!

Umorismo vicentino?

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

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