L’escalation nella delegittimazione dell’antifascismo di questa destra di lotta (molta) e di governo (così così) ormai non conosce limiti e quanto è successo il 3 giugno durante il consiglio comunale di Marcon è un chiaro esempio del preoccupante livello raggiunto di questi tempi. Riassumiamo in breve.
Si stava discutendo di un accordo pubblico-privato per la riqualificazione e la bonifica dell’ex area Laval e la consigliera del Partito Democratico Margherita Lachin rispondeva alla (bonaria?) provocazione del sindaco Matteo Romanello (FdI) sul fatto che lei non apprezzasse la proprietà privata, forse perché ispirata dal collettivismo sovietico come tutti quelli di sinistra.
“Io riconosco la proprietà privata, perché è riconosciuta nella nostra costituzione antifascista” ha risposto l’impavida Margherita. È bastata questa parola magica per scatenare parecchia agitazione soprattutto dai banchi di Fratelli d’Italia da dove è partito un sonoro “vaffa…” da parte del consigliere di maggioranza Stefano Franceschetto, reazione signorile che la dice lunga sul concetto di dialettica politica da quelle parti. Un atteggiamento peraltro incoraggiato a livello nazionale sia da molti esponenti della maggioranza sia da una certa stampa che finalmente può sfogare apertamente quanto è andata covando e borbottando nei lunghi anni di opposizione al liberticida governo delle sinistre (finanziate da Soros e dalle multinazionali secondo l’acuta analisi del noto economista trumpiano Matteo Salvini).
Ma torniamo a Marcon. L’incauto Franceschetto (omen nomen) è stato ripreso dal presidente del consiglio municipale, Thomas De Rossi che però subito dopo non ha resistito alla tentazione di dare una sorta di lezione etica all’esponente Dem: “L’antifascismo c’entra abbastanza poco, la invito a continuare con i dovuti modi”. Come dire: signorina, per favore, ci lasci lavorare! Ma la perla finale di questa mini-tragicommedia è stata quando lo stesso De Rossi, tanto per essere sicuri, ha chiesto alla Lachin se per caso avesse dato del fascista a qualcuno, cosa peraltro mai avvenuta. Saremo degli inguaribili maliziosi ma ci vien da pensare che il presidente, nella bagarre del momento, abbia sbagliato parola e la sua intenzione fosse quella di accertarsi invece che la sventurata non avesse dato dell’antifascista a qualcuno, questa sì offesa gravissima.
“O tempora o mores” direbbe Cicerone.
Tutta la nostra solidarietà a Margherita e a Marcon.
Grazie.. ci rincuorano articoli così chiari e circostanziati che meriterebbero ulteriore diffusione.
Ero presente e confermo tutto.
W l’Italia e l’Europa antifascista e democratica.
Eccellente ricostruzione!