Questo il tema dell’ultimo degli otto incontri promossi dal Gruppo Ricerca Storica Astori “Don Giuseppe Polo” “Al secondo giovedì del mese”, che ha avuto luogo il 09 maggio scorso.

Perché dedicare una serata al teatro ebraico?

Perché a differenza del teatro greco, nato nel VI° secolo a.C. come forma di satira, il teatro ebraico nasce nel II° secolo a.C. come strumento di studio, ricerca, ed interpretazione delle Sacre Scritture.

Sacre scritture che vengono considerate un lungo soggetto teatrale al quale ispirarsi per la drammatizzazione, e messa in scena di storie, come ad esempio l’Ester.

Opera  rappresentata nel corso dei secoli, sia da autori ebrei, che cristiani.

In un viaggio a ritroso nel Tempo e nella Storia, si è partiti da Venezia, per poi giungere a Mantova, ed infine arrivare ad Alessandria d’Egitto.

In una Venezia flagellata dalla Peste del 1631[1], Benedetto Luzzato, futuro rabbino a Padova negli anni Sessanta, spinto dal suo Maestro Leon Modena Presidente dell’Assemblea dei rabbini veneziani, pubblica la favola pastorale “L’Amor Possente”.

Filone letterario, quello delle favole pastorali, inaugurato nel 1580 da Torquato Tasso, con la pubblicazione dell’Aminta, e giunto in ghetto proprio grazie al Modena.

Leon Modena fu influenzato dalle opere di Giuda Leon de Sommi (1527-1596), per anni alla corte dei Gonzaga, autore dei volumi “Commedia del fidanzamento”, e “Quattro dialoghi in materia di rappresentazioni sceniche”.

La “Commedia del fidanzamento” è considerato il primo dramma scritto interamente in aramaico, e attraverso il quale l’autore propone di “ideare” una lingua comune a tutta la popolazione ebraica.

“Quattro dialoghi in materia di rappresentazione sceniche”, è invece un sunto di quali fossero i quattro elementi cardine per una perfetta messa in scena di un’opera teatrale, e cioè: dizione, trucco e abbigliamento, scenografia, e illuminazione.

Se Giuda Leon de Sommi è considerato l’uomo che ha rivoluzionato il teatro ebraico ed il fondatore delle prime compagnie teatrali, il primo autore ebreo a scrivere un dramma ispirato alle Sacre Scritture, è Ezechiele detto “il tragico”.

Appartenente alla corrente letteraria giudaico-ellenistica, sviluppatasi ad Alessandria d’Egitto, tra il III° secolo a.C. ed il I° d.C, allo scopo di esaltare e divulgare la cultura ebraica nei paesi di lingua greca,  Ezechiele, vissuto nel II° secolo, scrive il suo dramma proprio in greco.

Sulla storia del teatro ebraico, segnalo per chi voglia approfondire l’argomento, l’interessante lavoro di Raffaele Esposito “La nascita del teatro ebraico. Persone, testi e spettacoli dai primi esperimenti al 1948” (2017, Accademia University Press editore, pag. 272).


[1]I morti a Venezia furono il 40% della popolazione, mentre nel solo ghetto ebraico ammontarono ad 1/10 della comunità.

Antonio Fabris
Ho quarantanove anni, da venticinque, dipendente della Confcommercio di Treviso. Vivo da sempre a Mogliano Veneto, e sono un appassionato di Storia locale. Fan di Giovannino Guareschi, lettore di libri sul Veneto, e sulla mia città, frequento, e collaboro, con il Gruppo Ricerca Storica Astori "Don Giuseppe Polo". Da un paio di anni a questa parte, mi sono appassionato anche alla storia del ghetto di Venezia, in particolare della letteratura ebraica (1558-1663), e dall'anno scorso, di storia dell'ex Jugoslavia. Ultimamente, o iniziato ad avvicinarmi alla storia dell'Albania, e mi piace il teatro d'improvvisazione.

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